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Il fluxus della danza al 48° Cantiere Internazionale d’Arte

Il fluxus della danza al 48° Cantiere Internazionale d’Arte

L’attenzione crescente verso l’arte della danza è finalmente tangibile. La fruizione di questa arte è troppo spesso legata ai vari talent che la promuovo in maniera semplicistica e priva di tecnica, ma la danza è prima di tutto tecnica, creatività e solo dopo spettacolarità. Il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, andando oltre la semplice spettacolarità di un balletto o di una coreografia, da qualche anno a questo parte, ha inserito nella sua programmazione cantieristica spettacoli di danza di generi diversi, tutti in grado di restituire l’espressione e la bellezza che solo un’arte delicata e sublime come la danza può dare.

Non solo spettacoli, dunque, l’impegno e l’attenzione del Cantiere nei confronti della danza negli anni è cresciuta, tanto che l’ha portato alla nascita della Compagnia Cantiere Danza, la compagnia di danza del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, ideata e coordinata da Azzurra Di Meco. Quello della Compagnia è un progetto innovativo che, composta da otto giovani di età compresa tra i 15 e i 22 anni provenienti da diverse scuole di danza, fa bene al territorio ma anche al mondo della danza rimasto per anni troppo sopito.

La compagnia ha debuttato in Piazza Grande proprio durante il 48° Cantiere Internazionale d’Arte, nella serata di sabato 22 Luglio, con ‘Reflections of the mind’, una riflessione sulla vita e sulla mente tormentata di uno dei più grandi musicisti e compositori di sempre, Wolfgang Amadeus Mozart.

Un equilibrio tra movimenti di danza classica e forme di contemporaneo, ‘Reflections of the mind’ non può che trovare una sintesi perfetta in questa frase che oltre a descriverla ne racconta l’essenza. Lo spettacolo non si è limitato solo a raccontare le vicende personali di uno dei compositori più prolifici di tutti i tempi ponendo l’attenzione sul rapporto con la moglie, ma grazie alla delicatezza dei movimenti e all’incisività dei quadri dipinti con simmetrie e geometrie perfette, usciti dalla mente della coreografa slovacca Kristina Paulin, esperienza decennale al fianco di John Neumeier, ha permesso al pubblico di compiere un viaggio nella mente multiforme e universale di Mozart.

Foto: Irene Trancossi – Cantiere Internazionale d’Arte

Realtà e fantasia, immaginazione e verità, l’ispirazione, la musica,  le note e la passione sono state incarnate e restituite al pubblico, andando a toccare le corde emotive più intime, da Silvia Azzoni e Oleksandr Ryabko, rispettivamente prima ballerina e primo ballerino del Balletto di Amburgo, insieme all’energia e alla sperimentazione dei giovani componenti della compagnia: Andrea Cheldi, Virginia D’Ancona, Giacomo Greco, Paolo Giovanni Grosso, Denise Martignon, Ester papini, Vittoria Pennacchini e Tommaso Ruggeri. L’esecuzione musicale dal vivo è stata affidata ai solisti dell’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, composta dai violini di Marco Mandolini ed Elisabetta Fornaresio, dalla viola di Roberto Mendolicchio e il violoncello Elisabetta Branca, che hanno proposto musiche di Mozart e di Philip Glass andando a marcare la contrapposizione dei due mondi del compositore: l’irreale e immaginario è stato rappresentato grazie alle composizioni di Glass, mentre la vita reale da quelle di Mozart. Lo spettacolo è una coproduzione con il Festival Bolzano Danza.

Di tutt’altro registro, ma seguendo sempre il filone della sperimentazione che solo un cantiere può dare, è stato lo spettacolo della terz’ultima serata di Cantiere quando a salire sul palco di Piazza Grande è stato il coreografo/danzatore Giorgio Rossi insieme al pianista Livio Minafra con “Agata”, un progetto di improvvisazione preceduto da “Improvvisi”, restituzione pubblica del laboratorio di 14 danzatori e 5 musicisti ideato e condotto proprio da Rossi e Minafra. Come in un fluxus degli anni ’70 con delle regole precise ma che nessuno in realtà non conosceva e che poteva solo interpretare, ‘Improvvisi’ ha mescolato diverse discipline artistiche lavorando nel campo della performance, del rumorismo, delle arti visive, sfruttando l’architettura e la letteratura mirano a diventare un organismo unico che suona e si muove come un tutt’uno. Con ‘Agata’ invece sono stati Giorgio Rossi e il pianista Livio Minafra che hanno condiviso improvvisazioni sotto forma di piccoli racconti composti da gesti e note con una libertà di un certo tipo di jazz avant-garde incline agli incontri con la danza. ‘Agata’ ha condotto il pubblico in una dimensione immaginifica tra movenze imprevedibili e risonanze libere e sublimi. Perchè la danza è sì tecnica e creatività, ma soprattutto libertà del corpo di esprimere le proprie emozioni e dare voce ai sentimenti.

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