La stravaganza può essere definita come un comportamento bizzarro e fuori dal normale, che esce dai limiti e dalla consuetudine. Proprio questo è il concetto alla base del “Birranthology Festival” di Scrofiano, che proprio da qualche anno ha aggiunto “High Extravaganza” all’inizio del suo nome. Un piccolo festival musicale in una piccola frazione del Comune di Sinalunga che ha fatto della stravaganza il suo tratto distintivo: perché è evidente fin dal primo momento che questo festival è diverso dai limiti e dalla normalità tracciati dagli altri festival del nostro territorio.
A breve avrà inizio la tredicesima edizione di “High Extravaganza Birranthology Festival”, all’interno del parco comunale di Scrofiano, rigorsamente a ingresso libero. Da venerdì 23 a domenica 25 agosto si terrà un viaggio musicale attraverso le atmosfere coinvolgenti del Rock’n’Roll, quelle travolgenti dello Psychobilly e quelle elettroniche sognanti della Synthwave. Tre serate diverse, ma collegate da un unico filo conduttore di quello che a tutti gli effetti può essere definito come un “concept festival”: le serate dai titoli Rockin’, Stompin’ e Dreamin’ sono infatti caratterizzate da band affermate a livello internazionale nelle loro nicchie musicali e da spettacoli correlati che contribuiscono a creare le rispettive atmosfere. Dall’arte delle performer burlesque alle selezioni musicali aftershow, dall’attenzione per le birre artigianali e per gli effetti luminosi, i dettagli del festival sono curati in modo da restituire il mood più adatto a serate stravaganti, in cui la performance live è parte integrante dell’esperienza.
Per comprendere meglio il concept di questo stravagante festival, abbiamo intervistato due membri del comitato organizzatore di Scrofiano, Giacomo Spinelli e Luca Farini.
Prima di addentarci alla scoperta del Birranhtology festival, comunque, abbiamo bisogno di introdurre le tre parole chiave che fanno parte della sua filosofia: oltre alla già citata “Extravaganza”, la ribellione (che è poi l’elemento fondante di tutta la tradizione musicale rock e punk) e il retrofuturismo (inteso come corrente artistica che trae ispirazione dal modo in cui il futuro è stato immaginato in passato).
“Dietro un festival come questo non c’è solo l’idea di divertirsi e di stare insieme, ma un filo logico coerente da venerdì a domenica sera. Riprendiamo l’idea dei concept album di una volta, con al loro interno una serie di canzoni che avevano coerenza interna: il Birranthology è un concept festival unico diviso in tre serate, basate su tre sottoculture, tre generi musicali differenti. Non ci interessa solo la musica, ma tutta l’ambientazione che sta dietro agli artisti che si esibiscono facendo uscir fuori la sottocultura di riferimento. Ad esempio, per la serata dreamin’, non c’è solo attenzione alla musica synthwave e darkwave, ma anche all’atmosfera cyberpunk e al retrofuturismo.”
La ricerca degli organizzatori si concentra quindi sulle band più caratteristiche delle nicchie musicali a cui vengono dedicate le rispettive serate (rock’n’roll, psychobilly, synthwave), ma che siano in grado di offrire delle performance live esaltanti e stravaganti, accompagnate anche da una parte visual, luci e costumi adatti alla sottocultura di riferimento. Una scelta dettata dalla necessità di creare un’atmosfera particolare per tutto il festival e di non limitarsi alla scelta dei gruppi da far esibire sul palco:
“Non ci limitiamo a selezionare le band più adatte alla ricerca musicale, ma anche a creare un’atmosfera adatta alle loro esibizioni. C’è quindi una grande cura dei loro costumi e del loro modo di approcciarsi al pubblico. Utilizziamo tipologie diverse di luci e di tonalità di colori per ogni serata, anche attraverso l’utilizzo di luci a neon, per arricchire l’esperienza visiva. Non si tratta quindi soltanto di creare con attenzione un cartellone di artisti, ma di diffondere la sottocultura di riferimento. A questo scopo stiamo lavorando a una fanzine del festival, che elabora durante l’anno i contributi delle culture psychobilly, synthwave e rock’n’roll presenti durante le serate del Birranthology.”
