Poche evidenze scientifiche sul tema più dibattuto delle cellule staminali embrionali per le loro implicazioni etico-morali e religiose. Il convegno promosso a Chiusi da Amici per sempre ha contribuito a fare il punto su possibilità di cura, stato della ricerca, questione etico-religiosa e problematiche legisltative.
Un pubblico attento e composito – costituito da medici, esponenti di istituzioni e di associazioni di malati ma anche di semplici cittadini – ha riempito sabato 11 ottobre il Teatro Mascagni a Chiusi e ha seguito con interesse la giornata dei lavori del convegno promosso da “Amici per sempre”, Cassa mutua di cui Banca Valdichiana è socio sostenitore, sul tema attualissimo delle cellule staminali. Un convegno che non si proponeva di dare risposte definitive su un argomento ancora in corso di definizione, ma che voleva fare il punto sullo stato dell’arte della scienza e della medicina in materia, contribuendo insieme alla condivisione di posizioni e di pareri sulle tematiche più controverse, legate in particolare all’utilizzo delle cellule staminali embrionali.
Si tratta di cellule dette ‘totipotenti’ perché, sembra che potrebbero essere in grado di rigenerare ogni tipo di tessuto attaccato da malattia ma, sul loro utilizzo si aprono molte questioni etico-morali e religiose oltreché normative legate al concetto che un embrione possa essere già persona e quindi la sua inevitabile soppressione per motivi di studio rischia di essere soppressione di una vita.
“Come uomo – ha detto monsignor Manetti, vescovo della diocesi di Montepulciano Chiusi e Pienza invitato a partecipare alla tavola rotonda prevista nell’ambito del convegno e moderata dal giornalista Rai Maurizio Mannoni – dal momento che è impossibile sapere quale è il momento esatto in cui quell’ammasso di cellule diventa uomo, non sarebbe neanche possibile essere sereni con la propria coscienza se venissero utilizzate anche se a scopo di cura e per cercare di salvare altre vite.” “Del resto – ha proseguito Fra Maurizio Faggioni, medico e professore di Bioetica a Firenze – si fa un gran parlare di cellule staminali embrionali ma ancora a livello scientifico siamo agli albori dei primi risultati sui loro possibili utilizzi, mentre ci sono già applicazioni importanti delle cellule staminali adulte del midollo osseo, del tessuto adiposo e del sangue periferico, quindi perché non procedere su questa strada?” In Italia del resto la ricerca sull’embrione è vietata per legge, come spiegato da Andrea Boni, sostituto procuratore della Repubblica a Siena, anche se “questo divieto – ha detto il magistrato – lascia qualche dubbio sulle responsabilità che la nostra generazione potrebbe avere nei confronti delle generazioni future in termini di mancate possibilità di cura e quindi di diritto alla speranza”.
Anche i medici presenti alla giornata hanno confermato che ancora iniziali sono i risultati in termini di ricerca biomedica e in pratica di terapie attuabili già oggi con cellule staminali embrionali che sono per altro studiate all’estero in quei paesi ove la legge lo consente.
Già si utilizzano invece le cellule staminali adulte come spiegato con grande capacità comunicativa nel corso degli interventi di alcuni tra i più importanti ematologi che operano in Italia in materia e che erano presenti al convegno, quali Alberto Bosi e Paolo De Fabritiis, primari dei reparti di ematologia rispettivamente all’ospedale di Careggi di Firenze e al Sant’Eugenio di Roma che hanno spiegato come ormai l’utilizzo di cellule staminali in ematologia sia una realtà per trapianti in caso di malattie tumorali del sangue e che hanno sottolineato quanto sia importante la “donazione di cellule da cordone ombelicale a favore di chi ne ha bisogno e non per uso privato”, una moda lanciata da alcuni vip e che è stato detto chiaramente non aver nessun senso pratico.
“Le cellule staminali – hanno spiegato i professori – non sono pezzi di ricambio da poter mettere da parte e utilizzare per i propri familiari quando si presenta la malattia; questa interpretazione non ha valenza scientifica e peraltro non è permessa dalla legge italiana: infatti chi lo fa si appoggia su strutture estere, a costi altissimi e senza la certezza di affidabilità. La donazione di cellule staminali da cordone ombelicale o da midollo osseo ha senso solo se fatto con spirito solidaristico e messa a disposizione del sistema sanitario nazionale secondo procedure scientificamente corrette.” “Se l’utilizzo di cellule staminali adulte è a buon punto in ematologia, lo stesso non si può dire in ortopedia e traumatologia dove, – ha spiegato il professor Giuliano Cerulli, primario al Gemelli di Roma, professore a Perugia e fondatore della Onlus Nicola’s foundation di Arezzo – siamo ancora ai piedi dell’Everest”. “Ma proprio per questo motivo – ha spiegato Cerulli – è importante procedere nella ricerca per scalare la montagna e dare nuove opportunità di cura grazie alla sinergia tra istituti di ricerca, università e istituzioni”. In altri settori come la cura del tumore della mammella, il prof Giacomo Antonini, direttore di Chirurgia generale all’ospedale di Castiglione del Lago, ha spiegato che vengono utilizzate le cellule staminali del tessuto adiposo per una rigenerazione dei tessuti molli molto importante specie dopo gli interventi, per fortuna sempre più rari, che comportano l’asportazione totale del seno. In diabetologia, ha invece detto Paolo Biagi, ex primario dell’ospedale di Nottola a Montepulciano, “siamo a metà della montagna: si comincia ad utilizzare le cellule staminali, ma c’è ancora molto da fare”.
“La scienza è un divenire continuo per definizione”, ha concluso, citando Alexander Fleming, il professor Mauro Antimi, primario oncologo emerito al Sant’Eugenio di Roma e uno dei membri del comitato scientifico di Amici per sempre che, insieme ai dottori Giorgio Ciacci e Mario Aimi, ha promosso il convegno. “Proprio per questo – ha spiegato Antimi – sono importanti occasioni che come questo convegno contribuiscono all’informazione e alla consapevolezza perché è attraverso questi strumenti che anche il malato può affrontare meglio la malattia e la cura”.
“E’ questo – ha proseguito il presidente di Amici per sempre Carlo Capeglioni – l’obiettivo della nostra Cassa mutua al di là del sostegno concreto nel momento del bisogno con sconti e rimborsi. L’obiettivo è contribuire alla prevenzione della malattia attraverso la divulgazione e l’informazione”.
Obiettivo raggiunto se ognuno dei partecipanti al convegno è uscito sabato dal Teatro con una consapevolezza maggiore riguardo alla natura e alle potenzialità delle cellule staminali e alle possibilità di cura che l’avanzare della ricerca scientifica in sintonia con istituzioni e etica può garantire. Soddisfazione per la qualità del convegno e la grande partecipazione è stata espressa da Banca Valdichiana e in particolare dalla sua presidente Mara Moretti e dal suo direttore Fulvio Benicchi che hanno confermato la volontà di proseguire su questa strada.