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Circo Paniko, un tendone giallo e blu per un’ipercontaminazione artistica

Circo Paniko, un tendone giallo e blu per un’ipercontaminazione artistica

Un tendone giallo a spicchi blu, una tenda che divide il mondo reale da quello fantastico, un’illusione che si realizza tramite l’arte della danza, della musica e del teatro, il Circo Paniko è un microterritorio che non ha confini di nessun genere ma anzi li ridisegna ogni volta attorno al proprio tendone in qualsiasi luogo in cui atterra invadendo l’intorno fino a vivere pienamente quel luogo e la sua comunità.

Circo Paniko è stato ospite della Valdichiana, a Chianciano Terme, per tutto il mese di Aprile, e La Valdichiana, oltre a vedere lo spettacolo Eu-Phon, è andata a scoprire che cosa c’è dietro le quinte di un circo che prima di tutto è coralità espressiva. Il Circo Paniko, è un collettivo artistico di circo contemporaneo che si distingue dal circo tradizionale perchè è senza animali e non discende da famiglie circensi,: nato nel 2008 come una delle prime e più numerose compagnie di circo contemporaneo in Italia, fonde tecniche circensi, con la musica, il teatro e la danza, la recitazione e l’illusionismo.

Il Collettivo Paniko, nelle persone di Sara e Monica, ci hanno accolto sotto il loro tendone giallo dopo lo spettacolo Eu-Phon per raccontarci del loro gruppo, un collettivo internazionale di artisti circensi, musicisti e liberi pensatori. Il Paniko viaggia con il proprio teatro/tendone e ci tengono a precisare che non si spostano mai senza, un po’ come se fosse un guscio che gli permette di creare quelle illusioni di cui spesso la mente ha bisogno, riuscendo a portare i loro spettacoli in giro tutta Europa.

Ciao Sara e Monica, di quanti elementi è composto il Collettivo Paniko e dove nasce? “Nasce a Bologna. Quando parli di Circo Paniko parli di almeno 60 persone che ruotano intorno al nostro collettivo, ognuno con la sua storia personale e artistica composta da tante discipline perché adesso il teatro ‘nuovo’ è ipercontaminazione. C’è chi viene dalle arti del circo, chi arriva dalle scuole di danza, chi dal teatro, dai conservatori o anche autodidatta musicista, ognuno con la sua formazione e preparazione”.

Il Circo Paniko si definisce un collettivo nomade, ha un’organizzazione interna orizzontale e non ci sono dirigenti o strutture gerarchiche, ma ha un modello gestionale basato sul confronto, la delega e la decisione condivisa. I membri del collettivo svolgono tutte le mansioni necessarie al suo funzionamento, ne curano la direzione artistica e autoproducono i progetti che ritengono validi. Come fate ad accogliere nuovi membri all’interno del Collettivo?

“Qui c’è una filosofia che è anche il nostro manifesto, qui c’è un’organizzazione orizzontale e non ci sono gerarchie. Spesso creiamo spettacoli con la testa di dodici persone diverse, così come per tutto, dagli allestimenti, al montaggio e allo smontaggio, dalle luci alle musiche, per cui quando entri nel collettivo non è detto che si faccia sempre e solo spettacoli, c’è da portare avanti tutti i settori. Ognuno di noi ha altri progetti nella vita e il Collettivo è uno spazio aperto e libero dove ognuno si deve sentire suo nel rispetto anche degli altri”.

L’arte circense, come la storia ci insegna, nasce come forma di aggregazione popolare, fonte di ispirazione per altre arti come la pittura, il cinema o la musica. Ed è proprio la musica dal vivo che nello spettacolo Eu-Phon del Paniko si pone come padrona della scena, intorno a lei giocano trapezisti, danzat-tori, ballerini e attori. Gli artisti e le atmosfere che si vengono a creare portano lo spettatore in altri mondi: nello spettacolo non si distinguono più le acrobazie pure dall’attoriale, la perfomance del singolo dalla coralità espressiva. Personaggi dipinti o presunti veri, quasi folli, immersi nella musica e nell’illusione, accompagnano il pubblico in un’esperienza sincera, elegante e divertente.

Gli spettacoli del Circo Paniko prescindono dalla scenografia e dai suoi aspetti creativi, un lampadario o una grande scalinata, numeri acrobatici, giochi prospettici e narrazioni: la pista si trasforma in lungo corridoio o in una sala da ballo, portando lo spettatore a viversi un’esperienza surreale, quasi a chiedersi: “e adesso che succede?’

Come nasce lo spettacolo “Eu-Phon – Cronaca di un concerto annunciato”? chiediamo a Sara e a Monica. “Eu-Phon è uno spettacolo che nasce da cinque teste, ha una regia collettiva che mette insieme chi ha più attitudine alla parte creativa, chi più alla parte scenica o alla parte organizzativa. Le risorse sono interne, non c’è mai stata una sola modalità operativa, dietro a ogni spettacolo c’è una coralità di teste e di braccia che lavorano. Il Collettivo, per ogni spettacolo, è abituato all’ascolto e alla condivisione, al contrario per noi non sarebbe la stessa soddisfazione di quando invece portiamo in scena un lavoro su cui hanno lavorato più elementi interni”.

Il Circo Paniko non si ferma alla morale delle cose ma va oltre, è un esempio di come la vita basata sulla cultura della non-violenza, dell’arte e della festa, rappresenta un momento di aggregazione e condivisione universale che dovrebbe essere alla base di ogni progetto di qualunque natura esso sia. Con la sua filosofia gli artisti di Paniko hanno creato negli anni una fittissima rete di relazioni con soggetti sparsi sul territorio europeo con cui condivide l’obiettivo della diffusione e promozione dello spettacolo dal vivo in ogni sua forma, non riconosce i confini politici e ideologici che tendono a separare gli individui ed il pubblico a dare valore all’esperienza vissuta sotto tenda.

La Valdichiana li ringrazia per essersi fatti conoscere nel nostro territorio e si augura che sia solo il primo dei tanti Collettivi che possa ipercontaminare la Valdichiana con la sua arte.

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