La nuova versione del Birranthology Festival prevede dunque tre serate dedicate ai rispettivi sottogeneri, di cui la serata di apertura Dreamin’ dedicata alla synthwave è forse la più caratteristica: si tratta infatti di un genere di musica elettronica influenzato dalle colonne sonore del cinema e dei videogiochi degli anni ottanta. Queste particolari serate vanno a distanziarsi dalla storia del festival, che era partito agli inizi degli anni 2000 con una scelta musicale generalista per poi prendere una svolta più incentrata sul rock’n’roll.
“Abbiamo iniziato con un cartellone generalista, poi dal 2004 ci siamo concentrati unicamente sul rock’n’roll. Ci siamo fermati per un anno, per preparare la svolta cominciata due anni fa, utilizzando l’extravaganza come faro guida per le nuove edizioni. È stata una scelta che ci permette di valorizzare questo luogo, particolarmente favorevole per l’acustica, sembra quasi un anfiteatro naturale. Il parco di Scrofiano è piccolo, non è un luogo di passaggio: è adatto a un pubblico selezionato che decide di venire appositamente e non per caso, che parcheggia in fondo al paese e segue un percorso tortuoso fino in cima. La svolta degli ultimi anni ci permette di concentrarci sulle nicchie musicali e su un pubblico selezionato, offrendo esperienze uniche per il nostro territorio.”
L’evoluzione nel corso degli anni del festival è stata quindi improntata alla ricerca della qualità musicale, a cui si accompagna la ricerca della qualità nelle birre proposte al pubblico: all’interno del festival è presente una vasta selezione di birre artigianali a prezzi popolari, più di quaranta tipologie di birre (alcune fisse, altre a rotazione in base alle caratteristiche della serata). Vengono inoltre organizzati momenti di formazione ed eventi di degustazione per imparare a conoscere la cultura della birra e approfondire le caratteristiche dei diversi prodotti.
Come risulterà evidente a tutti coloro che hanno partecipato almeno a una serata delle ultime edizioni del festival, il Birranthology ha un approccio molto diverso dagli altri festival musicali del territorio. Non utilizza il meccanismo della sagra per finanziare l’offerta musicale (che, non essendo generalista, è anche meno costosa) e non è un festival di comunità, in cui tutti i membri delle diverse generazioni della frazione sono coinvolti nell’organizzazione (tra gli stand gastronomici, i volontari e i tecnici di palco): piuttosto è portato avanti da un nucleo fondante di appassionati, che è riuscito a radunare altri appassionati dai territori circostanti.
“Il nostro rapporto con la comunità di Scrofiano è molto buono. Forse non tutti hanno ancora compreso le particolarità di questo festival rispetto agli altri, ma hanno imparato ad apprezzare il valore di questo evento che attira tanti appassionati per l’intero weekend. D’altronde il nucleo originario della nostra organizzazione risiede proprio a Scrofiano, ma nel corso degli anni siamo riusciti ad aggregare altre persone che si aggiungono allo staff, compresi alcuni appassionati che frequentavano il festival. A volte ci hanno consigliato di spostarci in luoghi più accessibili rispetto a questo, che non è nient’altro che un piccolo parco strappato al bosco, ma è proprio questa la nostra anima.”
Più volte gli organizzatori hanno ripetuto che il Birranthology non sarebbe stato possibile da nessun’altra parte se non al parco comunale di Scrofiano, e che non sarebbe trasportabile in nessun altro contesto. Tuttavia, dal momento che il concept alla base del festival è così forte e che la comunità di appassionati sta reagendo così bene, è possibile che le serate diventino dei “format” da esportare in altri contesti, soprattutto nella fase invernale.
“Abbiamo puntato tutto sulla qualità del festival e non sulla quantità di pubblico. Anche l’ingresso di giovani leve nel nostro staff va in questa direzione, ovvero ragazzi appassionati che possano portare avanti anche in futuro il Birranthology seguendo le nostre parole chiave. Ciò che vogliamo trasmettere è l’anima profonda di un festival inclusivo, che si stupisce della diversità. Non vogliamo omologarci, ma nemmeno fossilizzarci in una differenziazione estrema che ci fa odiare ciò che è diverso. La nostra è una scelta di inclusione, di uscita dalla normalità. Di stravaganza, appunto.“
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