100 anni fa l’Italia entrava in guerra. Dello spettro espanso dei primi colpi di mortaio sparati sul fronte orientale, da parte dei due finanzieri nascosti sul fronte orientale, a incidere l’inizio della Grande Guerra nel maggio tiepido del 1915, ancora oggi si percepisce il terrore. Dopo ogni crisi c’è una guerra risolutiva, uno snodo ininterrotto di cavi sparsi e polveriere inesplose, dopo l’arrivo del nemico. La difesa, l’unica guerra possibile è contro tutti quei cavalieri invisibili, quei fantasmi nascosti che spingono la mano lungo le feritoie delle fondine.
Ad oggi, non abbiamo bisogno di armi da fuoco. Ma accordi secchi e tesi a disarmare quei pochi che ancora imbracciano le armi per abbattere i fantasmi. La Grande Guerra è stata un Guerra Chimica; nel 1915 usarono la mescita di acidi, cloruri, nitrati, per superare i limiti dell’Altro, e lo fecero nel modo più commiserevole, turpe, indegno e sconveniente che si potesse fare. Usarono gli elementi per reazioni finalizzate alla belligeranza, usarono la ‘tossicità’ come solo dato di funzionalità.
Cento anni dopo, di quali guerre ci vediamo parte? Ci sono le stesse tensioni internazionali, le persone si uccidono per appartenenze, idee, credo diversi, si discrimina, si ghettizza, si odia. La guerra è anche, soprattutto, privata. Ogni giorno lottiamo, attraverso l’individualismo che ci ha imposto la società dei consumi, contro l’Altro, che va sempre più configurandosi come “Nemico”.
Si è indifferenti, disillusi, scontenti. Invece di considerare la nostra vita come parte di un insieme, di una collettività, tendiamo a ridurre tutto a legge della giungla, scambiando la passione con la competizione, la sicurezza con la violenza, l’Amore con la convenienza. La nostra generazione è sempre più sola. Abbandonata. I nostri coetanei girano il mondo; sono in Australia, Inghilterra, Sud America, Oriente, perché non vedono più motivo per continuare a lottare in questa wasteland.
Poi c’è chi rimane. Chi cerca di dare un colore al grigiore. Chi cerca di spezzare la catena della depressione. La musica è nata apposta. Il Rock’n’Roll è nato apposta.
Il fatto che esista ancora il Frontiera Rock Festival fa ben sperare. Siamo un segnale. Ancora c’è gente che rimane e, non trovando motivi per restare, se li crea, con i mezzi che trova. Il messaggio è chiaro: dobbiamo rovesciare quella guerra fatta di fosgene e irpite, e renderla funzionale alla Bellezza.
C’è ancora vita, in questo piccolo mondo antico.
Frontiera Rock Festival – dal 30 aprile al 3 maggio – Bettolle, parco Villa Olda