“Sei di…se” è il tormentone che da qualche mese sta spopolando su facebook e, come tutti ormai sanno, consiste nell’apertura o nell’iscrizionea gruppi, presenti sul più grande social network mondiale, per condividere ricordi relativi alla propria città, paese, quartiere o frazione, diciamo una specie di fenomeno mediatico dove la nostalgia e il senso di appartenenza fanno da padroni.
Tra tutti questi gruppi, ce ne uno in particolare che ha incuriosito la nostra redazione ed è quello di Montepulciano, “Sei Poliziano se…”, che dal condividere foto, immagini e aneddoti sono passati alla raccolta di offerte per costruire una lapide per un personaggio, scomparso nel 2004, di Montepulciano, ma che è rimasto nei cuori di tutti i poliziani, lui è Dindino e la raccolta fondi di cui vi andremo a raccontare è “Un soldino per Dindino”.
Ma chi era Dindino? Per saperlo abbiamo contattato l’ideatrice dell’iniziativa, la signora Giovanna Giani che ci ha raccontato di lui e di come è nata questa bella iniziativa.
“Dindino era una persona mite e solitaria, riservata e silenziosa. – ci racconta Giovanna – Era conosciuto un po’ da tutti a Montepulciano, paese dove era nato il 21 maggio del 1930 e dove aveva frequentato la prima classe della scuola elementare. Dindino era un gran lavoratore, aveva lavorato a lungo per Dino ed Enzo Tiradritti, caricando e scaricando casse piene di legna e carbone, talvolta arrotondava aiutando le famiglie che dovevano effettuare traslochi.
Abitava in via dell’Opio nel Corso, ed in seguito in via Fiorenzuola, di fronte al Palazzo Vescovile: proprio il Vescovo gli aveva dato quell’abitazione nella quale ha continuato a vivere anche dopo la morte della madre e dove non faceva entrare nessuno, forse per l’estrema riservatezza che lo contraddistingueva. I pasti che la famiglia Tiradritti talvolta gli preparava li accettava con piacere, ma li consumava in casa sua nell’abituale solitudine.
Anche l’Istituto Antoniano alleviava la fatica delle sue giornate offrendo un piatto di minestra a lui e, finchè era in vita, alla sua mamma Dinda, dalla quale aveva ereditato il nomignolo con il quale era conosciuto da tutti. Dindino non sapeva leggere, ma nei momenti in cui non lavorava si poteva trovare appoggiato a qualche muretto con il suo bastone, lo sguardo basso e l’inseparabile giornale in mano. Nel suo sguardo sfuggente un’infinita umiltà e dignità.
Intorno al 1984, poco dopo aver smesso di lavorare, fu ricoverato in ospedale a Chianciano. Negli ultimi periodi della sua vita erano gli assistenti domiciliari a provvedere alle sue esigenze fondamentali. Dindino, che in realtà si chiamava Umberto Quinti, è morto il 14 settembre 2004 nella casa di riposo Cocconi- Bernabei”.
L’idea di regalare una lapide a Dindino è nata proprio dai ricordi e dai vari commenti dei poliziani che corrono su facebook, in particolare sul gruppo “Sei poliziano se…”.
“Dai vari commenti siamo venuti a conoscenza del fatto che la sua tomba, nel cimitero di S. Chiara, fosse priva di una lapide e che al suo posto c’è solo una vecchia croce di legno, già rovinata. – ci spiega Giovanna – Da qui l’idea di passare dalle chiacchiere ai fatti!. E così sono state predisposte 6 cassettine per la raccolta delle offerte, una delle quali realizzata interamente a mano dal laboratorio Stranarte, uno degli attuali cinque amministratori del gruppo. La cassettina raffigura i vecchi mattoni del centro storico di Montepulciano e proprio in essi è racchiuso il messaggio: un mattone sopra un altro per realizzare l’obiettivo. Suo anche lo slogan appositamente coniato per l’iniziativa “Un soldino per Dindino”.
Il gruppo facebook, “Sei Poliziano Se…” con l’iniziativa promossa, intende restituire un’identità alla memoria di Umberto Quinti, con una lapide, con il nome ed il volto di un uomo che, al pari di altri più fortunati, ha segnato i ricordi dei ragazzi poliziani.
“Il gruppo è riuscito a raccogliere la cifra di 564,74 euro che, grazie alla collaborazione del marmista Meioli, sarà sufficiente alla costruzione della lapide da porre nel cimitero di S.Chiara, proprio quest’anno che ricorrono i 10 anni dalla sua morte. – spiega Giovanna –
Ci teniamo a sottolineare che ciò che è stato progettato, e quasi realizzato, è stato possibile grazie alla sensibilità di tante persone, di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali: è stata davvero una catena che si è formata dall’unione di anelli diversi, mostrando di saper passare dalle parole ai fatti! E di progetti ne abbiamo altri in cantiere, ma questa è un’altra storia!!!” – ha poi concluso Giovanna.
Forse Dindino, data la sua personalità solitaria, non avrebbe capito l’importanza di comunicare con il mondo attraverso un pc, un social network e addirittura creare una raccolta fondi per la sua lapide, ma sicuramente, a modo suo, avrebbe ringraziato tutti i poliziani per questo splendido gesto di solidarietà e altruismo, casi, oggi, sempre più rari da trovare.
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