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Creatività, Composizione ed Esibizione in una sola parola: Soundwood

Creatività, Composizione ed Esibizione in una sola parola: Soundwood

Creatività, composizione ed esibizione vissute come urgenze giovanili. Di fatto il rock’n’roll potrebbe essere solo questo; un’urgenza. Ci sono centinaia di casi esemplari, tra gli adolescenti e i giovani, ad avvalersi dei moventi r’n’r per edificare una forma all’espressione. Sommando agli stimoli positivi che derivano dall’avere un gruppo, tutte le contrapposte difficoltà; dall’iniziale “arte di arrangiarsi” ai successivi disguidi legati alla difficoltà di porre la musica in una scala di priorità esistenziali. Dopo i vent’anni c’è chi resta in provincia, chi parte, chi decide di porre la musica nel cassetto degli hobby occasionali e chi decide di vendere gli strumenti e occuparsi di tutt’altro. C’è invece chi, pur seguendo le proprie ambizioni private, pur allontanandosi dal luogo nel quale il gruppo è nato e che funge ancora da base, continua con determinazione a tenere vivo il progetto musicale che ha costruito.

I Soundwood potrebbero essere presi come modello emblematico per mostrare come le band nate al liceo vivano l’esperienza della formazione di un gruppo, della ricerca di spazi per suonare e dei disguidi che le esperienze delle singole vite comportano alla compiutezza dei progetti musicali. Giuliano Scroppo alla Voce, Niccolò Carpini ed alla chitarra, Roberto Giani al Basso e Eugenio Terzuoli alla Batteria, suonano ormai da cinque anni, con i regolari cambi di formazione, e possono essere indicati come una realtà molto interessante della scena musicale del nostro territorio.
Durante una serata del Bravìo di Montepulciano, tra un bicchiere di vino e l’altro abbiamo fatto una chiacchierata, che riporto più o meno in presa diretta.

Ogni formazione di una band ha una storia originale. La vostra storia come inizia?
Roberto; È iniziato tutto il giorno delle iscrizioni alla scuola di musica a Pienza nel settembre 2008. Incontrai Eugenio e Niccolò che si iscrivevano ai corsi di chitarra. Decidemmo di trovarci per suonare un po’ insieme.
Le prime prove erano nel garage di Eugenio, in uno stanzino minuscolo; io ero seduto sulla porta che non aveva il vetro, senza amplificazione “per non dare fastidio”. Trovammo una cantante, Celeste. Dopo poco tempo il nostro chitarrista si innamorò di Celeste. Io già intravidi il disastro successivo; eravamo già riusciti a trovare date, a suonare in giro, e capii che se disgraziatamente si fossero lasciati, avrebbero creato problemi alla band.
Bene…
Un anno dopo si sono lasciati.
Giuliano; E qui intervengo io! In quello stesso periodo, durante una festa nella contrada di Voltaia, a Montepulciano, passai una serata con Celeste, Niccolò ed Eugenio. Poi non li ho visti più per un sacco di tempo. Mi vennero a cercare dopo mesi. Dissero che cercavano un cantante, perché Celeste se ne era andata e che avrei fatto al caso loro. Accettai. Le prime prove furono un disastro, la mia prova fu un pezzo dei Nirvana… Che ora non ricordo… Aspetta…
Vabbè non è importante.
Giuliano; No aspetta ora te lo dico…
Roberto; Forse era “Bad to the Bone”.
Giuliano; macché! “Bad to the bone” è degli ZZ Top, era qualcosa dei Nirvana, sono sicuro!

Bad to the Bone è di George Thorogood, ma per il suo piglio southern rock e la forte impronta blues, viene spesso associata erroneamente alla band texana degli ZZ Top. Tra l’altro la paternità del celeberrimo riff modulato su una pentatonica minore con la blue note è contesa tra Bo Diddley di “I’m a Man” e il Chuck Berry di “No Money Down”, ma questo è puro nozionismo.

