“Stai lontano dal fosso che c’è il toro bianco!”
La leggenda popolare di cui vi parliamo in questo racconto di veglia si riferisce a uno spettrale toro bianco che appariva durante la notte nei pressi del Canale Maestro della Chiana. Il fantasma di una chianina, la razza bovina gigante che caratterizza il territorio della Valdichiana, e che spaventava i contadini dei dintorni che incautamente si avvicinavano al corso d’acqua che taglia la valle.
Secondo le storie popolari, non era il fantasma di un toro comune, bensì rappresentava l’anima di Barbarossa: l’Imperatore Federico I Hohenstaufen del Sacro Romano Impero, che proprio in queste terre era passato durante le campagne militari italiane e aveva lasciato un tesoro nascosto nelle campagne. Lo spettrale toro era quindi un guardiano del tesoro del Barbarossa e appariva di notte per spaventare chi si avvicinava troppo al segreto, costringendolo con la sua possente statura a tornare indietro.
Qual è il significato di questa leggenda e quanto è diffusa nel nostro territorio? Si tratta di una storia inventata per spaventare i bambini oppure di un’allucinazione notturna? Esiste davvero un tesoro nascosto collegato all’Imperatore Barbarossa in Valdichiana?
Testimonianze e Diffusione
I racconti che parlano della leggenda del fantasma del toro bianco non sono molto diffusi: mi sono imbattuto in testimonianze orali e racconti dell’epoca contadina del secondo dopoguerra, che fanno risalire gli avvistamenti di questo animale spettrale nelle immediate vicinanze del Canale Maestro della Chiana, tra i Comuni di Montepulciano, Sinalunga e Cortona. La zona è quella che attraversa le campagne tra Valiano e le Chianacce, nelle località adiacenti Poggio Fasciano e Poggio Martino: terreni che nella metà del XX secolo facevano parte delle grandi fattorie condotte a mezzadria dai contadini della Valdichiana, lontani dai principali centri urbani.
Secondo le testimonianze orali, gli avvistamenti del fantasma avvenivano durante la notte nei terreni adiacenti al principale corso d’acqua che divideva le fattorie, su cui i contadini avevano costruito una passerella di legno per facilitare il passaggio e per evitare di risalire il fosso fino al ponte di Valiano. Il toro bianco appariva come una presenza spettrale nei pressi del Canale Maestro della Chiana e spaventava i passanti: non li assaliva, ma la sua stazza era sufficiente a terrorizzare i contadini, costringendoli a cercare dei percorsi alternativi nelle campagne. Era a tutti gli effetti un gigante bianco, come la razza chianina allevata dai mezzadri nelle fattorie della zona, ma senza segni di riconoscimento né di addomesticamento, che compariva soltanto di notte.
La sua apparizione, sempre secondo la leggenda orale, era legata alla presenza del tesoro dell’Imperatore Barbarossa, che avrebbe dovuto trovarsi nei pressi di Poggio Martino, sepolto sotto una cantina di quello che una volta era stato un convento. Il tesoro comprendeva monili dorati, monete e pietre preziose, nascoste dalle truppe di Barbarossa durante il passaggio per la campagna militare in Italia del XII secolo. Dal momento che all’epoca la Valdichiana presentava un territorio paludoso, le truppe dell’imperatore proseguirono con le barche fino al ponte di Valiano e lasciarono il tesoro nel poggio che spuntava dall’acqua. Dopo la bonifica della Valdichiana, il tesoro poteva essere più facilmente trovato dai contadini, che avevano accesso al poggio attraverso i campi bonificati: pertanto l’apparizione del fantasma del toro bianco rappresentava l’anima dell’Imperatore Barbarossa che continuava a difendere il suo tesoro.
La diffusione di questa leggenda si limita al territorio di Cortona, Bettolle e Montepulciano, nei pressi del Canale Maestro della Chiana e non siamo ancora riusciti a risalire a eventuali testimonianze simili, che ci possano permettere di ampliarne la diffusione. Esistono tuttavia leggende che presentano delle similitudini in Valdichiana e dintorni, come ad esempio quella del tesoro di Porsenna: anche in questo caso, il sovrano di Chiusi avrebbe lasciato dei preziosi cimeli che non sono mai stati ritrovati.
