Le leggende sono sempre nate da storie incredibili, da avvenimenti epici, dalla necessità dell’uomo di ricercare una giustificazione del divino in questa terra. Quella dei Buena Vista Social Club, invece, è una leggenda fuori dagli schemi, come fuori dagli schemi sono l’isola di Cuba e tutto il suo popolo. Nessuna divinità, nessuna vicenda inverosimile: il mito dei BVSC è quanto di più terreno, quotidiano e vivo si possa pensare.
La band dei Super Abuelos (i super nonni) si è formata negli anni ’90, quando il musicista statunitense Ry Cooder decise di registrare un disco sulla musica cubana coinvolgendo i migliori interpreti dell’isola, tra cui il chitarrista Compay Segundo.
Nel 1997 è uscito l’omonimo album che ha riscosso un successo planetario, confermato dalla vittoria del Grammy l’anno seguente. Attualmente il numero di copie vendute supera di gran lunga gli otto milioni. La tradizione cubana del Son (genere musicale nato nelle province orientali dell’Isola) si presenta al mondo con una forza e una bellezza inaudite. Sulla band è stato girato anche un bellissimo documentario ambientato a l’Avana, con interviste ai membri e registrazioni di storici live.
Oggi l’eredità di Compay Segundo è affidata al figlio, che porta lo stesso nome, e a un mix di giovani e vecchie glorie che continuano a far sognare e danzare i palchi di tutto il mondo. I BVSC si sono esibiti alla Festa della Musica di Chianciano Terme dove li abbiamo intervistati nei camerini.
Il Grupo Compay Segundo è l’unica formazione scelta direttamente da Compay Segundo come suo successore spirituale. Come va il lavoro?
I musicisti che attualmente compongono il gruppo Compay Segundo sono quelli che hanno accompagnato Compay durante la sua vita artistica, sono i membri del progetto originale Buena Vista e ci sono anche dei giovani formidabili musicisti. Ci è stato lasciato un patrimonio importantissimo di canzoni, di storia, di vita e tradizione che sempre riproponiamo al pubblico con trasparenza e calore.
Compay Segundo una volta ha detto «io suono questa musica perché è storia. I giovani vogliono conoscere le loro radici e ci deve essere qualcuno che gliele mostra. Questa è la storia della musica, questo è ciò che rappresento». I giovani cubani sentono ancora questa necessità?
Certo! Abbiamo moltissimi gruppi di musica tradizionale cubana che si legano a Compay riproponendo le sue canzoni. Chiaro, con altri ritmi e con altre forme, ma sempre mantenendo quel legame profondo. La musica a Cuba è imprescindibile: fa parte dell’essere cubani.
Ancora Compay Segundo: «è una musica che va vissuta e condivisa. È questa la sua vera forza». Cosa significa?
Significa che dentro l’ambiente culturale cubano la musica accompagna il popolo in tutto ciò che fa. E il cubano sempre vede la musica come una forma di resistenza, di benessere, di felicità e allegria e quindi penso che quando Compay usava queste parole pensava soprattutto al suo popolo: era convinto che il cubano necessita della musica per realizzare tutti i sogni che ha nel cassetto. La storia dei BVSC ne è la conferma.
Compay Segundo dava molta importanza alle parole del cantante. Di cosa parlano le canzoni dei BVSC?
Parlano di esperienze personali e anche questioni quotidiane della vita del cubano. In una canzone, per esempio, si parla di matrimonio. Una ragazza e un giovane di umili famiglie volevano accasarsi e unirsi in matrimonio. Cominciarono a costruirsi una casa povera e la muchacha tutti i pomeriggi andava a prendere la terra al fiume e quando stava dentro l’acqua, il vestito si bagnava e diventava trasparente. Allora, come puoi immaginare, il desiderio del marito aumentava ogni giorno di più, perché la vedeva molto bella. Di questo parlano le canzoni: della vita quotidiana, delle relazioni, dell’amore, del rispetto della donna e soprattutto di armonia.
Com’era suonare, ballare e fare festa nella prima metà del ‘900? Quali le differenze rispetto a oggi?
Durante tutto lo sviluppo della musica si sono create nuove sonorità e nuovi strumenti. In quegli anni non esistevano gli strumenti elettrici, la televisione, la radio, ecc. Erano strumenti rudimentali, molto folclorici e oggi, con tutto lo sviluppo mediatico, la musica è cambiata molto e ha molte sonorità. Io ricordo che mio padre, Compay Segundo, quando sentiva le nuove canzoni mi diceva: “la musica di oggi non è la stessa della mia epoca e va cambiando, ma va bene perché la musica si esprime in nuove forme e noi siamo felici di questo”.
Nonostante i passaggi di testimone i BVSC sono rimasti legati alla tradizione e alla necessità di fare musica di altissimo livello: vera e propria arte. Da qualche anno è uscita un’altra forma musicale da Cuba: il reggaeton. Cosa ne pensano i BVSC? Sono curiosissimo!
Noi pensiamo che il reggaeton sia un’altra manifestazione della musica. La chiamano musica urbana, perché riflette molte cose che succedono nelle strade e nella vita domestica e la riflettono in una forma molto realistica. La differenza che c’è tra questa e la musica tradizionale è che esalta le relazioni tra persone e la convivenza tra la gente e molte volte viene fatto in modo deciso. Sono cose che sempre esistono nella canzone tradizionale e non devono staccarsi da essa.