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House of Cards – Giochi di potere “for dummies”

House of Cards – Giochi di potere “for dummies”

Frutto di un riadattamento della omonima serie inglese, House Of Cards rappresenta uno dei prodotti più interessanti nel panorama delle serie TV provenienti da oltre oceano. La serie, prodotta dal celeberrimo David Fincher, mostra una visione abbastanza critica della politica, in questo caso americana, narrando i giochi di potere che attua il protagonista, Frank Underwood, per cercare di conquistare la poltrona di Segretario di Stato degli Stati Uniti.

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Novità. Al di là della estrema qualità della trama, House of Cards, rappresenta senza dubbio, un esperimento commerciale di notevole successo. La serie è stata infatti distribuita per la prima volta in streaming da Netfilx. Il colosso americano dei video on-demand (con oltre 36 milioni di utenti a Marzo del 2013) ha reso disponibile gratuitamente, dal 1° Febbraio 2013, l’intera prima stagione ai suoi utenti. Presentato nel 2011, Netflix ha dimostrato di voler scommettere sul prodotto acquistando due stagioni composte da 26 episodi, il che ha lasciato la produzione, libera di concentrarsi sulla qualità.

Protagonista. In questa serie è ben identificabile il protagonista, poiché tutta la serie ruota attorno a lui. È Francis “Frank” Underwood, Capogruppo dei deputati democratici al congresso, che vedendosi soffiata la possibilità di diventare Segretario di Stato, cerca di giocare tutte le carte a sua disposizione per vendicarsi e per eliminare chiunque gli sbarri la strada. Kevin Spacey, sembra esser nato apposta per impersonare Frank, il cattivo per eccellenza (ndr Caparezza – Kevin Spacey) che molto spesso, nello svolgersi degli eventi e con una certa teatralità, infrange la “quarta parete” per spiegarci chi siano gli altri personaggi, perché abbia agito in un certo modo, perché abbia detto qualcosa in quella determinata maniera o per una semplice considerazione. In una certo modo spiega allo spettatore le regole di quel gioco chiamato politica. Frank è freddo, calcolatore, doppiogiochista, ricattatore, che potremmo definire come negativo per antonomasia, ma che nel contesto della serie assume una forma meno spigolosa.

Ingredienti. C’è tutto quello che ruota attorno alla politica. Questa serie non è certamente fatta per animi candidi; non è cruenta né violenta, ma dipinge un quadro a tinte fosche dei corridoi della Casa Bianca, della città di Washington e di tutta la società statunitense. Lobbysmo, corruzione, minacce, veti incrociati, stampa e scandali, contribuiscono all’unisono nel dare una visione abbastanza completa di quel poco che ogni giorno arriva all’attenzione dell’elettore medio.

Cast. “Dietro ad ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, il detto viene pienamente rispettato nella serie, dove la moglie di Frank, Claire Underwood (interpretata da Robin Wright), dirigente di una onlus internazionale, assume un ruolo di estremo rilievo. Una donna che è riuscita nel tempo, ad acquisire un notevole potere che non sempre lo esercita a favore del marito. Degna rappresentante del quarto potere, invece, è Zoe Barnes (Kate Mara), una giovane giornalista, fin troppo ambiziosa, che pensando di sfruttare alcune scomode conoscenze, si ritrova ad essere sfruttata da loro. Altri personaggi sono: Peter Russo, il politico nuovo; Doug Stamper, il “collaboratore” di Frank; Linda, il Capo del gabinetto del Presidente.

Lo consiglieresti? Decisamente. È una serie che tiene alta l’attenzione dello spettatore perché insegna molto. Il ritmo è lento, anche troppo a volte, ma del resto anche nella politica che vediamo tutti i giorni i tempi risultano molto dilatati. Lo raccomando soprattutto a chi ha una visione dualistica del mondo, categorizzata in buoni e cattivi, bianchi e neri.

Voto. 9/10.

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