Il festival internazionale di fotografia di Cortona on The Move rinnova il suo impegno culturale e lo fa con un’edizione in grande stile, che rispetta pienamente le aspettative e porta decisivi momenti di riflessione e confronto in un contesto efficace. Anche per l’edizione 2023, infatti, è stato possibile godere del festival nella sua forma diffusa all’interno della città di Cortona, con una serie di installazioni che hanno portato il proprio sguardo culturale sul mondo: la Stazione C di Camucia, il Palazzo Baldelli e l’ex Magazzino delle carni nel centro storico, la Fortezza del Girifalco.
Cortona on The Move 2023 si è svolta dal 13 luglio al 1° ottobre e ha proposto oltre 40 mostre fotografiche ai tanti visitatori che anche quest’anno hanno dato fiducia a un’organizzazione sempre più attenta ai temi della contemporaneità. Workshop ed eventi correlati hanno arricchito l’offerta del festival, insieme a importanti collaborazioni internazionali che hanno permesso di aprirsi allo sguardo di altri curatori e altre culture.
“Cortona On The Move è sempre stato un festival immerso nella realtà e ancor più oggi vuole affermarsi come un evento che promuove la cultura, comunica e racconta il mondo a tutti, in modo inclusivo. Una bussola che ci orienta verso lo sviluppo di una consapevolezza visiva e che contribuisce alla comprensione del linguaggio fotografico come strumento di narrazione e di indagine. – è il commento di Veronica Nicolardi, direttrice del COTM – Un Festival che offre un patrimonio di spunti che approfondiscono il racconto del presente e che arricchiscono l’esperienza di fruizione del pubblico. Perché la cultura non può essere creata e diffusa senza pensare alla sua accessibilità. La cultura dovrebbe essere una sfida nei termini in cui rappresenta un invito a pensare in modo critico, a confrontarsi con idee e punti di vista diversi dai nostri. “
Tra le mostre fotografiche del Cortona on The Move 2023 ci sono documenti importanti, come “Get Rich or die tryin'” che ripercorre 50 anni di rap dal Bronx alle passerelle delle più grandi case di moda. Particolarmente riuscita anche “Aka Zidane” di Michael Zumstein, che si concentra sulle maglie da calcio indossate in Africa come costumi di eroi contemporanei. Ma anche l’esposizione dei fotoromanzi della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che restituisce uno spaccato dell’Italia dell’immediato dopoguerra, oppure l’archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo dedicato al paesino calabrese di Africo.
La fotografia contemporanea consente di stabilire una connessione più profonda con i visitatori delle mostre, attraverso spunti di riflessione che superano l’impatto visivo delle opere. È il caso di “Lessons on how to survive inflation from a pro” di Irina Werning, che ha portato una serie di immagini ironiche per farci porre attenzione sulle problematiche legate all’inflazione, partendo dalla propria esperienza in Argentina. Ma anche di “Garden of earthly delights” di Nick Hannes, che usa la stessa matrice ironica per ritrarre le contraddizioni di Dubai, tra lusso sfrenato e globalizzazione. Fino al curioso “10-Euro Outfits” di Hans Eijkelboom, che con una mostra apparentemente comica (l’autore si è ritratto in posa con 32 abiti acquistati al prezzo massimo di 10 euro) ci spinge ad analizzare il modo in cui l’aspetto e l’abbigliamento influiscono sul rapporto tra individuo e identità.
La forza di Cortona on The Move 2023 è anche quella di proporre le mostre attraverso delle istallazioni impattanti, che consentono un coinvolgimento profondo da parte del pubblico e una comunicazione più efficace dello sguardo culturale dell’artista. È il caso di “Invisibile Cities Calais” di Marco Tiberio e Maria Ghetti, in cui l’archivio fotografico del campo profughi della Francia del nord è stato presentato come un catalogo di annunci immobiliari di una fantomatica agenzia. E persino di “Where Children Sleep” di James Mollison, che propone dei ritratti di stanze in cui dormono i bambini, che possono essere fruite soltanto sdraiandosi sui letti a castello della camerata allestita all’interno di Palazzo Baldelli.
Un’amica che ha visto le mostre mi ha suggerito una chiave di lettura, ovvero che “ogni fotografia è politica”. Anche quando l’intento dell’artista è diverso, infatti, ogni fotografia diventa comunque un atto politico, inteso come riflessione sul modo di organizzare la vita pubblica. Il soggetto, la direzione, il tempo, il modo in cui realizzare la fotografia, sono tutte scelte da un’artista, che con l’atto stesso di realizzare quell’opera compie una scelta politica, dando al pubblico il proprio messaggio, che è la sua visione del mondo e dei rapporti di potere tra le persone.
Aggiungo che la riflessione è ancora più ampia, ed è figlia di una nutrita bibliografia che attraversa l’antropologia visiva e l’arte contemporanea in generale. La mostra fotografica è mediata da due sguardi culturali diversi e compenetranti: quello dell’artista e quello del pubblico. L’artista opera una scelta, e ciò che decide di vedere, di ritrarre con l’obiettivo della propria camera, opera una cesura tra ciò che viene ritratto e ciò che rimane fuori dai cornici dell’immagine. Vede già il mondo attraverso lo specchio della propria cultura e della propria idea del mondo, decidendo di mettere l’attenzione su un aspetto piuttosto che su altri, ed è questo sguardo che cerca di trasmetterci attraverso le sue opere. Noi come pubblico, a nostra volta abbiamo un altro sguardo culturale che si interpone tra noi e l’opera, perché anche noi abbiamo i nostri preconcetti, le nostre idee di mondo, le nostre abitudini. Quando osserviamo una mostra fotografica, non è scontato che il nostro sguardo si soffermi sugli stessi aspetti che interessavano l’artista; neppure rispetto agli altri spettatori.
Un duplice sguardo culturale, tra noi e l’artista, come due specchi che alterano la visione dell’opera. Ma questa non è una mancanza, bensì un punto di forza: perché l’esperienza di due persone in una mostra fotografica non sarà mai la stessa, così come due persone che guardano un oggetto non poseranno il proprio sguardo esattamente sugli stessi aspetti. In questo senso, il merito di Cortona on The Move è quello di favorire l’apertura di nuovi sguardi culturali, permettendoci di scoprire anche il nostro, non soltanto quello dell’artista.