Lo so, lo so, la nostra rubrica sulle elezioni europee doveva concludersi la scorsa settimana, ma non ho resistito. Abbiamo parlato di molti aspetti attraverso i quali il voto e l’Unione Europea possano avere un impatto sul territorio, ma è importante a mio avviso condividere un’ultima riflessione, quella di coloro che sono dimenticati e non rappresentati dal voto. Quindi, fatevi forza e leggete le ultime righe (e l’ultimo grafica) della rubrica “Tra Europa&Valdichiana”.
Secondo uno studio del 2022, oltre 4 milioni di lavoratori e mezzo milione di studenti non possono votare, o meglio, è così difficile da farli rientrare nei cosiddetti “astenuti involontari”.
I chianini all’estero o in giro per l’Italia, hanno potuto votare a queste ultime elezioni?
Questa è la domanda che mi sono fatto a seguito a seguito delle votazioni, perché io in passato, trovandomi all’estero per lavoro, ho dovuto fare carte false e sudato cento camicie per riuscire ad avere rispettato quello che è un mio diritto: esprimere la mia opinione nel processo democratico.
Ne conosciamo tanti, ne abbiamo intervistati diversi, nel tempo con “Chianini nel Mondo”, ma di certo non gli abbiamo rivolto questo quesito, che lasceremo fluttuare nell’aria sperando che prima della prossima tornata elettorale chi governa riesca a prendere misure (come ha saputo fare ad esempio il Portogallo) visto che l’Italia resta uno dei tre paesi sui 27 dell’unione a non consentirlo. Malta e Cipro sono gli altri due, inutile dire che il confronto con delle Isole che hanno rispettivamente 400 mila e 1,2 milioni di abitanti non regge, realtà differenti rispetto alla nostra, che dovrebbe guardare a ben altre opportunità (corrispondenza, elettronico).
Ma vediamo in un grafico riassuntivo del Parlamento Europeo quali sono le modalità di voto per cittadini all’estero (o che vivono lontani dalla propria residenza) nei diversi paesi membri. Da notare come, se l’Italia ufficialmente permette il voto dall’estero (portando la scheda in ambasciata o consolato dopo essersi registrati) di fatto lo fa solo dalle nazioni che fanno parte dell’Unione Europea, quindi qualcuno che dovesse trovarsi in altri lidi non potrebbe esprimere il suo diritto.
Come vedete siamo tra i più indietro, senza alternative o possibilità diverse. Eppure i modi ci sono e ci sono altri stati che già li implementano: c’è il voto per posta, quello per delega, quello elettronico, quello anticipato, tante modalità che darebbero accesso a più cittadini alle elezioni dei loro rappresentanti, ma il nostro paese continua ad ignorarle. Certamente, i sondaggi e le ricerche vengono fatte, ma ormai da decenni si concludono in un nulla di fatto; come è ovvio che sia ci sono rischi e possibilità di brogli che emergono e che vanno prevenuti, ma questo non dovrebbe esentare una nazione, che elegge il terzo numero più alto di europarlamentari, dal cercare una soluzione che permetta alla maggior fetta di elettori possibili di esprimere una preferenza. Per lo meno, secondo chi vi scrive.
Con questo articolo ho concluso il mio percorso di racconto delle elezioni europee, spero che abbiate trovato utili questi spunti e magari alcune delle fonti che ho portato. Il lavoro è stato interessante e un’ottima opportunità per cercare di dare un respiro più ampio al territorio chianino, ricordando ancora una volta sul nostro giornale come anche “noi piccoli” abbiamo una voce e dobbiamo pretendere che venga ascoltata.