Per scoprire altre ricette con l’Aglione della Valdichiana, leggi il nostro speciale!
Il nostro viaggio alla scoperta dell’aglione della Valdichiana continua, e anche stavolta ci occuperemo della nascita di un prodotto che è un ottimo accompagnamento per diversi piatti: la crema di aglione. Nel precedente articolo abbiamo conosciuto la famiglia Bacconi e, in particolare, la piccola Adelina, la figlia minore allergica all’aglio a cui si deve, probabilmente – o almeno, così ci racconta questa fiaba popolare -, la nascita dei famosi Pici all’aglione (ricordiamo infatti che questo bulbo nello specifico non provoca reazioni allergiche); la storia di questa famiglia non si ferma a questo primo piatto, si dice infatti che gran parte delle ricette che hanno come protagonista l’aglione siano nate proprio all’interno delle mura di casa Bacconi, ed è proprio da qui che riprendere il nostro racconto.
Il Natale si stava avvicinando e, come ogni anno, Marisa si stava dando da fare per preparare tutti i piatti più buoni e sontuosi a cui riuscisse a pensare; l’ultimo arrivo nel menù di Natale erano i pici all’aglione, che aveva perfezionato col tempo e che ormai tutti in famiglia chiedevano come piatto principale. Era davvero un piacere per lei poter vedere la figlia minore spazzolare tutto il piatto senza disdegnare una bella scarpetta, era felice di aver trovato il modo di farle mangiare qualcosa che le piaceva così tanto senza farle correre alcun rischio; si era impegnata quotidianamente per capire cos’altro avrebbe potuto servirle, aveva sperimentato diversi sughi e condimenti ma, fino a quel giorno, non aveva trovato niente che la soddisfacesse appieno. Forse doveva provare un approccio diverso, forse lavorare quel prodotto che conosceva tanto poco non era facile come aveva pensato: dopo tanti anni passati ad usare solamente l’aglio, si affidava a ricette e metodi prestabiliti e, a quanto pareva, non funzionavano sempre se usati su un prodotto simile, ma anche tanto diverso com’era l’aglione.
Aveva ricontrollato tutti i libri di ricette delle sue ave, li aveva esaminati in lungo e in largo ma, a parte il piccolo appunto che aveva trovato (“aglione, non impedisce il respiro”), non sembrava esserci altro che potesse aiutarla: nessuna ricetta specifica, nessuna indicazione, a quanto pareva avrebbe dovuto fare affidamento solo sulle sue capacità e in fondo, se ci era riuscita una volta, poteva riuscirci ancora. Purtroppo, quando la Vigilia di Natale era ormai alle porte, Marisa non aveva ancora trovato un altro modo soddisfacente di usare l’aglione: stava cominciando a perdere le speranze, ma il pensiero di Adelina che guardava l’arrosto fumante condito con un delizioso olio all’aglio senza poterlo neanche assaggiare, le faceva piangere il cuore; così, trasformandosi in qualcosa di molto simile a un alchimista, mise sul fuoco sei pentole diverse e riprese a sperimentare, cercando di non ripercorrere i passi fatti fino a quel momento. Il problema principale era che il gusto piccante e anche un po’ dolciastro dell’aglione non insaporiva l’olio in maniera corretta, come invece faceva il cugino aglio, e ogni volta che ci provava il condimento aveva un sapore strano e non completamente gradevole; aveva provato a metterlo in infusione senza pestarlo, a farlo bollire in un po’ d’acqua prima di cuocere tutto insieme, aveva usato pestati di diversa natura (sale, pepe, prezzemolo, salvia e quant’altro), ma quel gusto particolare non sembrava aver intenzione di sparire. Forse, come aveva già pensato, era il principio a essere sbagliato, forse la chiave era non usare l’olio com’era abituata a fare ma cercare di creare qualcosa di diverso; era ormai notte fonda quando, dopo essersi addormentata con la testa appoggiata sul tavolo della cucina, ebbe come un’illuminazione: quando era bambina a lei non piaceva l’aglio, sapeva che faceva bene ma non riusciva a tollerarne il sapore, eppure sua madre aveva sempre trovato il modo di ingannarla e farglielo mangiare comunque. Ma certo! Era proprio quella la chiave: usare lo stesso trucchetto che sua madre usava con lei; si alzò dalla sedia con entusiasmo crescente, prese il grosso giubbotto del marito e si diresse verso la stalla per mungere un paio delle mucche e poter avere così l’ingrediente che le mancava. Una volta raccolto un po’ di latte tornò in cucina e riprese con gli esperimenti; dapprima neanche quell’idea sembrò funzionare, ma lei era sicura che fosse proprio quello l’unico metodo giusto per creare un condimento perfetto per la figlia, così non si diede per vinta.
Il sole era già alto da un pezzo, la tavola era apparecchiata di tutto punto e la famiglia Bacconi vi si era riunita tutt’intorno quando Marisa uscì dalla cucina con un sorriso raggiante e un grosso arrosto fra le mani; lo posizionò al centro del tavolo e poi sparì di nuovo dietro la tenda, ricomparendo qualche istante dopo con una piccola ciotola stretta fra le mani: tutta quella fatica aveva dato i suoi frutti in fondo, la crema di aglione vedeva finalmente la luce e anche Adelina avrebbe potuto mangiare il delizioso arrosto della mamma.
Ci sono davvero tanti modi diversi di usare l’aglione della Valdichiana; se impiegato nel modo giusto il suo gusto particolare si abbina perfettamente ad ogni pietanza, e questa crema nello specifico si sposa molto bene con primi e secondi piatti. Per scoprirlo non ci resta che continuare il nostro viaggio immaginario insieme a questa famiglia e chissà, magari Marisa ci darà la giusta ispirazione per servire ai nostri amici un piatto che non avrebbero mai immaginato di mangiare.
La crema di aglione della Valdichiana: la ricetta
Ingredienti
250 grammi di aglione
2 litri di latte
Mezzo litro di crema di latte
Sale q.b.
Sbucciare l’aglio, bollirlo per circa 2/3 minuti nel latte e ripetere questo passaggio per quattro volte. Metterlo nel mixer con la crema di latte e un pizzico di sale e frullare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Secondo me così togli tutto il carattere a questo prodotto meraviglioso