Un’altra somiglianza possiamo trovarla in una leggenda popolare raccolta da Carlo Castellani nel libro “Misteri”: il racconto parla di un cavallo spettrale montato dal fantasma di un soldato napoleonico, che appariva nei pressi di Valiano. Il soldato, presumibilmente morto durante la campagna napoleonica di fine XVIII secolo, spaventava i contadini e i passanti. Secondo alcune versioni della storia, voleva tenerli alla larga dal proprio tesoro: una cassetta di ferro con monete raffiguranti l’effige dell’Imperatore Napoleone.
Infine, una ulteriore somiglianza può essere trovata nella storia popolare raccolta da Carlo Lapucci nel libro “Le leggende della terra toscana“, nella zona di San Giovanni Valdarno, a nord di Arezzo. Secondo questo racconto, nelle notti senza luna o nelle giornate di nebbia, una carrozza spettrale appariva nei pressi del fiume Arno, con una figura diabolica come cocchiere e un signore vestito di nero all’interno della carrozza. Si dice che il viaggiatore spettrale fosse un uomo malvagio che, avendo accumulato un grande tesoro e avendolo nascosto nei pressi dell’Arno, uccise il cocchiere perché ne fosse in eterno il guardiano. Quando morì anche lui, fu sepolto nella terra consacrata, ma al mattino il corpo veniva sempre trovato fuori; così durante una piena dell’Arno lo gettarono in acqua. Da quel momento il fantasma del cocchiere, durante le notti più scure o i temporali più intensi, va a prendere il fantasma del padrone e lo porta a visitare il tesoro nascosto.
Anche se non si tratta della stessa leggenda, possiamo notare delle somiglianze che possono far pensare alla diffusione delle storie popolari durante le veglie contadine. Nei casi sopra citati, sono infatti ricorrenti le figure di imperatori, sovrani o persone dotate di ricchezza e potere che seppelliscono dei tesori nelle campagne lungo i principali corsi d’acqua e che li fanno proteggere da spaventosi fantasmi.
Caratteristiche e Analisi
La leggenda del fantasma del toro bianco, per quanto limitata a una porzione ristretta del nostro territorio, ci permette di prendere in considerazione alcuni dei tratti più distintivi della Valdichiana: il guardino spettrale del tesoro dell’Imperatore Barbarossa era infatti proprio un toro di razza chianina, il gigante bianco che caratterizza l’allevamento delle nostre campagne. Una figura ben conosciuta dai nostri contadini, ma la cui stazza poteva spaventare chiunque se fosse apparsa nella notte di fronte a un corso d’acqua. È inoltre ben presente la storia della bonifica, con gli isolotti che si stagliavano sopra l’acqua in epoca medievale che diventano poggi o colline dopo la riconquista dei terreni bonificati e la sistemazione delle opere idrauliche in tutto il territorio.
Una possibile spiegazione all’origine di questa leggenda, che accomuna anche i racconti del cavallo spettrale di Napoleone e della carrozza fantasma del Valdarno, è la funzione di monito che tali storie potevano avere nei confronti delle generazioni più giovani che abitavano nelle campagne e che potevano sottovalutare il rischio dato dai corsi d’acqua, soprattutto di notte o nei momenti di piena. Secondo le testimonianze orali, lo spettro del toro bianco teneva lontani i contadini non solo dal tesoro del Barbarossa ma anche dal Canale Maestro della Chiana, perché di notte si poteva rischiare di cadere dalle passerelle e annegare nelle acque. La passerella che collegava le due sponde del canale non era un passaggio sicuro come quello di Valiano e, soprattutto in inverno, poteva rappresentare un passaggio pericoloso per i ragazzi più incauti. Lo spettro del toro bianco poteva quindi assolvere alla funzione di racconto utile per spaventare i bambini durante le veglie notturne e spingerli a tenersi lontani dai pericoli.
La parte della leggenda riferita al tesoro dell’Imperatore Barbarossa, inoltre, ci permette di affrontare un’altra importante analisi e di comprendere quanto il passaggio delle compagnie militari potessero scandire il passaggio del tempo nella memoria collettiva delle campagne. La civiltà contadina, che per molti secoli si è mantenuta sempre simile a sé stessa in una sorta di tempo ciclico scandito dalle stagioni e apparentemente immutabile, manteneva con forza il ricordo del passaggio delle truppe militari, che salivano o scendevano lungo l’Italia verso battaglie più o meno lontane. Le vite dei contadini venivano quindi toccate dalle truppe di passaggio, dai grandi condottieri o sovrani delle diverse epoche, contribuendo a formare una memoria collettiva delle campagne. Il passaggio delle truppe dell’Imperatore Barbarossa del XII secolo, le compagnie napoleoniche alla fine del ‘700, le soste di Garibaldi e dei suoi uomini, il passaggio del fronte nel 1944 e gli scontri tra partigiani e nazifascisti: questi eventi non sono presenti soltanto nelle storie dei borghi e dei centri abitati del territorio della Valdichiana e dintorni, ma anche nella memoria collettiva delle campagne che ne hanno assistito al passaggio (come ricorda anche la Festa del Barbarossa di San Quirico d’Orcia). I tesori lasciati dagli imperatori o dei condottieri di passaggio sono quindi dei monumenti, nel senso originale di testimonianza e di ricordo di un evento storico che spezzava l’apparente monotonia della vita delle campagne.
