«Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare». Con queste potentissime parole pronunciate dalla Senatrice Liliana Segre, la presidentessa dell’ANPI sez. Foiano della Chiana ha dato il via al Concerto della memoria, organizzato dall’Associazione partigiani, in collaborazione con Donne di carta, Slow Food Valdichiana e con il patrocinio del Comune, che si è tenuto domenica 26 gennaio.
Un evento necessario. Un pomeriggio che chiede di soffermarci su catastrofiche colpe che macchieranno per sempre il genere umano. Errori ed orrori commessi da mostri contro esseri umani. Violenze delle quali italiani fascisti e indifferenti sono stati complici.
“Il ricordo come prevenzione” si diceva fino a pochissimi anni fa. Adesso sembra sia diventato necessario “ricordare per curare”. Questo cambiamento è tangibile nel clima sociale e politico italiano ed europeo e la preoccupazione di Liliana Segre ce lo sbatte davanti agli occhi con la forza di chi sa, perché ha già sofferto: «Temo di vivere abbastanza per vedere cose che pensavo la Storia avesse definitivamente bocciato, invece erano solo sopite».
Gli allievi dei corsi di musica da camera del Conservatorio F. Morlacchi di Perugia, diretti da Acquarelli Antonella, si sono esibiti in brani e canti composti da autori legati in modo diretto o indiretto alla tradizione ebraica o all’universale canto di tutti gli esseri considerati “indesiderabili” su questa terra e per questo sterminati. La musica come mezzo per potenziare la comunicazione emotiva ed empatica. La musica che a volte penetra nella nostra coscienza con più forza delle parole. È questo il senso di ricordare l’olocausto attraverso la musica.
“Il fatto che gli eventi organizzati dall’ANPI – spiega Mariangela Raspanti, presidentessa dell’associazione – richiamino così tante persone da riempire ogni volta le sale messe a disposizione del comune, fa capire quanto sia fertile il tessuto sociale e culturale di Foiano.”
“Nei giorni scorsi – continua Mariangela – abbiamo assistito a un atto vile, vergognoso ed emblematico della grandissima ignoranza che in questo periodo avvolge il clima politico e sociale italiano. Ad azioni vili e senza pudore il pubblico dei media si sta pericolosamente abituando. Tale comportamento viene riproposto quotidianamente da politici e cittadini italiani, sicuri ormai di muoversi in un ambiente che lentamente viene privato di ogni regola morale. L’indecente scritta antisemita in tedesco “qui vive un’ebrea” comparsa sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia Beccaria Rolfi sopravvissuta ai campi di sterminio, è l’ultimo di una lunghissima serie di atti carichi di odio e violenza. La vicenda lascia chiaramente trapelare tutta l’ignoranza di un popolo che non ha mai fatto i conti con il proprio passato e che tutt’oggi non viene messo in condizioni di potersi formare secondo principi democratici, antifascisti e pacifisti, che sono i pilastri fondamentali della Costituzione italiana. Lidia Rolfi non era ebrea. Era una staffetta partigiana che venne deportata al campo di concentramento di Ravensbruck per la sua attività politica. Con questo vorrei invitare tutti a riflettere sull’importanza dell’istruzione antifascista nelle scuole, che viene garantita dai principi costituzionali, ma che non trova e non ha mai trovato un riscontro pratico, se non in rarissime eccezioni”