Le prove del Bruscello 2021 sono iniziate, i bruscellanti sono pronti e Piazza Grande li attende con ansia. Nelle settimane che ci separano dalla spettacolo abbiamo intervistato Alessio Tiezzi, direttore musicale del Bruscello Poliziano.
Cosa si prova a fare parte di un progetto che è riuscito ad andare avanti anche durante una pandemia?
“Sicuramente la prima cosa che mi sento di dire è che è una bella soddisfazione che mi riempie il cuore di gioia e gratificazione. Essere riusciti a realizzare il Bruscello, seppure in maniera ridotta, è stata una sorpresa, abbiamo atteso fino a un mese dalla data e in soli trenta giorni o poco più siamo riusciti a portare sul sagrato di Piazza Grande uno spettacolo degno d’essere visto e apprezzato.
Quest’anno invece la soddisfazione è doppia perché speriamo, ancora non mi sbilancio troppo con le sicurezze, di riuscire a fare un Bruscello vero e proprio che possa seguire a tutti gli effetti le linee guida della tradizione.“
Ad Agosto il Bruscello presenterà la riscrittura di Bertoldo, cosa ci può dire riguardo le musiche e il ruolo che giocherà l’orchestra?
“Riguardo la scelta musicale non avevamo troppe opzioni, dovevamo optare per una musica che avesse un carattere popolare e brillante. Bertoldo porta già con sé degli indizi importanti, noi li abbiamo seguiti. Abbiamo dato spazio a quelle che sono le musiche della tradizione e a quello che è stato lo sviluppo musicale durante gli ultimi quindici anni per il Bruscello. La musica presenterà una scrittura che si rifà alla tradizione colta, con richiami popolari molto forti. Sia il coro che l’orchestra c’erano anche anno scorso, ma il coro non aveva funzione scenica mentre quest’anno si, come da tradizione è il fulcro della rappresentazione. L’orchestra è al completo, ma pensata per questa opera dando risalto ai fiati che aggiungono un sapore quasi bandistico e popolare.“
Le prove in presenza, nel rispetto di tutte le normative, sono già iniziate, cosa si aspetta da questo ritorno alla normalità da parte del Bruscello?
“Potere tornare alle prove in presenza significa tanto per noi. Il Bruscello è comunità, solidarietà, comunicazione ma soprattutto socializzazione e gli schermi rendevano tutto molto piatto. Avverto una sensazione positiva che mi porta a pensare che ormai la paura e il terrore, nei limiti del plausibile, stiano lasciando spazio alla voglia e alla necessità di stare insieme. Adesso abbiamo bisogno di nutrire questa esigenza e questo ritorno alla normalità ci permette di farlo.
Il Bruscello va oltre la parte tecnica, lo spettacolo e la performance è un importante momento di ritrovo per la comunità poliziana e quella dei paesi vicini. La ricerca della serenità e non della diffidenza, questo mi sento di dire che è l’aspetto più importante. Se ci sarà qualcosa di meno perfetto nell’esecuzione in Piazza Grande non sarà un problema e gli spettatori lo capiranno.“
In cosa è riuscito meglio il Bruscello, decidendo di non fermarsi nel 2020 e decidendo quest’anno di lavorare duramente per potere donare alla cittadinanza uno spettacolo completo?
“Il Bruscello assieme al Cantiere e alle altre manifestazione poliziane è riuscito a mandare un grande segnale di vicinanza e supporto alla comunità. Le tradizioni non si sono fermate nonostante il disagio e la popolazione ha potuto aggrapparsi a loro per respirare. Riuscire a dare un contributo alla comunità: è questo il merito più grande. Mai mettere in dubbio il riuscire a farlo.“
Cosa si aspetta dal Bruscello del futuro?
“Il Bruscello è in continua evoluzione, ma è anche qualcosa di fortemente radicato alla tradizione. Proprio a lei deve la sua nascita e popolarità e non ci si può permettere di abbandonarla. Per questo sono felice che quest’anno Bertoldo, il protagonista, sia rappresentato da Stefano Bernardini, figura storica della rappresentazione. Il Bruscello però è anche qualcosa di nuovo e inaspettato, che sorprende.
Tutto dipenderà da chi scrive le musiche da tutti coloro che parteciperanno in futuro. Ogni volta l’approccio e l’esibizione cambiano, ma l’attaccamento alla tradizione è un dovere morale. Lo scrittore lo sente e lo sa, perché si trova davanti ai suoi occhi e alle sue mani qualcosa che è molto più grande di lui, ma mi auguro che abbia sempre la voglia di sfidare la modernità e la sua evoluzione.”
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