Il 500° anniversario della posa della prima pietra del tempio di San Biagio ha offerto l’occasione per conoscere in modo più approfondito l’edificio rinascimentale progettato a Montepulciano da Antonio da Sangallo. Nell’ambito delle iniziative organizzate per celebrare la ricorrenza, concentrate soprattutto nello scorso fine settimana in ricordo di quel 15 settembre 1518 in cui ebbero inizio i lavori di costruzione del Tempio, non sono mancati incontri sul tema degli aspetti architettonici che ne fanno una costruzione tra le più significative dell’arte rinascimentale.
Tra questi, il professor Mauro Cozzi, docente dell’Università di Firenze, ha presentato, nel corso di una Lectio Magistralis alla presenza di Don Domenico Zafarana e dell’Architetto Riccardo Pizzinelli, i risultati emersi durante il suo lavoro di studio e ricerca sulla storia dell’edificazione di San Biagio.
Temi centrali della conferenza, la spiegazione della tradizione artistica da cui proviene la struttura a pianta centrale e la ricorrenza dell’elemento del cerchio, una caratteristica che accomuna edifici sorti in tempi e in luoghi diversi, dal Pantheon di Roma alla basilica di Santa Sofia di Instambul, a conferma di come le influenze culturali abbiano sempre viaggiato, insieme alle persone, attraverso Oriente e Occidente, e di quanto questa continua commistione di stili sia stata un soffio vitale per l’arte.
Il Rinascimento ha fatto dell’architettura a pianta centrale il proprio paradigma ideale per le costruzioni sacre, investendo il cerchio attorno al quale l’edificio si sviluppa del valore simbolico e mistico che solo la perfezione può avere. San Biagio si cala dunque in un contesto culturale dominato dall’equilibrio della geometria, quale forma più adatta a mettere in collegamento l’uomo, che neanche trent’anni prima Leonardo da Vinci aveva rappresentato iscritto nelle proporzioni vitruviane, con l’elemento divino. Quello della costruzione del tempio poliziano è un racconto costellato da aneddoti intrecciati a fatti storici.
A tal proposito, il professor Cozzi ha parlato della sostituzione della copertura in maiolica della cupola con delle più costose lastre di piombo, agli inizi del ‘600, come l’effetto di due possibili cause: la Controriforma, che impose per gli edifici sacri delle soluzioni estetiche più sobrie, o la diminuzione dell’attività solare che nel 1601 provocò un abbassamento delle temperature tale da portare l’Arno alla glaciazione.
Questi e tanti altri gli elementi sono stati affrontati in un pomeriggio di cui protagonista è stato un caso architettonico con ancora tanto da svelare e che proprio per questo continuerà ad attrarre attenzione e curiosità anche quando le luci per la festa del suo 500° anniversario si saranno spente.