Undicesima tappa della rubrica di itinerari lungo il Sentiero della Bonifica in Valdichiana Toscana
Da Ponte alla Nave raggiungere la Chiusa dei Monaci è questione di una decina di minuti di pedalata lungo il Sentiero della Bonifica. Ai lati del percorso alberi e vegetazione spontanea delimitano la carreggiata, in cima all’argine di sinistra del canale. Nei circa tre chilometri di rettilineo con cui la strada ciclopedonale fiancheggia le località La Fonte e Chiani si ascolta un crescendo di traffico. Lo sterrato si interrompe di fronte alla Sp21, in pieno boato sonoro da zona industriale. Il rumore di clacson, freni, motori avviati marca l’inizio della periferia Ovest di Arezzo.
Svoltando a destra, superato il ponte moderno sul Canale Maestro, la via si attorciglia in una serie di curve e rotonde. Alla rotatoria principale si prende la quarta uscita sulla sinistra per imboccare un tratto asfaltato tutto dritto. La Chiusa dei Monaci compare appena dopo un piccolo arco sopra il quale sfrecciano i treni diretti verso la città. Rosso e grigio si abbinano bene sulle superfici di pietra e laterizio di questo maestoso manufatto, circondato da aree di prato con tavoli e panche da picnic e un boschetto. Lo fece costruire nel 1839 l’ingegnere Alessandro Manetti, il successore alla direzione dei lavori di bonifica di Vittorio Fossombroni. Rispetto all’epoca, oggi manca soltanto il regolatore di destra, a cui si è rinunciato dopo la sua distruzione nella Seconda Guerra Mondiale.
Prima di Manetti, i monaci benedettini dell’Abbazia delle Sante Flora e Lucilla tirarono su più d’una chiusa lungo il Clanis. La più antica fra quelle documentate, presente sicuramente dal 1115, serviva ai religiosi per procurarsi l’acqua necessaria ad alimentare mulini e gualchiere e si trovava suppergiù cento metri a valle, in direzione di Chiani. Lavorazione della lana, macinatura dei cereali e pesca erano attività praticate dalla comunità monastica locale proprio grazie allo sbarramento.
Sebbene più volte abbattuta o profondamente rovinata dalle piene del fiume, la chiusa fu considerata per lunghissimo tempo un’infrastruttura fondamentale. Si progettava già in Valdichiana il piano di sicurezza idraulica per Firenze. Fino all’Ottocento, seguendo un parere molto diffuso in passato, alcuni amministratori del territorio aretino aderirono alla convinzione che l’abbondanza di acqua del Clanis in piena, come immissario dell’Arno, mettesse in pericolo la capitale del Granducato. Per questo timore, la costruzione originaria era grossomodo 12 metri più alta di come, invece, la fece erigere Alessandro Manetti. Sempre per impedire che la Chiana gonfiasse oltremisura l’Arno, suo ricevente a Ponte Buriano, l’opera fu dotata di paratoie.
Arrivati all’ingresso, è possibile parcheggiare la bici fuori oppure portarla con sé sopra il camminamento della struttura. A sinistra il Canale Maestro riempie il panorama verso Sud, fino al viadotto ferroviario e più in là. Dalla parte opposta l’acqua si raccoglie scrosciando in un ampio slargo dove arriva mediante varie cascatelle. Da questo grande bacino il fiume artificiale prosegue allontanandosi dal capoluogo, verso il Valdarno. Chilometro 62: il Sentiero della Bonifica finisce qui.
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