Giuliano; vabbè, fatto sta che la mia prima prova fu cantata tutta di gola, ancora non avevo idea di modulare la voce. Però mi presero lo stesso…
Roberto; Perché c’eri solo te. (ridendo) Non trovavamo altri cantanti in giro!
Giuliano; Fatto sta che con il tempo ho migliorato la voce. I primi mesi facevamo solo cover, poi proposi di comporre qualcosa di nostro. Scrissi un testo intitolato “Kin” e fu il primo che portò ad una forma di canzone coerente e definitiva. Successivamente abbiamo fatto uno spettacolo di Carlo Pasquini, intitolato“Noccioline”, al teatro di Monticchiello, nel quale ci venne chiesto di suonare e comporre una canzone apposita per lo spettacolo. Abbiamo continuato a scrivere canzoni nostre.
Roberto; Da quest’anno ci siamo dati un ordine creativo. Abbiamo cambiato nome in “Soundwood”, Eugenio Terzuoli è passato dalla chitarra alla batteria; in sei mesi è riuscito, da autodidatta,a ricoprire il ruolo di un batterista che suonava con noi già da cinque anni.

Trovate facilmente spazi per suonare?
Roberto; Ovviamente oltre ad arrangiare le nostre canzoni, ci “arrangiamo” anche per suonare. Lo scorso anno abbiamo fatto un concerto nel tardo pomeriggio, a Monticchiello, senza luci o effetti particolari; a metà concerto era calato il buio e per sopperire alla scarsa di visibilità abbiamo acceso i fari di una macchina che ci illuminavano, da dietro.
Giuliano; Detta così può sembrare una scena triste, in realtà l’atmosfera era bellissima.
Adesso abbiamo messo insieme otto pezzi che a breve registreremo.
Abbiamo aperto la Festa della Musica di Chianciano. La prima band della prima sera, quella dedicata ai gruppi locali emergenti. Ovviamente non è una posizione favorevole nella line-up (la gente ancora mangiava quando abbiamo suonato noi) ma è stato un vero onore. Tanta roba.

Chi scrive le canzoni?
Giuliano; alle prove scazziamo un po’ e tutti insieme collaborano per definire una base armonica. I testi li ho scritti più o meno tutti io.
Roberto; Le musiche vengono attraverso la Jam. Poi capita che qualcuno arriva alle prove con un giro di accordi e da quelli partiamo per aggiungere cose.

Quindi Giuliano porta il testo su un figlio a quadretti e tutti vi si adeguano?
Giuliano; No mi è capitato di scrivere anche durante le prove, proprio mentre la band suona. È normale seguire gli stimoli che coinvolgono tutto il gruppo in un momento, comunque parto sempre da dati molto personali. Mi capita di avere idee ovunque. L’ultimo pezzo l’ho scritto sotto la doccia, si intitola “Dyonisos”…
Roberto; Sotto la doccia? Come hai fatto a scrivere sotto la doccia?
Giuliano; No, dai, per dire. L’ho pensato sotto la doccia. Ho riflettuto sull’”essere sporchi”, sul lavarsi via di dosso tutto lo sporco del mondo. “6 Aprile”, invece, è stata composta in un’ottica di band. Eugenio mi ha dato uno spunto che ho ampliato. È un brano che abbiamo composto per un contest. Il testo è su Monticchiello sulla battaglia del 6 aprile 1943, ed è scritta in italiano e in tedesco. Di solito però scrivo in inglese.

Avete in progetto di registrare, ma allo stesso tempo avete anche percorsi esistenziali privati che portate avanti. Iniziano per voi i trasferimenti per università o lavoro. Come gestirete questa cosa?
Giuliano; Adesso mi trasferirò a Colonia, Roberto e Niccolò si trasferiranno a Bologna. Ma rimarremo in contatto per portare avanti il progetto.
Roberto; Anzi cercheremo di sfruttare al meglio il fatto di vivere in posti diversi e distanti. Ad esempio Giuliano, cerca qualche serata!
Giuliano; Certo!

Ragazzi non posso che farvi l’in bocca al lupo per qualsiasi progetto abbiate in mente.
Giuliano e Roberto; Crepi e altrettanto.

La loro genuinità e la loro schiettezza, sia sul palco che in sala prove, ma anche di fronte ad un registratore vocale per un’intervista, denota una forte personalità e determinazione. Anche in un periodo storico avverso, poco favorevole per essere sognatori e vivere di velleità, anche in un’età in cui i sogni crollano e spesso si ricorre all’ossequiosità delle vite monotone di provincia, c’è chi – nonostante tutto – vive le proprie passioni e i propri progetti con serenità, senza troppi preconcetti o obblighi. In fondo il rock’n’roll non è altro che questo.

I Soundwood hanno una  pagina facebook nella quale postano i testi delle loro canzoni a mano a mano che vengono composti.

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