Torniamo per un po’ a parlare di musica, rialziamo quindi il sipario su Momenti Musicali. In questi giorni, mi stavo arrovellando su cosa scrivere di interessante a livello musicale.
Di parlare di Sanremo a Marzo, a Festival oramai rimesso nella sua stantia scatola di cartone, mi sembrava fuori luogo – per quanto potesse essere interessante approfondire la conoscenza della vincitrice, la simpaticissima e talentuosa Arisa, autrice di un buon album di qualità… Ma qualcuno mi ha letteralmente folgorato e paralizzato. Una notizia che per me, cresciuta a pane e Tori Amos, Alanis Morissette, Suzanne Vega, e tantissime altre cantautrici, vale tanto quanto un’utopia che diventa realtà: il ritorno di Kate Bush sulle scene, per quanto fosse ancora attiva da un punto di vista di album in studio.
Come disse un mio amico: “Siamo tutti figli e nipoti di Kate Bush”, nel senso che se esistono cantautrici come Tori Amos, Cyndi Lauper, e chi ne ha più ne metta, è merito proprio suo, merito dei suoi meravigliosi album quali “The Kick Inside”, “Never For Ever”, “Hounds Of Love”. Ne sono sempre stata convinta, senza “Wuthering Heights” (composta quando lei era un’adolescente), canzoni come “Babooshka”, “Violin”, “Cloudbusting”, “Running Up That Hill”, la scena musicale sarebbe stata più vuota… E più dura da affrontare, per una donna. Lei è quella che ha dato il colpo che ha aperto la porta e la strada alle generazioni successive di cantautrici, in tutti i sensi: musicalmente e da un punto di vista di immagine, di estetica (credo che il video di “Babooshka” mi rimarrà sempre impresso in mente). Con una voce più unica che rara, con il suo modo di scrivere canzoni originale e peculiare, Kate Bush non ha mai amato troppo i palcoscenici, le luci della ribalta su di sé, i concerti e soprattutto i tour, tanto non è vero che la sua unica e ultima apparizione pubblica come performer risale al 1979. E 35 anni dopo, all’improvviso, Kate Bush spezza il silenzio e annuncia, in maniera semplicissima sul suo sito, il suo ritorno in scena, per una serie di concerti che avranno luogo tra Agosto e Settembre all’Hammersmith Apollo di Londra.
Su questi concerti c’è ancora molto mistero: si sa solo che il titolo dello spettacolo è “Before The Dawn”. Ma altro non si sa – se ci sarà anche materiale nuovo, se sarà totalmente slegato dai suoi dischi. Non si sa niente di niente. Non sono stati annunciati ospiti o la line up live. E questo mistero è affascinante, perché Kate Bush è sempre stata imprevedibile e sorprendente, sin dagli inizi, fino al suo ultimo disco, “50 Words For Snow”, un disco difficile e molto introspettivo, non tanto adatto a tutte le stagioni, risultando invece molto apprezzabile in inverno. Pochi possono permettersi di tornare così in scena, in maniera discreta, dopo anni passati lontano dai riflettori, ed essere in grado scatenare ancora un tuffo al cuore come i primi tempi. Come se lei fosse sempre stata sul palco, avesse girato il mondo… Eppure a volte, non occorrono tour estenuanti, non sono necessari dischi fatti seguendo il modello “catena di montaggio” ogni due anni, non occorre essere presenti ovunque ed essere invasivi nei social network, per colpire il cuore degli ascoltatori in maniera così forte e profonda. Ti aspettiamo, Kate, bentornata!