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“Da Londra a Venezia in 60 minuti”: alla riscoperta di sonorità antiche al Teatro Caos

“Da Londra a Venezia in 60 minuti”: alla riscoperta di sonorità antiche al Teatro Caos

Sabato 29 Febbraio al Teatro Caos di Chianciano Terme partiamo per un viaggio alla scoperta di sonorità nuove – o, per meglio dire, nuovamente antiche. Nel concerto Da Londra a Venezia in 60 minuti, scopriremo infatti come famosissime composizioni barocche (tra cui Vivaldi) suonavano in origine, grazie a copie di strumenti dell’epoca.
Questa è la missione dell’Early Echoes Baroque Ensemble, che sui palchi porta musiche di epoca barocca in esecuzioni filologicamente corrette. Sono brani che siamo abituati a sentire suonati con gli strumenti di oggi, ma le sonorità originali erano tutt’altra cosa.
Cosa ci aspetta in questo concerto? Ne abbiamo parlato con il trio di musicisti.

Perché “Da Londra a Venezia in 60 minuti”? È un titolo che fa immaginare un viaggio.
“È un viaggio, musicale ovviamente, perché con una sequenza di brani partiamo da Londra e arriviamo fino a Venezia, e attraversiamo l’Europa ripercorrendo la musica di vari autori.
Partiamo da Londra con Pepusch, poi arriviamo in Germania con Telemann, andiamo in Francia per un pezzo di Rameau per clavicembalo solo e infine arriviamo a Venezia con Vivaldi.
È musica barocca, l’epoca che va dalla metà del ‘600 alla metà del ‘700, e quindi la suoneremo con gli strumenti classici di allora: i flauti, l’oboe barocco, l’oboe da caccia, il clavicembalo.
In questo viaggio c’è un confronto tra due scuole di allora: quella italiana e quella francese.
Il pezzo di Pepusch e quello di Telemann sono riconducibili alla prima, anche se vengono dall’Inghilterra e dalla Germania. La scuola tedesca di Telemann infatti non esisteva all’epoca, si è formata dopo, perché i tedeschi hanno sempre preso un po’ dall’Italia e un po’ dalla Francia, ma fondamentalmente è una scuola italiana.
Il viaggio è tranquillo, la musica è omogenea, ma il pezzo di Rameau è un po’ la “nota stonata”, perché essendo di scuola francese viene eseguito secondo gli stilemi francesi: il modo di suonare è diverso rispetto agli altri.”


Perché proprio la musica barocca?
“Quando eravamo piccoli tutti noi abbiamo comprato i dischi di musica barocca incisi da maestri che sono ormai passati alla storia. La musica che loro hanno suonato o diretto, però, oggi sarebbe da cestinare. L’hanno incisa con strumenti moderni, mentre gli studi filologici – sugli strumenti, sulle esecuzioni – hanno dimostrato che i suoni erano diversi da quelli che siamo abituati a sentire.
Un musicista che si affaccia oggi a fare questa musica prima di tutto cerca gli strumenti dell’epoca, o copie di strumenti dell’epoca. Perché i suoni che vengono emessi da quegli strumenti, l’intonazione, il colore, la timbrica sono completamente diversi da quelli degli strumenti moderni. Se prendiamo un clarinetto moderno questo ha tutte le chiavi, le note vengono tutte perfette e intonate. Negli strumenti antichi le chiavi non esistevano, quindi le note vengono fatte con posizioni molto difficili, è completamente diverso il modo di suonare e i suoni a volte non sono perfettamente intonati. La bellezza degli strumenti antichi è anche questa.
Per questo c’è un moto di rivolta per quello che è stato fatto da quei maestri. Questo non lo diciamo noi: la scuola olandese è già da trenta, quaranta anni che ha cominciato a fare esecuzioni filologicamente corrette e da lì è cambiato il mondo.
Per cui adesso si tende a eseguire la musica barocca con gli strumenti di quell’epoca, perché è il modo migliore per rappresentarla, per eseguirla, per capire a pieno cosa fosse.
Il fatto è che se si iniziano a gustare questi brani suonati con gli strumenti giusti, ci si rende conto che gli strumenti moderni sono belli, perfetti, molto luci, ma non producono le sonorità di una volta.
Quindi abbiamo scelto la musica barocca con gli strumenti barocchi per una sensibilità personale: una volta conquistata difficilmente si torna indietro.”

Questa fedeltà al passato e alla storia dei suoni come si rapporta con il pubblico di oggi?
“Magari è un repertorio di nicchia, almeno all’inizio. Ma ci sono dei pubblici che conoscono molto bene queste cose: sono pubblici molto fedeli e precisi, cercano l’esecuzione filologicamente corretta, vanno proprio in cerca di questo tipo di esecuzioni.
Questo vale molto per il pubblico tedesco e anglosassone, ma anche per quello italiano, che ha iniziato a scoprire questa musica.
Il gusto per le esecuzioni filologicamente corrette, d’altra parte, non è nato adesso, c’è già da tempo.
All’inizio può essere musica di nicchia, magari in alcuni contesti attecchisce di meno, ma è solo questione di scoprirla: una volta che senti Vivaldi o Telemann suonati con gli strumenti originali non torni indietro, è proprio un’altra storia.
Il nostro viaggio serve proprio a questo. Per chi non ha mai sentito una riproduzione fedele, è un’esplorazione, un viaggio di scoperta.
Quando si parte e si fa un viaggio non sappiamo mai cosa potrebbe succedere. Intanto, però, bisogna partire.
Per questo abbiamo scelto musica abbastanza omogenea: non volevamo discutere nello specifico di confronti tra scuole, modalità di esecuzione, quello verrà in altri concerti. Questo invece è un viaggio iniziale, perché per viaggiare innanzitutto bisogna partire.”

Partiamo allora con l’ensemble Early Echoes (echi antichi) alla riscoperta di vecchi suoni nuovi. Partenza fissata per sabato 29 alle 21.15 al Teatro Caos di Chianciano Terme.

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