Nel corso dei miei articoli presenterò una panoramica di fatti e avvenimenti presi da differenti parti del mondo. Ciò che vi proporrò sarà una raccolta di questioni antropologiche che tratteranno della contrapposizione tra il concetto di modernità e quello di tradizione: questi sono due elementi che, venendo a contatto, producono un cambiamento sociale. Attraverso una rassegna stampa di fatti reali, raccolti da tutto il mondo, mostrerò come quello che sembra un apparente ossimoro racchiuda invece un complesso processo di trasformazione culturale.
Il cambiamento culturale interessa ogni società del mondo da sempre: è una condizione naturale dell’essere umano, in quanto appartenente a un gruppo sociale determinato. Le società umane cambiano continuamente, in modo variabile, in ogni aspetto della loro cultura, come per esempio a livello di norme, credenze, valori, costumi, pratiche.
I gruppi sociali vivono continui cambiamenti a cui devono adattarsi proprio in virtù del fatto che i gruppi umani sono dinamici per definizione. Sono soggetti a forme di cambiamento soprattutto nel mondo contemporaneo a causa della globalizzazione, che influenza ogni aspetto della vita di un essere umano: infatti le società, ormai, sono in continuo contatto tra loro.
Che il cambiamento sociale sia spontaneo, indotto o pianificato, esso rimane una realtà dinamica che agisce all’interno del mondo sociale contemporaneo. I popoli entrano in contatto tra loro, il mondo è globalizzato e tutto si trasforma. Esso stimola negli attori sociali adattamento, promuove e forma la diversità culturale propria dell’incontro tra culture diverse.
Prendiamo ad esempio le migrazioni. Sono la forma primordiale di cambiamento sociale, poiché da sempre fanno parte del genere umano. Noi siamo un popolo di migranti. Ci mescoliamo, ci spostiamo, creiamo nuovi mondi in posti differenti da quello in cui siamo nati.
Migrare è una condizione naturale dell’essere umano. Amartya Sen ha elaborato un’interessante analisi sulle motivazioni che spingono l’essere umano alla migrazione: in funzione del luogo in cui si nasce la possibilità di vita differisce. Quindi le persone cercano la migliore possibilità di vita che il mondo possa offrire loro. Per un approfondimento dell’argomento rimando al libro di Sen, La democrazia degli altri.
Il risultato di questa mobilità è una pluralità di culture in una società, ed è ciò che porta alla creazione della diversità culturale. Una diversità culturale che porta differenze sia all’interno che all’esterno dei grandi Stati politici. Senza contare che anche le differenze tra i continenti stessi nascono dalla minore o dalla maggiore possibilità di spostamento sia degli individui e dei gruppi umani, sia nel campo della tecnologia e delle idee: i popoli importano dall’esterno molto di più di quanto inventino. La possibilità di diffusione e circolazione di queste idee migranti in una determinata area ha un grosso peso nella storia delle società che vi abitano. Nel lungo periodo esse tendono a condividere le innovazioni. Un tema che affronta esaustivamente Jared Diamond in Armi, acciaio e malattie.
Si ritorna sempre all’idea che il cambiamento sia un processo inevitabile, implicito nella storia degli esseri umani e dei gruppi sociali a cui appartengono: la spinta alla migrazione (che sia di gruppi umani, di individui oppure di idee e tecnologie) è la caratteristica primordiale che porta l’uomo a generare nuove idee e nuove forme di adattamento.
Il cambiamento si traduce sempre nella ridefinizione degli elementi chiave appartenenti alla propria società: soprattutto nei contesti rurali, come ad esempio quelli africani, la modernità è il mezzo attraverso il quale la tradizione viene rivisitata e trasformata: riti, concezioni, credenze vengono plasmati per adattarsi alle nuove dinamiche sociali e culturali introdotte dalla modernità.
Nel corso dei miei articoli analizzerò nel dettaglio questa contrapposizione tra modernità e tradizione, riportando notizie e fatti da ogni angolo del mondo.
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