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Chiusi nella Danza: intervista a Marianna Giorgi e all’Orchestra Wolverine

Chiusi nella Danza: intervista a Marianna Giorgi e all’Orchestra Wolverine

Nel corso dell’evento Chiusi nella Danza, tenutosi a Chiusi tra il 10 e il 13 luglio, abbiamo avuto modo di intervistare da una parte Marianna Giorgi e dall’altra, attraverso le parole di Tommaso Dainelli, ballerino swing, l‘Orchestra Wolverine.

Marianna, di Latina, si è occupata della direzione del Laboratorio coreografico sul movimento e la drammaturgia corporea, che ha visto la creazione di uno spettacolo con 7 giovani ballerine portato in scena a seguito del laboratorio al Teatro Mascagni.

L’Orchestra Wolverine rappresenta, invece, un progetto di musica e danza swing che ha avuto modo di esibirsi la sera del 13 luglio.

Ecco la trascrizione delle interviste che entrambi ci hanno cortesemente concesso.

Marianna Giorgi:

Buon pomeriggio. Ci può parlare dell’esperienza di laboratorio con le ragazze?

Chiusi nella DanzaLe ragazze hanno lavorato per due giorni, per sei ore totali di laboratorio. Un laboratorio coreografico di danza contemporanea e drammaturgia corporea che si è incentrato sul lavoro interiore: abbiamo cercato di lavorare sull’azione, sul testo che sostiene l’azione, e su ciò che in qualche modo è presente prima di compiere il movimento, ossia l’intenzione che poi, come effetto, ha la partenza del movimento. Un movimento estetico che ha come scopo una ricerca interiore.

Come può definire l’atmosfera che avrà lo spettacolo di oggi pomeriggio?

L’atmosfera dello spettacolo è, direi, particolarmente evocativa: ci saranno dei riferimenti metaforici, per esempio la cyclette sul palco, che sta a indicare per noi e per le ragazze la corsa verso se stessi. È un lavoro che in qualche modo hanno creato loro; loro hanno messo a nudo la loro identità con me, e io l’ho un minimo ordinata per farne un racconto.

Quello che vedrete non sarà un lavoro coreografico, ma una miniatura: sono tanti elementi racchiusi; non c’è nulla da comprendere, è soltanto un momento evocativo. Un flusso di coscienza basato sulle linee guida che ho dato loro.

Queste linee guida si basano su dei temi particolari?

Non proprio. Sono loro che hanno scelto quasi ogni cosa. Io ho chiesto: presentatevi, presentate voi stesse al pubblico, i vostri pregi e difetti. La cosa interessante è che quando ho chiesto di dire, alla fine di una sequenza coreografica, una loro qualità, la maggior parte di loro, inconsciamente forse, ha parlato di un difetto. Questo fa capire quanto a volte la danza abbia come linea principale un senso quasi terapeutico.

In che senso?

La danza ti “butta” fuori dal corpo qualcosa che magari si cerca di dimenticare, ma che invece andrebbe recuperato e affrontato. Le ragazze che hanno lavorato con me sono giovani, però già dall’esempio che ti ho fatto, si capisce che un minimo di storia l’hanno iniziata a costruire: delle cose si stanno nascondendo, altre invece le rivelano loro stesse. Questo è il bello del contemporaneo, non quel tipo di ballo che si fa normalmente: ci sono delle possibilità legate alla danza contemporanea che vanno al di la del lavoro di compagnia e che si avvicinano di più alla performance, quella autocostruita.

Orchestra Wolverine:

Buon pomeriggio. Parlateci un pò del vostro progetto swing.

Il nostro progetto è quello che ormai da quattro anni portiamo avanti. Abbiamo iniziato a Firenze, grazie anche a Alessandro che è il capofamiglia di questo quartetto di Wolverine. Non siamo solo un gruppo, ma una famiglia.

Io [Tommaso Dainelli],  insieme a Giulia Agostini, siamo anche insegnanti, abbiamo una scuola, varie sedi e siamo sempre in crescita, almeno, per ora, a Firenze.

Perché la scelta della musica Swing?

Innanzitutto viene dalla passione per la musica in generale, poi per quella swing in particolare. Questo tipo di musica viene subito dopo il charleston, quindi dagli anni Venti, fino agli anni Cinquanta. Continua in America, ma si ferma in Italia per colpa del fascismo, ed è rimasto solo quello che si conosce maggiormente, per esempio il boogie woogie, il rock’n’roll.

Chiusi nella DanzaSecondo lei in Italia la musica swing quanto è diffusa?

C’è una leggera ignoranza in Italia, in senso buono. Semplicemente non c’è la cultura dello swing. Per esempio, quando si batte la mano sul’un [battendo le mani per dimostrazione], nel jazz si batte in levare, in Italia si battono le mani controtempo.

Noi, allora, stiamo cercando di portare questo tipo di cultura, con i brani originali, gli artisti originali, anche gli stili originali..

Qualche artista preferito?

Assolutamente Duke Ellington, Benny Goodman, e tutte le grandi big band.

Siete soddisfatti del vostro lavoro?

Sì. C’è sempre molto da fare, anche molti ostacoli, però teniamo duro!

 

 

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