Inizia il 28 Dicembre il “Capodanno a Teatro” targato Arrischianti: dal 28 al 31 potete trovare in Teatro a Sarteano Che m’importa del mondo, la nuova produzione Compagnia Teatro Arrischianti con la drammaturgia e la regia di Gabriele Valentini.
“Capodanno a Teatro” è ormai una tradizione consolidata del nostro territorio: inizia come un normale spettacolo in scena negli ultimi giorni dell’anno e culmina in una grande festa la sera del 31 – lo spettacolo si chiude giusto in tempo per il brindisi da fare tutti insieme e poi un ricco buffet vi aspetta negli spazi del Teatro sarteanese.
L’evento è arrivato quest’anno alla decima edizione e per un compleanno così importante non si poteva che optare per un argomento non da poco: la fine del mondo.
Immaginate di trovarvi in un bar mentre fuori piove a dirotto. E mettete che quella sia l’ultima sera del mondo – sarebbe come ve la siete immaginata?
Per immergerci fin da ora nell’atmosfera dello spettacolo ci siamo chiusi nel bar di cui sopra con Gabriele Valentini, che ci sta dentro da mesi o, meglio, anni.
Da cosa nasce l’idea di questo testo? C’è stato un momento particolare, che ricordi, che ha fatto nascere in te la voglia di raccontare la fine del mondo?
“Come spesso capita, l’idea è uscita fuori per caso: eravamo un po’ di persone a parlare, o per meglio dire “cazzeggiare”, e qualcuno è saltato fuori con la domanda “Ma se tu avessi un preavviso di tempo prima che tutto finisca, che faresti?”; una domanda che prima o poi in qualche conversazione, anche per gioco, salta fuori, un po’ come il meteo o l’oroscopo.
Quella volta però, mi è rimasta in mente per via di qualche risposta decisamente buffa e strampalata. Tra l’altro alcuni dei partecipanti alla discussione sono diventati interpreti di questa commedia.
Quell’input iniziale è proseguito per un po’, nel senso che per un po’ di tempo quando uscivo con amici, a un pub o a una cena, o anche quando parlavo con qualcuno che conoscevo poco, domandavo cosa avrebbe fatto nel caso di una fine imminente del mondo, e le risposte in generale, erano quelle di stare con i propri affetti, o di ubriacarsi, cose buttate là: abbiamo la tendenza a non prendere sul serio le domande alle quali non sappiamo dare una risposta precisa.”
È una storia che vuoi raccontare da un po’ di anni. Come si è evoluta nel corso del tempo? Da quando hai avuto l’idea a oggi, vista l’evoluzione dei problemi climatici e la maggiore conoscenza che se ne ha, la storia che volevi raccontare ha subito delle modifiche?
“Direi che l’incontro tra l’idea iniziale e la questione climatica è avvenuto in modo naturale. Basta guardare un qualsiasi telegiornale o leggere qualche articolo per rendersi conto che una questione climatica esiste, è globale e piuttosto urgente e, potenzialmente, potrebbe essere la causa di una fine del mondo.”
La fine del mondo non è un tema propriamente allegro, eppure avete deciso di affrontarlo con toni comici. Come avete risolto questa contraddizione?
“I toni dello spettacolo sono quelli della commedia, sono un sostenitore che di quasi tutto si possa parlare con ironia, senza per questo sminuire l’argomento. Calvino, che era uno di quelli che se ne intendeva, dedica alla leggerezza la prima delle sue Lezioni americane sostenendo che dovrebbe essere considerata un valore da acquisire, e che non è sinonimo di superficialità. E poi, personalmente, non amo chi si veste sempre da serio intellettuale, mi dà sempre l’impressione di quei venditori in giacca e cravatta che poi ti rifilano “un pacco”.
Il presupposto di base (un gruppo di avventori dentro un bar mentre fuori piove a dirotto) potrebbe sembrare l’inizio di un disaster movie hollywoodiano (uno di quei film in cui finisce il mondo, appunto). Trovandoci però in teatro lo sviluppo sarà probabilmente diverso. Cosa ci dobbiamo aspettare? Sarà una fine del mondo vissuta attraverso i dialoghi e le emozioni degli attori o dobbiamo aspettarci effetti speciali di messa in scena?
“Nulla di hollywoodiano. In Che m’importa del Mondo si raccontano storie di gente comune in una situazione straordinaria.”
Hai avuto dei punti di riferimento, delle opere ispiratrici durante la costruzione dello spettacolo?
“Non che me ne sia accorto. Ovviamente mi sono divertito a scrivere una storia che abbia più piani di lettura, a infilare delle citazioni più o meno celate, e sicuramente siamo sempre tutti, chi più chi meno, influenzati da qualche cosa. Ma i veri spunti sono nati dall’osservazione delle persone che mi è capitato di incontrare.”
Per chiudere, parafrasiamo il titolo: a Gabriele Valentini cosa importa del mondo?
“Qui dipende da come si interpreta la domanda: il mondo è un grande contenitore con molte cose dentro, come una casa, e in una casa è giusto occuparsi della sua pulizia, della salubrità dei suoi ambienti, ma anche della felicità, del benessere, della libertà di essere se stessi, di chi la abita, e forse le due cose non sono così slegate.”
L’appuntamento con la fine del mondo, è bene saperlo in anticipo, è il 28, 29 e 30 Dicembre alle 21.15 e poi il 31 Dicembre alle 22, sempre presso il Teatro Arrischianti di Sarteano.
C’è modo migliore per iniziare anno nuovo e decade nuova che affrontare la fine del mondo?