Ogni anno, in occasione dell’8 marzo, c’è sempre un gran discutere sulla Festa della Donna, sulla sua effettiva utilità rispetto al raggiungimento della parità tra i sessi. Secondo molti è una festa sessista, secondo altri è un evento puramente commerciale, privo ormai di qualsiasi valenza sociale avesse in origine. Le informazioni riguardo alle origini e alla storia di questa festa sono molto confuse, e ammetto che io stessa non ne sapevo un granchè fino a oggi. Percui ho aperto Wikipedia e ho fatto qualche piccola ricerca, e mia grande sorpresa mi sono resa conto che tutto quello che mi era stato detto a riguardo era completamente sbagliato.
La Festa della Donna venne celebrata per la prima volta negli Stati Uniti il 23 febbraio 1909 come manifestazione in favore del diritto di voto femminile, appoggiata dal Partito Socialista americano. Negli anni successivi (1910-1911) venne ripresa anche da alcuni paesi europei quali Germania, Francia, Austria, Svizzera, Svezia e Danimarca. L’origine di questa festa si basa quindi sulle rivendicazioni sindacali nate in America e in Europa a inizio ‘900, che reclamavano migliori condizioni di lavoro per le donne, salari adeguati e il diritto di voto a prescindere anche dalla classe sociale di appartenenza.
L’8 marzo 1917, le donne di San Pietroburgo, in Russia, guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della Prima Guerra Mondiale. La protesta incoraggiò la nascita di ulteriori manifestazioni, che portarono infine alla rivoluzione di febbraio e alla caduta dello zarismo.
In Italia, la Giornata internazionale della Donna fu celebrata per la prima volta il 12 marzo 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia. Il periodico quindicinale Compagna riportò in seguito un articolo di Lenin, che ricordava l’8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.
Penso che al giorno d’oggi, 2014, la Festa della Donna abbia veramente perso, almeno in Italia, quella valenza sociale che aveva in origine, per colpe che francamente non mi sentirei di affibbiare a nessuno se non al tempo e al cambiamento.
La discriminazione sessuale si è evoluta di pari passo con l’emancipazione della donna, spostandosi in alti ambiti e sopravvivendo in forme forse più subdole.
La Festa della Donna oggi risulta effettivamente sessista, perchè al giorno d’oggi è sessista che ci sia una festa della donna e non una festa dell’uomo. Al giorno d’oggi è sessista che la società debba dare qualcosa di più alla donna per riconoscerne il valore. È sessista l’ipocrisia che si crea in quegli ambienti che magari si prodigano sulle quote rosa, che fanno finire qualsiasi sostantivo legato a una femmina con -a mandando a quel paese l’idea di estetica fonetica propria della lingua italiana (credo fortemente che nell’evoluzione di una lingua sopravviva solo ciò che suona bene, e “ministra” suona orrendo), ma che poi nel privato non applicano questi concetti, perchè la società insegna che la donna lava i panni e che l’uomo programma il videoregistratore.
Secondo me, una festa come il Carnevale sarebbe molto più adatta a promuovere la parità dei sessi. Immaginate una festa durante la quale i ruoli vengono completamente invertiti: per qualche giorno gli uomini di famiglia dovranno fare il bucato, cucinare, rammendare i panni e lavare i pavimenti; le donne, invece, saranno assegnate al cambiare le lampadine, a fare buchi nel muro col trapano, a tagliare la siepe e a pulire le ventole del computer. Questa, secondo me, sarebbe un’esperienza costruttiva per entrambi i sessi, che ci aiuterebbe a comprenderci a vicenda e a capire che la maggior parte delle differenze di genere sono dovute a costrutti sociali piuttosto che a vere e proprie predisposizioni genetiche.