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Italia: penalizzata l’Enoteca italiana

Italia: penalizzata l’Enoteca italiana

L’Italia non spende i 40 miliardi di finanziamenti europei? La notizia fa scandalizzare, ma non è certo colpa (solo) dell’inadeguatezza delle aziende o dell’incapacità progettuale di enti e associazioni.

“La perversione del sistema, una carente strategia – osserva l’amministratore unico Paolo Benvenuti – e l’approccio delle banche diventano ostacoli insormontabili. E così, anche l’Ente vini Enoteca italiana resta al palo, nell’impossibilità di sviluppare attività e progetti”.

 

In effetti, i progetti degli enti locali non ci sono più perché il Pubblico è bloccato dal patto di stabilità. Allo stesso modo, se il Privato dispone di una percentuale cospicua dei finanziamenti necessari (almeno il 50%), tira sul prezzo e preferisce evitare pastoie burocratiche, lunghe attese e va avanti da solo. A sua volta, il sistema bancario non è adeguato e non ha la mentalità adatta: sulle eventuali anticipazioni necessarie applica gli stessi tassi di un normale prestito. Gli istituti di credito alla fine sono gli unici a trarre vantaggio, e quindi più un punto di riferimento, diventano un handicap per le imprese. Inoltre, a fronte dei finanziamenti, si richiedono fidejussioni bancarie o garanzie personali, e in questo caso un altro anello debole è il sistema dei consorzi fidi.

 

“Tutto questo penalizza l’Enoteca italiana – sostiene Benvenuti – al pari di altri enti o imprese. Vorrei aggiungere che la soglia della percentuale di ammortamento del personale come costo eligibile di un progetto è sempre più bassa; mentre i costi per audit interno ed esterno (terzi rispetto al destinatario del finanziamento) sono sempre più alti. E se non sbaglio, solo ora l’Iva comincia ad essere considerata tra i costi. Infine – dichiara ancora Benvenuti – quando si accede a finanziamenti comunitari alla fine viene premiata più la correttezza contabile che non il risultato effettivo del progetto, sul quale non ci sono controlli… e questo è un limite non da poco. Insomma, specie nell’agricoltura sono i giovani in generale e l’associazionismo a non poter accedere ai finanziamenti e l’associazionismo. Così l’economia non riparte”.

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