Se Contignano riuscì a ribellarsi ai Salimbeni il 7 luglio 1409 e a diventare libero Comune, lo si deve anche allo scisma d’Occidente. Il periodo dei due papi, uno dei quali residente ad Avignone e l’altro a Roma (anzi, per un periodo furono tre), contribuì a un rimescolamento politico che ebbe profonde ripercussioni in val d’Orcia, area cuscinetto tra lo Stato della chiesa e la Repubblica di Siena.
Queste vicende storiche, sconosciute ai più, sono state al centro di una festa rievocativa e di un convegno lo scorso fine settimana, con la pressenza dello storico (e amministratore locale) Fausto Cecconi e di Massimo Fabbri, docente dell’università La Sapienza di Roma. L’appuntamento “medievale” si è protratto per due giorni, in questa frazione di Radicofani, con tanto di banchetti, fuochi d’artificio, giullari e animazioni in costume, con una attenzione rigorosa al passato. Ad esempio, è stato riproposto un dolce, il serpe regolo (a forma di serpente) coperto di mandorle, per recuperare una tradizione locale, addirittura pagana.
“La riscoperta delle nostre origini – commenta il sindaco di Radicofani Francesco Fabbrizi – è lo strumento su cui fondare la promozione e la rinascita dei nostri borghi. Senza recuperare il loro valore storico, la loro importanza culturale, non sarebbe possibile pensare a uno sviluppo. Va quindi dato il merito alla proloco di Contignano di avere organizzato una iniziativa curata filologicamente, e di alto livello”.
Contignano per un periodo appartenne ai Farnese, nota famiglia della Tuscia (come si sa legata allo Stato pontificio) poi passò ai parenti Salimbeni che, dall’originaria rocca di Tentennano, riuscirono a instaurare una piccola signoria, raggiungendo località come Radicofani, Celle sul Rigo, Castiglioncello del Trinoro e Chiusi.
L’esistenza di un papa francese rimescolò le carte e portò in val d’Orcia mercenari bretoni, che devastarono il territorio. Gli abitanti di Contignano riuscirono a reagire agli invasori, uccidendone circa ottanta. A quel punto ebbero anche l’occasione di ribellarsi a una famiglia nobile, rimasta senza un appoggio politico sulla sponda romana, nella confusione politica internazionale che si era creata.
Contemporaneamente, i Senesi promettevano sgravi fiscali e aiuti a chi passava dalla loro parte. La cacciata dei Salimbeni arriva da questo tortuoso percorso e da particolarissime condizioni, che hanno fatto di Contignano un libero comune fino agli ultimi anni del 1700. Per inciso, i Senesi nello steso perodo presero in affitto la rocca di Radicofani dal pontefice di Avignone, fino alla definitiva assegnazione da parte di Pio II, il senese Enea Silvio Piccolomini. E proprio nella fortezza di Radicofani la nuova gestione ha iniziato a proporre, già domenica scorsa, giochi di ruolo e personaggi in costume, che arricchiscono la visita all’imponente struttura, che fu il rifugio di Ghino di Tacco.