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L’agricoltura diventa “Smart” – Intervista all’ingegnere Francesco Cariello

L’agricoltura diventa “Smart” – Intervista all’ingegnere Francesco Cariello

Branded content a cura di Valdichiana Media e Università Telematica Pegaso – Sede di Montepulciano


L’agricoltura 4.0 (smart o digital) è la nuova frontiera dell’agricoltura che impiega sul campo tecnologie ed internet per la condivisione di dati e di informazioni non solo tra macchine, ma anche fra operatori diversi della filiera.

Ma andiamo sul pratico. Quando parliamo di agricoltura 4.0 parliamo di sensori posizionati a bordo delle macchine agricole, ma anche droni capaci di monitorare in tempo reale i campi da coltivare o, ancora, etichette “Smart” per migliorare la tracciabilita dei prodotti. Sono queste le tecnologie capaci di generare e mettere in rete un grande numero di dati, tecnologie che stanno segnando una nuova frontiera dopo quella avviata negli anni ‘90 con l’agricoltura di precisione.

L’agricoltura 4.0 in Italia vale 100 milioni di euro ma la diffusione di soluzioni ‘smart agrifood’ è ancora limitata e oggi meno dell’1% della superficie coltivata complessiva è gestito con questi sistemi. Molte piccole e medie imprese italiane si stanno attivando nella trasformazione digitale dell’agroalimentare, ma una forte spinta innovativa proviene dalle nuove imprese: dal 2011 a oggi sono nate 481 startup internazionali, di cui 60 italiane (pari al 12%0). E’ quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio ‘Smart AgriFood‘ della School of Management del Politecnico di Milano e del laboratorio Rise dell’Università di Brescia.

I benefici che può portare questa nuova tecnologia vanno dall’analisi incrociata di fattori ambientali, climatici e colturali che consentono di stabilire il fabbisogno irriguo e nutritivo delle coltivazioni, prevenire patologie, identificare infestanti prima che proliferino; di conseguenza è possibile intervenire in modo mirato, risparmiando risorse materiali e temporali ed effettuando interventi più efficaci, che incidono positivamente sulla qualità del prodotto finito.

Il beneficio è quindi sia qualitativo sia quantitativo: si pensi, da un lato, ad aziende agricole che hanno ottenuto un risparmio sugli input produttivi del 30% con il 20% di produzione in più, e dall’altro, ad aziende che hanno ottenuto prodotti di maggiore qualità senza alcun residuo di sostanze chimiche. Inoltre grazie a tali tecnologie è infatti possibile stabilire il momento più opportuno per la raccolta e gestirla, se necessario, in più fasi, in modo da cogliere il prodotto nel momento più indicato a seconda dell’utilizzo che ne verrà fatto lungo la filiera. Ed è proprio sfruttando tali dati lungo la filiera che si coglie il maggior valore dell’Agricoltura 4.0: è possibile tracciare e certificare prodotti dal campo fino all’industria di trasformazione, costituire filiere corte, ottenere prodotti di massima qualità e creare efficienza non solo nei processi produttivi, ma anche in quelli di scambio merci e informazioni tra i vari attori della value chain.

Per capire meglio quali saranno gli scenari che si apriranno con l’introduzione più massiccia dell’agricoltura 4.0, abbiamo intervistato Francesco Cariello, pugliese, ingegnere gestionale con esperienza in manutenzione ed assistenza tecnica su prodotti ad alta tecnologia nel settore Oil&Gas e che ha preso parte alla tavola rotonda “VINUM NOSTRUM: VITICOLTURA 4.0“ organizzata nell’ambito dell’anteprima del Vino Nobile di Montepulciano all’enoliteca del consorzio del Vino Nobile.

 

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