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I Bangcock e il primo album: intervista alle “Cattive compagnie”

I Bangcock e il primo album: intervista alle “Cattive compagnie”

La notizia è che i Bangcok hanno pubblicato “Cattive compagnie”, il loro primo progetto uscito da uno studio di registrazione. Per dovere di cronaca è giusto evidenziare che questi ragazzi hanno vinto il 32° Sanremo Rock al teatro Ariston, aggiudicandosi il premio “Assomusica” per la migliore esibizione live, il premio “PMI” per la band più originale e “Parole Rock” per il miglior autore under 35. Una valanga di premi. La verità è che molti di noi non sanno neanche della loro esistenza. Quello che invece bisogna davvero sapere dei Bangcock è che sono fottutamente bravi.

La band nasce a Chianciano Terme nel 2017 dall’incontro tra il rapper Fake (Simone Falluomini) e quattro musicisti: Paolo Acquaviva al trombone, Daniele De Bellis alla batteria, Francesco Rossi Valenti alla chitarra e Alessio Zeppoloni al basso. L’unione di questi cinque in una band ve la potete immaginare come la creazione di un nuovo piatto composto da cibi che vi fanno impazzire, afrodisiaci, dolci, salati, freddi, caldi, per scoprire che… è buonissimo. Magari da un punto di vista culinario non si può fare e verrebbe un troiaio, ma loro ce l’hanno fatta. Musicalmente intendo.

Sì, perché ognuno di loro ha un background musicale diverso. Rap, hip-hop, jazz, metal si intrecciano fra loro, dialogano, si uniscono, si contaminano, senza che mai uno di questi perda la sua identità. Il risultato di questo “minestrone” di suoni ve lo andate a sentire, perché tanto è inutile parlare di musica se non la si ascolta. A maggior ragione per i Bangcock.

Il loro primo album è uscito il 24 dicembre, perciò ne abbiamo subito approfittato per saperne di più e per capire come facciano a convivere sul palco (ma non solo) personalità così differenti.

Avete fatto la serenata a mia nonna questa estate, in piazza a Foiano. Da allora è motivo di vanto per la famiglia…

“Nooo!! Troppo buffe quelle signore, davvero. È stato bellissimo. Pensa che nella stessa piazza, dalla parte opposta, c’erano delle ragazzine di 11 o 13 anni che stavano al telefono. Noi eravamo appena usciti dagli studi di Radio EFFE e siamo andati a chiedere se potevamo suonare una serenata per loro, ma erano imparanoiate e secondo me non capivano nemmeno cosa stessimo dicendo, perciò le abbiamo salutate scusandoci per il disturbo. Qualche metro più in là c’erano queste vecchine e il risultato è stata la Serenata Cock. C’è anche il video.”

Il 24 dicembre è uscito il vostro primo album, ce ne parlate?

“È il nostro primo progetto ufficiale. Avevamo già fatto uscire due brani di questo disco, senza però dire che ne facevano parte. Il primo è “Convenevoli” e il secondo è quello che ha dato il nome all’album. In questo disco ci sono sette tracce che cercano di analizzare gli aspetti grotteschi della società di oggi. La particolarità di questo progetto è che il messaggio non viene comunicato solo dal rapper, ma da tutta la band. La musica di ogni pezzo esprime esattamente quello che viene espresso dal testo.”

E questo come avviene?

“In maniera del tutto naturale. Il nostro lavoro crea un suono potentissimo e coeso. È qualcosa che è nato tra di noi, di alchemico. Ciò che creiamo non va in una direzione precisa, ma cresce e si plasma unendo le nostre differenze. Ognuno di noi appartiene a una scuola musicale completamente diversa. Questo però non ci snatura, anzi. Ognuno di noi mette in gioco le proprie particolarità esaltandole all’interno di questa apparente caciara.”

Quali sono gli aspetti grotteschi della società di cui parlavate prima?

“La musica, la società, la politica. Che poi è tutto connesso: religione, politica, media sembrano quasi la stessa cosa. Sono gli aspetti che non ci piacciono, per questo l’album si chiama “Cattive compagnie”.

Il vostro percorso in quale direzione va?

“Stiamo insieme da un anno e mezzo e abbiamo vinto il Sanremo Rock, suonato alla Flog, al The Cage e aperto ai Cure e ai Sum 41 al Firenze Rocks. Sono risultati che all’inizio erano inimmaginabili per noi. Vogliamo arrivare sempre più su. Non fermarci. Il bello deve sicuramente venire. Questo primo progetto è stato tirare fuori un qualcosa di embrionale per la band. Per il 2020 è già in fase di registrazione un nuovo album. A breve uscirà un nuovo singolo con video intitolato “La legge di Murphy”.

Adesso vorrei sapere perché vi chiamate Bangcock? Anche se un’idea me la sono fatta…

“[Risate]. Ci piace dire che, più che un nome, bangcock sia un’attitudine: vivere la musica, le passioni, la vita a c***o duro. La nostra musica vuole animare la gente e farle prendere coscienza.”

Vi consiglio di NON cercare su google immagini con la parola chiave “Bangcock”. Poi non dite che non vi avevo avvertito.

E buon ascolto.

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