Che la Formula Uno abbia perso milioni di telespettatori è cosa fin troppo nota, se ne sta parlando anche fin troppo: dai 50 milioni di telespettatori persi nel 2013, al fatto che questo nuovo regolamento, che ha cambiato la categoria radicalmente in maniera poco chiara, abbia fatto perdere ulteriore interesse nella F1. È diventata una categoria fatta di DRS, KERS, gomme di pastafrolla per incentivare uno spettacolo che di spontaneo oramai ha poco. Per renderlo più “elettrizzante” hanno pensato anche a comminare penalità per una qualsiasi manovra fatta “sopra le righe” secondo lo sterminato e cavilloso regolamento, hanno pensato di introdurre la patente a punti che per educazione definiamo “discutibile”, in realtà è un ulteriore modo per scavare ancora di più la fossa al motorsport.
Ma perché vengono fatte tutte queste regole, rettifiche, integrazioni? Perché la F1 pensa solo ai diritti televisivi, ma sa anche benissimo che il telespettatore, se vede una gara noiosa, si addormenta sul divano – e la volta dopo magari ci pensa a guardare la F1. O ancora peggio per la F1, cambia canale e cerca dell’altro da vedere, fino ad arrivare a spegnere la TV e andarsene fuori casa a godersi il weekend. E per il bene degli spettatori, bisogna cercare di dare spettacolo sin da subito, in maniera frammentaria, ma continua: via con le gomme da cambiare dopo pochi giri, il DRS rotto, le Power Unit che fanno quello che vogliono, frenate elettroniche che fanno quello che vogliono, il KERS che fa le bizze. Però magari alla fine ci si ricorda a malapena chi ha vinto, chi ha sorpassato chi, “Ma c’è ancora Webber in Red Bull? Ah, no? E Massa dov’è? Ancora in Ferrari?”. Però magari, questi spettatori un po’ occasionali, qualche gara in TV l’hanno vista, ma nei loro occhi si legge una vaga perplessità di fronte a tutto questo spettacolo – che spettacolo non è…
Certo, il fatto che la F1 (per quanto riguarda il nostro Paese, ma non solo) sia passata a Sky, con qualche gara trasmessa in diretta ancora dalla RAI, non aiuta. (Potrei aprire una parentesi enorme sul fatto che, personalmente, il commento di Sky mi stia facendo rimpiangere la RAI e se posso, evito di vedermi le gare su Sky, ma questo è un altro discorso che non voglio affrontare qui, che varrebbe anche per il commento della MotoGP su Sky). Torniamo al punto: Sky è una TV a pagamento, di questi tempi è anche più difficile concedersi qualche spesa extra, magari si fa quel che si può a recuperare l’andamento di una gara… Ed è qua che la F1 sta evidentemente perdendo un’occasione grossa.
Anche se si è impossibilitati a vedere la gara in TV, ora la maggior parte della popolazione, di cui una certa percentuale è appassionata di F1, dispone di uno smartphone o di un tablet a cui connettersi. C’è chi segue l’andamento delle gare su Twitter, su Facebook, ma difficilmente gli account ufficiali della F1, o anche delle scuderie stesse sono stati predisposti per incentivare una fruizione più social-oriented delle gare. Eppure basta poco: si possono mettere snippet video della gara a disposizione in tempo reale sull’applicazione ufficiale, si può anche pensare di mettere a disposizione i momenti salienti della gara come contenuti scaricabili. Si potrebbe anche pensare di risolvere il nodo del regolamento oscuro mettendo a disposizione video e altri contenuti che chiarificano cosa sia una Power Unit, com’è fatta; che cosa voglia dire DRS, KERS e via discorrendo. Non ci vuole un documentario mastodontico sullo stile BBC o sul modello del National Geographic, perché la fruizione si è fatta sempre più frammentaria e discontinua, nel mare magnum di input e informazioni cui siamo sottoposti ogni giorno. Di un video di 10 minuti su YouTube, lo spettatore ne guarda sì e no due minuti, quindi poi passa a guardare altri video. Potrebbe valere la pena anche di fare un account ufficiale della F1 su Instagram o su Tumblr e mettervi gli scatti più spettacolari della gara del momento – che sia però anche un contributo aperto ai fan, ai fotoamatori, a tutti i fotografi presenti a scattare. Il fan va coinvolto sui social network, ed è per questo che sono ampiamente utilizzati e oramai il loro uso è consolidato nella vita quotidiana. Queste idee peregrine non sarebbero comunque risolutive e non fermerebbero la fuga di spettatori dalla F1, ma è un buon inizio per fidelizzare i fan più giovani, che di F1 magari sanno poco e guardano poco la TV, ma usano molto i social network. Forse non è una coincidenza che il primo calo di spettatori sia arrivato proprio quando Twitter e Facebook hanno fatto il loro debutto su Internet, tra gli otto e i dieci anni fa. Nel frattempo, qualche pilota ha capito che postare una foto su Facebook, scrivere in maniera più colloquiale e informale, meno ingessata, almeno permette ai fan di vedere cosa ci sia dietro un casco, dato che quest’ossessione per il management della F1 verso la televisione ha “ucciso” le personalità dei piloti.
Il modo in cui fruiamo di qualsiasi contenuto è profondamente cambiato negli ultimi anni, a velocità vertiginosa e a volte spaventosa, ma c’è chi è sopravvissuto e ha raccolto la sfida e si è saputo rinnovare, mantenendo un buon rapporto con i propri fan e clienti. Se la F1 non è in grado di capire e di approfittare della grandissima potenzialità dei social network, non ci sono ennesimi cambi improbabili di regolamento che terranno di fronte all’abbandono di questa splendida categoria al suo destino.
Si ringrazia Passione a 300 all’Ora per il contributo.