Un successo di pubblico straordinario quello che ha coinvolto la celebrazione di giovedì 18 giugno 2015 a Bettolle, in occasione delle esibizioni dei numeri sbandieratori e lo svelamento del XX palio Palio
rivalsa dipinto da Massimo Trabalzini. Un afflusso come non si vedeva da anni in Piazza Garibaldi, per la serie di trionfi coloristici dei drappi che le coppie di sbandieratori delle cinque contrade hanno figurato attraverso i loro esercizi e lanci.
Nel corteo che ha seguito i figuranti, che ha condotto la fiumara di persone presso la chiesa di Bettolle per la presentazione del panno, sono apparsi tutti i palii vinti in vent’anni di rivalsa. Ogni contrada si è adoperata per mostrare con orgoglio quella che ormai è la storia del piccolo centro valdichianense. Un momento di ecumenica memoria, di incisiva marcatura del ricordo in un periodo di profondo rinnovamento per l’associazione Proloco di Bettole, che ha visto il proprio consiglio ringiovanirsi completamente.
Il drappo è stato dipinto da uno dei fautori della rievocazione, uno dei fondatori della Proloco di Bettolle, “teorico” del Palio, che negli anni ’90 definì le forme che la manifestazione avrebbe preso, Massimo Trabalzini. Fu lui, assieme agli altri pionieri, a riconoscere nell’incendio del castello di Bettolle, attuato da Ascanio della Corgna nel 1553, in pieno conflitto tra Siena e Firenze, uno spunto per comporre i tratti e le strutture della rievocazione storica che da due decenni accende gli animi dei bettollini nella terza domenica di giugno.
Massimo Trabalzini ha attualizzato con un audace scambio retorico le tematiche canoniche che la commissione del drappo bettolino ha tradizionalmente immesso nei suoi palii. Una scena di forte impatto emotivo, trascinante e contemporanea, che usa la cristallizzata rievocazione storica come acuta lettura del presente; “Un palio molto diverso da quelli che lo hanno preceduto, me ne rendo conto” ha commentato l’autore prima di scoprire il cencio sul sagrato della chiesa di Bettolle. Un panno a tematica sociale, di netta ispirazione pacifista.
I popoli che fuggono dalle guerre ci sono sempre stati. I migliaia di richiedenti asilo che attraversano il mediterraneo, spesso in condizioni di estrema disperazione, altro non sono che una declinazione contemporanea di ciò che l’uomo ha malauguratamente sempre inflitto alle comunità più deboli, agli sconfitti di guerra, alle etnie minoritarie. Anche i bettollini, infatti, a seguito dell’incendio che il condottiero castiglionese Ascanio della Corgna appiccò al fortilizio senese, fuggirono disperati, imbarcandosi nelle melmose acque della palude della Chiana, prima della bonifica.
Un palio che sul momento alcuni hanno definito “politico”, ma che in realtà altro non è che una fotografia cruda del tempo presente, che spiattella i principali dissidi della cronaca più recente.
Dalle ceneri nuove vite si sono sparse sui territori, dopo le guerre. Così dalle stesse è sempre necessario fondare la ricostruzione del futuro su di un’inattaccabile cultura di pace.