Il tesoro dell’Imperatore Barbarossa, al centro del racconto del toro bianco spettrale, non è mai stato ritrovato, al pari di quello di Lars Porsenna. Forse è stato ritrovato sotto qualche cantina di Poggio Fasciano o di Poggio Martino, magari è stato nuovamente seppellito dai contadini per timore che i reperti storici potessero indurre i padroni delle fattorie a scacciarli dai poderi in cui abitavano. Oppure si tratta soltanto di una storia popolare senza fondamento, utile soltanto per ricordare il passaggio delle truppe dell’Imperatore del Sacro Romano Impero in Valdichiana.
Influenze nella cultura Pop
Dal momento che la leggenda del toro bianco è fortemente limitata al ristretto territorio di cui abbiamo testimonianza, le influenze nella cultura popolare odierna sono molto rare. Lo spirito del sovrano germanico racchiuso nel gigante bianco ci può far pensare a una delle figure più famose della mitologia greca, ovvero Zeus. Fu proprio il sovrano dell’Olimpo ad assumere le sembianze di un toro bianco per sedurre Europa e portarla a Creta, dove diventò la prima regina dell’isola e diede luce al grande sovrano Minosse. Il rapporto con la razza bovina è molto frequente nella mitologia greca, basti pensare alla figura del Minotauro e alla storia di Io tramutata in giovenca; miti e leggende che hanno raggiunto la loro forma più divertente nella serie animata giapponese Pollon:
La carrozza spettrale della versione raccontata nel Valdarno può invece essere collegata a uno dei film più importanti nella storia del cinema: Nosferatu il vampiro, pellicola tedesca del 1922 antesignana del genere horror. In questa scena il protagonista supera il ponte, incurante delle superstizioni dei paesani, e viene raggiunto dalla carrozza spettrale del Conte Nosferatu:
Infine, la versione della storia incentrata sul cavallo spettrale e sul soldato napoleonico, non può che farci pensare alla figura del Cavaliere senza testa di Sleepy Hollow. Si tratta di un personaggio centrale del folclore europeo: un cavaliere decapitato nel corso di una battaglia, divenuto un fantasma senza testa a cavallo di un destriero spettrale, che vaga tra boschi e campagne alla ricerca di una nuova testa, terrorizzando e decapitando gli abitanti. L’unico modo per salvarsi è quello di oltrepassare il ponte di Sleepy Hollow, perché il fantasma non può oltrepassare l’acqua corrente e perde tutti i suoi poteri. La versione più famosa della leggenda del cavaliere senza testa è sicuramente il film di Tim Burton del 1999:
Per finire, una curiosità che è entrata a far parte delle leggende urbane molto diffuse su internet ai nostri tempi: in Texas, nella strada che porta a Brownsville durante le ore notturne, si narra che appaia una mucca fantasma in mezzo alla strada. Lo spettro dell’animale costringe i malcapitati guidatori a frenate o manovre pericolose, con il rischio di aumentare gli incidenti stradali. Un supposto fenomeno paranormale che non ha delle testimonianze facilmente verificabili, ma che mostra delle curiose analogie con il toro bianco della Valdichiana.
Disclaimer: “Racconti di veglia” è una rubrica che vuole stimolare l’interesse sul folclore locale e sulle storie popolari della Valdichiana, con piccole analisi e collegamenti alla cultura di massa. L’intento è quello di tramandare la memoria orale delle “Veglie” contadine ai tempi della mezzadria, senza tralasciare uno sguardo alle più recenti “leggende urbane” e ai casi misteriosi degni di interesse. Le fonti vengono raccolte principalmente attraverso testimonianze dirette, memorie dei collaboratori, interviste e testi locali.