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Andare a piedi: la filosofia del camminare. Frédéric Gros suggerisce come fuggire dalla frenesia moderna

Andare a piedi: la filosofia del camminare. Frédéric Gros suggerisce come fuggire dalla frenesia moderna

Frédéric Gros, professore di filosofia in due università di Parigi, specializzato in particolar modo nello studio di Foucault, è anche un appassionato camminatore.

Per molte persone camminare è una forma d’arte. Una filosofia e uno stile di vita. Vagabondare per ore in luoghi bucolici, nel silenzio e nella natura, o percorrendo affollate vie cittadine, attraversando caotici cafè parigini pieni di vita e parchi dove migliaia di persone si stendono al sole. Una pratica semplice, un passo davanti all’altro, che noi tutti compiamo ogni giorno senza pensarci.

Frédéric Gros ci consiglia, invece, di soffermarci a riflettere sull’importanza di questa attività. Per farlo, ha scritto un libro. Andare a piedi: la filosofia del camminare.

Un libro che parla di gesti quotidiani, del piacere delle piccole cose, camminare appunto. Un testo scorrevole, leggero e piacevole. Ma non solo. La bellezza di questa opera sta nel fatto che Gros ci porta a percorrere un viaggio nell’arte del camminare, prendendo in esame alcuni tra i più grandi pensatori della storia. Nomi altisonanti: Rimbaud. Rousseau, Thoreau, Nietzsche, Wordsworth e Kant. Grandi pensatori, che non sarebbero stati tali se non fossero stati anche grandi camminatori.

«Camminare non era solo una distrazione dal loro lavoro» dice Gros durante un’intervista a una giornalista del Guardian inglese, «camminare era piuttosto il loro elemento. La condizione del loro lavoro».

Rimbaud, che sotto il cielo percorreva sentieri di pensieri e poesie:

«I pugni nelle tasche rotte, me ne andavo/con il mio pastrano diventato ideale;/sotto il cielo andavo, o Musa, a te solidale;/oh! là là! quanti splendidi amori sognavo!».

Rousseau, che nelle sue Confessioni dice:

«Quando cammini tutto è possibile. Il tuo futuro è aperto quanto il cielo avanti a te. E se cammini diverse ore, puoi fuggire dalla tua identità. […] Non sei nessuno. Non hai storia. Non hai passato. Non hai futuro. Sei solo un corpo che cammina».

andare-a-piedi-libro-64054Già nel passato l’atto di camminare rimandava a temi come l’eternità, la solitudine, il tempo e lo spazio. Gros riprende quella tradizione:

«Camminare significa esplorare il mistero della presenza. La presenza nel mondo, verso gli altri e verso te stesso… Quando cammini puoi scoprire che ti stai emancipando dal tempo e dallo spazio… dalla vita stessa».

L’arte di mettere un piede dopo l’altro permette di scendere a patti con noi stessi e di estraniarci dalla velocità dei tempi moderni. Una funzione rigeneratrice, un rimando a una calma perduta.

Se da una parte Gross parla dei pensatori vicini alla natura, ossia al concetto di natura liberatrice, come Wordsworth e Thoureau, allo stesso tempo ci parla della sua Parigi: per lui, esponente della filosofia del camminare nella natura incontaminata, la città diventa una «tortura per gli amanti delle lunghe passeggiate, poiché impone un ritmo irregolare e interrotto».

La città è vista come un malessere, e forse si può dare ragione al filosofo francese, se si considerano le città moderne vittime della frenesia e del caos inquinato generato dalle macchine contemporanee. Ma, mi ritrovo a pensare, ancora permane quel sentore di libertà, quando ci si perde per le vie di una città sconosciuta. Uno stato liberatore che può pervadere il nostro spirito, trasformandoci in piccole reincarnazioni di quel gentiluomo che vagava per le vie cittadine, il flâneur, che, da Baudelaire a Benjamin, ci conduce a un’ulteriore sensazione emotiva che si può provare con il paesaggio.

Non solo nella natura incontaminata, quindi, ma ovunque, a mio parere, si può giovare dell’esperienza del camminare; il libro di Gros, a tal proposito, ci conduce all’interno di una dimensione a passo d’uomo, rendendoci consapevoli di quanto semplice, economico e alla portata di tutti sia afferrare un pezzetto di felicità.

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