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F1: C’era una volta la sconfitta con onore

F1: C’era una volta la sconfitta con onore

Molti fan vogliono vedere Sebastian Vettel perdere, perché il Campionato tornerebbe eccitante ed elettrizzante per tutti” ha detto Bernie Ecclestone. E subito tornano alla mente anche i fischi e gli urli di disapprovazione, quando il tedesco saliva sul podio, per 13 volte su 19, nel corso della stagione passata.

È vero, Vettel ha vinto quattro campionati del mondo di fila con la sua Red Bull, con domini a dir poco imbarazzanti, a tratti, ma non è – fortunatamente o sfortunatamente – un film mai visto (e qui si confida nella buona memoria degli appassionati veri). Quello che ci permettiamo di non condividere, è il fischiare e disapprovare la vittoria onorevole di un avversario, quale che sia, che ha come “colpa” di aver vinto troppo. È preoccupante vedere quest’atteggiamento sempre più diffuso e comune tra i fan di F1. Non ci si limita solo allo “speriamo che quest’anno vinca qualcun altro“, progressivamente si è passati a sfottò sempre più pesanti e accaniti verso il vincitore, ma ci permettiamo anche di dire che, alla lunga, quest’atteggiamento stanca e non è per niente sano per la tifoseria e per la disciplina stessa.

Se tanto ci si accanisce contro le “vittorie facili” di Vettel, e tanto ci si augura che “perda” nelle maniere peggiori possibili, viene da pensare che si sia perso di vista un principio affascinante che, secondo noi, è alla base del motorsport: la sconfitta con onore. Ricordiamo tutti delle belle sconfitte con onore, fatte di lotte esaltanti sul filo del rasoio, giro dopo giro, stagioni caratterizzate da incertezza fino all’ultima gara, che tutti ci apprestavamo a vedere con il cuore in gola. È brutto lasciare nel cassetto il ricordo di un’emozionantissima stagione di F1 del 1998, dove alla fine, c’era l’amaro in bocca per il perdente (Michael Schumacher) che aveva tentato il tutto per tutto per rimontare, ma c’era anche un senso di compiacimento e di divertimento, nell’aver visto una lotta di alto livello. E non mancava il senso del rispetto verso il vincitore (in questo caso Mika Hakkinen). Era bello, bellissimo vedere lo sconfitto andare dal vincitore, a testa alta, e vederlo stringergli la mano. È brutto essersi dimenticati di una stagione come quella del 2006, ci viene da aggiungere, dove la lotta per il campionato è stata esaltante, esplosiva (in tutti i sensi).

La nostra proposta, per questa stagione 2014, è di provare a ripensare alla sconfitta. Magari per i più, una sconfitta con onore è diventata troppo cavalleresca e romantica, troppo lontana e diversa rispetto a questa F1. Tuttavia, pensiamo che sia ancora un bel modo di perdere sano, senza augurare brutti mali, guasti e incidenti, che non vorremmo provare mai provare su noi stessi…

Si ringrazia Passione a 300 all’Ora per l’articolo e il contributo. 

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