Sevizio a cura di Tomas Nomade
La 479esima edizione del Carnevale più antico d’Italia entra nel vivo: mascherete, sfilate, cene nei cantieri e tanto divertimento fanno da contorno alla gara tra i carri realizzati dai quattro cantieri di Foiano della Chiana. Il cantiere degli Azzurri ha portato in piazza “Fuori dall’incubo”, un carro che racconta come i social network abbiano cambiato radicalmente il nostro modo di vivere. Una comodità sì, recita il carro, ma attenzione a non isolarsi e divenire “burattini” di questo fenomeno perdendo in personalità. Il cantiere di Bombolo realizza “Leoni e pecore” ripercorrendo la storia dell’ultimo viaggio dell’esercito del “Leone Nero” che si ritrovò con l’esercito di leoni trasformati in pecore. I Nottambuli presentano “Vinti dalla Fortuna”, volendo puntare i riflettori sul gioco vissuto oggi come una necessità e non come un divertimento fine a se stesso, un male sociale che non sta trovando soluzioni. Il cantiere dei Rustici arriva con “Non sarà l’ultimo ballo, questo apoca-twist”. I Cavalieri dell’Apocalisse sono in viaggio verso la terra, convinti che sia la fine del mondo che visto dall’alto sembra allo sfacelo.
Non sono tante le informazioni che conosciamo a proposito dell’origine e delle vicende storiche vissute nell’arco dei decenni dai quattro cantieri appartenenti all’epoca più moderna del Carnevale di Foiano della Chiana. I protagonisti della goliardica competizione sono ovviamente i carri allegorici costruiti appunto dai cantieri dei quali abbiamo intervistato gli attuali presidenti, proprio per ottenere ulteriori informazioni su questo e su tanti altri temi. Dopo avervi fatto conoscere la storia dei cantieri Rustici e Nottambuli, la nostra redazione ha incontrato il presidente del Cantiere Azzurri Massimo Ciccarelli.
Quali sono le informazioni che sappiamo sulle vicende di fondazione del cantiere? E perchè si decise di assegnargli proprio questo nome, questi colori e questo simbolo?
“Il Cantiere Azzurri è stato fondato nel 1933 e il suo nome deriva proprio dal colore della bandiera che era azzurra, anche perchè a quei tempi non esistevano molte tinte ed è rimasto così da allora. Il primo carro che fu costruito è stato ‘Lo Scarpino’. La nostra storia conta 13 Coppe e parecchi secondi posti, una storia bella attiva e piena di tutto, sia di gioie che di dolori”.
In che modo, all’epoca, il cantiere riusciva a gestire il lavoro di realizzazione di un carro allegorico? Le modalità sono cambiate in tempi più moderni?
“Da allora le tecniche sono cambiate enormemente: una volta si parlava di telai in legno, filo di ferro, non esisteva il cartongesso o la creta, materiali che sono stati introdotti dagli anni ’80, prima era tutto molto più artigianale. Per quanto riguarda l’organizzazione, ognuno lavoravava nel proprio ramo di competenza, c’erano più falegnami perchè a quei tempi anche il ferro non si recuperava facilmente. I primi carri non venivano fatti nemmeno nei cantieri ma nelle capanne o nei garage della gente, poi ci furono i vecchi cantieri e successivamente, dal 1990 il Comune ci ha dotato di questi capannoni e da allora siamo sempre rimasti qui”.
In passato, quali tematiche e quali personaggi venivano rappresentati con più frequenza da questo cantiere nelle proprie opere d’arte fatte di cartapesta? Tutto ciò, che tipo di evoluzione ha subito nel corso dei decenni?
“Il mio cantiere, come poi tutti e quattro più o meno nella loro storia, ha sempre trattato delle tematiche che vanno dal sociale all’amore o alla polemica, sono stati affrontati un po’ tutti i temi anche riguardo la natura e il bene e il male. I carri danno modo di spaziare in qualsiasi genere, magari ci sono dei periodi in cui un po’ tutti ci indirizziamo su qualcosa in particolare ma spesso andiamo ad ondate: siamo poco differenziati da quel punto di vista”.
“Il livello economico non è mai stato alto poiché queste sono associazioni che in definitiva vivono su sé stesse, basate esclusivamente sul volontariato e utilizzando solo materiale recuperato; nonostante ci sia un grande impegno del Comitato bisogna comunque recepire dei fondi anche all’esterno, tramite sponsorizzazioni, donazioni, tesseramenti e amicizie, cercando di arrangiarsi il più possibile. Il momento più brutto di questo cantiere è stato nel 1996 quando bruciò: quello fu un dramma per molti di noi e da allora qualcuno non è mai più rientrato in cantiere. Da allora ha subito una rifondazione e c’è stata una crescita costante arrivata fino ai giorni nostri che, negli ultimi anni, ci ha portato ad essere abbastanza competitivi: abbiamo vinto per due volte consecutive e attualmente siamo arrivati secondi per tre anni e stiamo provando ad arrivare primi. Tutto sommato il momento non è male in questi anni, l’ambiente è sereno e il gruppo è solido e stabile. Sicuramente abbiamo avuto momenti peggiori”.