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La grande bellezza – Alla deriva nella mondanità

La grande bellezza – Alla deriva nella mondanità

” Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito “il vortice della mondanità”. Ma Io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire.” (Jep Gambardella)

Unico film italiano in concorso presentato allo scorso Festival di Cannes, La grande bellezza è un film scritto e diretto da Paolo Sorrentino, incentrato sulla crisi interiore che attraversa Jep Gambardella all’indomani del compimento dei suoi 65 anni, trovandosi a tirare le somme sulla sua vita.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=cJ8O-Y2CXk8[/youtube]

Protagonista. Jep Gambardella, interpretato magistralmente (come sempre) da un magnifico Toni Servillo, è un giornalista di costume, opinionista, critico teatrale e scrittore con alle spalle un solo ed unico libro,  ma queste sono solo delle piccole cose che riempiono i ritagli di tempo, che Jep dedica soltanto al suo unico e vero interesse: la mondanità. Jep, per sua stessa ammissione, si trova al centro di un turbinio di feste grottesche contornate da personaggi che sembrano uscire dalla rubrica Cafonal di Dagospia: scrittrici fallite ultra raccomandate, imprenditori sessuomani di basso profilo, ex comparse televisive dedite ormai al botox e alla cocaina. Jep vuole godersi lo spettacolo, non è disgustato, sembra abbandonarsi ad una decadente deriva, si trova a proprio agio in tutto questo. Ad un tratto trova il passato ad aspettarlo sul pianerottolo, una notizia che lo costringe a fare i conti con ciò che era e come adesso è diventato. Inizia ad avvertire una crescente sensazione di disagio sulla sua attuale condizione di vita, deve trovare un nuovo significato alla sua esistenza.

Stile. Sorrentino riesce a raccontare la bellezza di Roma in un modo come pochi hanno fatto finora, basti pensare alla Dolce Vita di Fellini. I palazzi nobiliari, le chiese, l’architettura barocca, vengono visti sotto una luce fortemente emotiva. I personaggi sono ritagliati in modo da esasperarne le peculiarità spingendoli quasi verso la caricatura. Scelto per il ruolo di Romano, aspirante drammaturga fallito e vero amico di Jep, Carlo Verdone , pur sempre destinato a simili ruoli, riesce ad esaltare in maniera assai spiccata, la tristezza legata al suo personaggio. Molto apprezzabile l’interpretazione di Sabrina Ferilli, nei panni di una spogliarellista quarantenne anch’essa alla deriva.

Voto. 8,5/10. Lo stile quasi solenne della narrazione, unito dalla particolare attenzione all’intimità dei sentimenti  legati dal dramma della esistenza umana, rendono questo film una delle poche perle del cinema italiano di questi anni. Dopo Il Divo, This must be the place, Sorrentino con La grande bellezza mette a segno un altro colpo. L’interpretazione di Servillo, scelto già dal regista per impersonare Andreotti ne Il Divo, rende poi la pellicola qualcosa di unico.

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