“Drugo voleva solo il suo tappeto. Nessuna avidità. È che dava… un tono all’ambiente.” Le parole del Grande Lebowski, il film di culto dei fratelli Coen, esprimono con chiarezza la filosofia che anima i “The Dudes”, band originaria di Chiusi e composta da Andrea Fei (batteria e sintetizzatore), Gianluca Lorenzoni (basso), Mattia Mignarri (chitarra) e Matteo Micheletti (voce e chitarra). Una filosofia dall’indole pacata e tranquilla, per chi intende vivere senza affanni, prendendo quello che viene, come nello spirito del film di fine anni ’90 che vede come protagonista il “drugo”.
Uno spirito che anima anche i nostri “Dudes”, che sembrano prendere con pacatezza e tranquillità la rapida ascesa che li ha portati in pochi mesi a suonare da Chiusi a Milano, senza perdere l’umiltà e l’autenticità tipica dei giovani ragazzi della Valdichiana. Dopo essersi formati nella seconda metà del 2015, i Dudes hanno vinto il contest “Emergenza Festival” all’Afterlife di Perugia, che ha spalancato loro le porte dell’Alcatraz di Milano. Una bella esperienza che merita un approfondimento sul nostro magazine!
Benvenuti su queste pagine! Raccontateci subito della vostra esperienza all’Alcatraz, un palco che fa gola a tutti gli artisti. Come ci siete arrivati?
“(Matteo) È un piacere poter raccontare quello che stiamo facendo, è bello vedere che c’è stata una buona accoglienza da parte del pubblico, ci hanno seguiti fin dall’inizio. Emergenza Festival è stato il primo festival a cui abbiamo partecipato, perché la band è nata nell’autunno 2015. Abbiamo partecipato alle semifinali di Perugia, abbiamo vinto la semifinale e ci ha permesso di suonare alla finale che si è tenuta all’Alcatraz di Milano. È stata un’esperienza bellissima, su un palco in cui hanno suonato i più grandi artisti nazionali e internazionali. Sono state due giornate in cui ci siamo confrontati anche con band che appartengono a realtà diverse dalla nostra; è stata un’esperienza positiva che ci ha insegnato tanto e ci ha messo di fronte alla realtà delle cose, quello che succede fuori dal contesto in cui siamo cresciuti.”
La vostra band è nata nel 2015, quindi da pochi mesi: come vi siete trovati?
“(Mattia) Tutto è nato nell’estate del 2015, quando abbiamo deciso di formare un gruppo per suonare a Chiusi, ai Ruzzi della Conca. Io e Matteo ci conosciamo da anni perché eravamo a scuola insieme, ci siamo sentiti suonare e abbiamo voluto provare a partecipare all’evento estivo. Matteo aveva già dei pezzi che aveva registrato da solo, li ho sentiti e mi sono piaciuti subito. Abbiamo provato a partire e siamo arrivati fino a qui: è stata una cosa inaspettata, ma bellissima!”
Qual’è il vostro percorso musicale?
“(Matteo) Veniamo da una storia piuttosto lunga. Io e Gianluca avevamo già una band chiamata Kandisky, abbiamo partecipato ad alcuni eventi nella zona, ad esempio la Festa della Musica di Chianciano Terme. Ci conoscevamo già prima grazie ad alcuni progetti collegati, ad esempio quando ero più piccolo già ascoltavo Andrea Fei che suonava in altri gruppi. Trovarsi a suonare all’Alcatraz proprio con queste persone è stato particolare; per quanto mi riguarda quello dei Dudes è il primo progetto, ho fatto qualcosa da solo come esperienza personale, ma senza concerti.”
“(Gianluca) La mia esperienza personale è iniziata al liceo, come gran parte dei gruppi locali. Abbiamo fatto esperienza con i Kandisky, poi abbiamo girato la zona con altre cover band. Quando mi hanno chiamato per questo progetto, ho detto subito sì.”
“(Mattia) Io ho iniziato a suonare tardissimo, ho preso la chitarra in mano a vent’anni, però ho avuto vari gruppetti, specialmente un duo acustico con cui ho girato la zona. La prima esperienza di musica fatta interamente da noi è quella dei Dudes, non ho avuto altre esperienze del genere.”
Il vostro genere richiama le sonorità psichedeliche e progressive, ma tenendo bene a mente il rock degli anni ’70. Quali sono le vostre fonti di ispirazioni? Ci sono degli artisti a cui attingete al momento della composizione?
“(Matteo) È difficile fare dei nomi. Ognuno di noi ha degli ascolti musicali che si assomigliano, ma che sono diversi. Prendiamo sia dal panorama italiano che estero, dalla musica attuale a quella più vecchia. Proviamo a mescolare le carte. Cantare in italiano è uno stimolo, ma per certi versi anche un limite: cantando in inglese puoi giocare di più con le parole, con le rime e con i versi, ma il pensiero di cantare in inglese, soprattutto in questo periodo in cui la musica italiana sembra tornare alla ribalta, mi sembrerebbe un passo indietro. Se devo proprio fare qualche nome, tra i gruppi italiani posso citare sicuramente gli Afterhours e i Verdena, sia dal punto di vista dei testi che della musica. Poi ci sono i gruppi stranieri come i The National e i Pink Floyd; prendiamo spunto da gruppi diversi, che cerchiamo di far confluire in un’unica idea.”
Parliamo del panorama musicale locale: che ne pensate?
“(Matteo) Tantissima musica, di tanti generi diversi. Abbiamo un sacco di amici che suonano in tante band locali, suonano in giro e propongono ognuno loro genere. Fa sicuramente piacere, rispetto a cinque anni fa è tutta un’altra cosa. Prima c’erano meno band, meno proposte, meno posti dove suonare. Adesso vedo più locali che si mettono in gioco e provano a fare musica, sicuramente è una cosa positiva per la zona. Chiusi magari è un po’ povera di occasioni, ma ultimamente si sta smuovendo qualcosa, è una cosa positiva: fa bene alle band, ma anche al territorio.”
Quali sono i vostri progetti futuri?
“(Matteo) Ci siamo messi al lavoro sui nuovi pezzi, per arrivare a fare concerti più lunghi. Abbiamo partecipato anche al Rock for Life di Ponticelli, dove abbiamo vinto il voto della giuria popolare, quindi saremmo in scaletta anche il prossimo anno. Fa sicuramente piacere, è uno dei festival più importanti della zona. Vogliamo lavorare sui pezzi nuovi, facendo questi concorsi che danno buona visibilità e ti portano su palchi importanti, dobbiamo farci trovare pronti.”
“(Gianluca) L’estate è stata molto impegnativa, con concerti a cui abbiamo partecipato con i nostri pezzi e alcune cover. A breve registreremo un pezzo in un importante studio di Firenze, grazie alla vittoria nel contest di Perugia. L’obiettivo è ampliare il repertorio con nuovi pezzi, poi prenderemo quello che viene!”
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