“Da grande voglio un paio di scarpe così, ma rosse, perché il rosso è il colore della bellezza e della libertà” pensavo, guardando i miei piccoli piedini dentro quelle scarpe enormi. Adesso quelle scarpe rosse le ho, ma quando le indosso non penso né alla bellezza, né al fascino o all’eleganza bensì a una libertà violata e sempre più spesso negata.
È proprio partendo da questa concezione delle scarpe rosse e dal fatto che anche in un territorio come la Valdichiana, negli ultimi anni si siano verificati molti casi di violenza sulle donne, che nasce la nuova rubrica: ‘Scarpette rosse’. Attraverso questo spazio cercherò di affrontare il tema della violenza di genere, una problematica sociale e trasversale, da sempre considerata un argomento tabù e qualcosa di cui doversi vergognare quando subìta.
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Purtroppo, a pochi giorni dall’inizio del 2018, dobbiamo già registrare il primo episodio femminicidio dell’anno avvenuto a Catania dove a perdere la vita è stata una donna accoltellata dal marito davanti ai loro due figli.
Secondo la ricostruzione fatta dalla forze dell’ordine a dare l’allarme sarebbe stati proprio i figli della coppia che hanno avvisato le assistenti del Cara di Mineo, luogo dove risiedeva la donna assieme ai figli, ma appena arrivati i medici non hanno fatto altro che accertare il decesso della madre. La donna era arrivata nella struttura nel dicembre del 2016 ed era in attesa del riconoscimento di rifugiato politico e, sembra, che per questo fosse contraria a seguire il marito nel Nord che nei giorni precedenti era arrivato a Mineo per convincerla. Il marito è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario con le aggravanti di avere agito per futili motivi e con crudeltà. Le indagini hanno permesso di appurare che il marito si sarebbe recato a trovare la moglie ed i figli e al culmine di una lite ha colpito la donna con un coltello da cucina lungo 13 centimetri trovato accanto al corpo della donna sporco di sangue, e poi dandosi alla fuga.
Partendo dal primo episodio di femminicidio del 2018 andiamo a vedere quanti sono stati i casi di violenza e/o di femminicidio ci sono verificati nel 2017 e quante donne hanno avuto il coraggio di denunciare e si sono rivolte ai centri di competenza.
Secondo il rapporto Eures sul femminicidio sono 114 le donne vittime di violenza nei primi 10 mesi del 2017. Tra il 2015 e il 2016 il numero di femminicidi in Italia è tornato ad aumentare, passando da 142 a 150 (+5,6%), soprattutto a causa di una forte crescita del fenomeno nelle regioni del Nord e del Centro. Sempre nel 2016 a livello regionale il numero più alto di femminicidi lo si è registrato in Lombardia (25 vittime), seguita da Veneto (17), Campania (nonostante un calo dei casi, passati 31 a 16), Emilia Romagna (13). Nello scorso anno il 76,7% dei femminicidi è maturato in un contesto familiare e affettivo, con una forte connotazione negativa data da possesso e gelosia, ma anche dall’isolamento e dal disagio. Dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario nel nostro Paese sono state 3mila: nel 2016 i femminicidi sono tornati a crescere rispetto all’anno precedente (+5,6%, da 142 a 150), trend sostanzialmente confermato dai 114 casi – più di uno ogni 3 giorni – dei primi dieci mesi di quest’anno.
Inoltre, dai dati SINIACA-IDB del 2015-2016 emerge che per le donne vittime di violenza in età fertile (15-49 anni), oltre il 35% dei casi è dovuto ad aggressione da parte del coniuge o partner sentimentale (nei maschi è meno del 10%). Quasi l’85% dei casi di violenze su donne è compiuta da conoscenti (nei maschi tale percentuale è inferiore al 40%).
In Toscana, secondo i dati REVAMP coordinati dalla sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità e dall’Ospedale Galliera di Genova presentati al Ministero della Salute, tra il 2006 e il 2016, sono stati registrati 101 femminicidi di queste 75 sono italiane e 26 straniere, nel 76,2% dei casi l’assassino è di nazionalità italiana.
Ovviamente la cosa da fare in questi casi, come ho sempre scritto in questa rubrica, è denunciare e non avere paura. Dal 1° luglio 2009 al 30 giugno 2017 circa 18.939 donne si sono rivolte ad un centro antiviolenza in Toscana, soprattutto per violenze reiterate nel tempo attraverso atti di persecuzione psicologica, fisica ed economica. Nell’83% dei casi la violenza è stata operata dal partner o dall’ex. Nell’ultimo periodo di rifermento (luglio 2016-giugno 2017) è stato registrato il numero più elevato di richieste con un incremento del 22,5% rispetto all’anno precedente.
Le donne che si rivolgono al centro antiviolenza sono donne con un livello di istruzione medio-alto, occupate e che subiscono violenza fuori dalle mura domestiche, dall’ex o dal partner non convivente. Per quanto riguarda le straniere, sono in aumento le donne che vivono in una situazione di estrema fragilità economica: donne sole, senza un lavoro fisso.
L’altra faccia della violenza di genere è rappresentata dalla violenza assistita, cioè il dramma vissuto dai figli che vedono, o percepiscono, le proprie madri subire violenza all’interno delle mura domestiche da parte del padre. In questo caso potrebbe rientrare il fatto accaduto a Catania. Solo nel 2016 sono stati 1298 i casi di questo tipo registrati, non solo, l’Istituto degli innocenti ha rivelato un progressivo aumento del numero dei bambini e ragazzi vittime di maltrattamenti.
Un altro mezzo utile per aiutare le donne sopravvissute alla violenza è il ‘Codice Rosa’, un codice per identificare un percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza. Dal 1 gennaio 2013 al 30 giugno 2017 gli accessi sono stati 10.219, di cui 2.577 rilevati negli ultimi dodici mesi.
Pe quanto riguarda i consultori, invece, nel 2016, le donne che vi sono rivolte sono state 596 di cui 81 minorenni, in cui circa il 43,8% del totale sono stati maltrattamenti psicologici, il 36,8% maltrattamenti fisici, l’11,8% negligenza genitoriale e il 7,5% maltrattamenti sessuali.
Non solo le donne, anche gli uomini che riconoscono di tenere un comportamento violento nei confronti del loro partner, possono chiedere aiuto ai centri per uomini autori di violenza. Dal 1 luglio 2016 al 30 giugno 2017 nei quattro centri presenti in Toscana sono stati presi in carico 89 casi, 67 dei quali sono uomini italiani. In circa un quarto dei casi la decisione di rivolgersi ai centri è avvenuta su iniziativa spontanea da parte dell’uomo, in 11 casi è stata invece determinante la spinta da parte della partner o dell’ex, in altri 7 casi sono stati altri familiari o amici a indirizzare l’uomo.
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