Sabato 22 novembre è andato in scena al Teatro Poliziano lo spettacolo, organizzato dall’Istituto di Musica di Montepulciano ‘Hans Werner Henze‘, totalmente dedicato a Ludwig van Beethoven.
Per me è stata la seconda volta al Concerto di Santa Cecilia, che ogni anno si tiene a Montepulciano in onore della patrona dei musicisti, e per la seconda volta sono uscita dal teatro in qualche modo arricchita.
CON(un)CERTO BEETHOVEN, questo il nome dello spettacolo, avrebbe potuto essere una semplice riproposizione dei classici più famosi del Maestro tedesco, ma gli organizzatori hanno voluto fare di più, hanno voluto abbattere muri che ad alcuni potrebbero essere sempre sembrati invalicabli.
Si può riarrangiare un classico per un trio di chitarra acustica? Si può trasformare la Per Elisa in un pezzo jazz per pianoforte, contrabbasso e batteria?
I musicisti delle due sezioni dell’Istituto di Musica ci hanno dimostrato che sì, si può fare, e il risultato può essere grandioso.
Sul palco del Poliziano si sono alternati musicisti di tutte le età, tutti accomunati da un’immensa bravura che a più riprese ha suscitato in me una certa invidia, ma soprattutto una grande ammirazione. Qualunque fosse il loro strumento e qualunque fosse la parte che dovevano interpretare durante lo spettacolo, tutti i partecipanti – bambini compresi – hanno dimostrato ancora una volta che la musica è un linguaggio universale che trascende qualsiasi tipo di confine.
L’intervento della presidentessa della Fondazione Cantiere Nazionale d’Arte di Montepulciano, Sonia Mazzini, mi ha dato uno spunto di riflessione che voglio approfondire qui, piuttosto che riportare sterilmente la scaletta del concerto (che ha incluso, oltre alla già citata Für Elise, anche l’immortale ‘Inno alla Gioia’, ‘Al chiaro di Luna’, ‘La Patetica’, il primo tempo della Waldstein Sonata e la Quinta Sinfonia).
Sonia ha parlato della musica come mezzo di integrazione e dell’importanza che ha la musica in merito al consolidamento del tessuto sociale. La musica è un linguaggio universale, mutevole e multiforme ma presente in ogni cultura. È un tassello fondamentale della comunicazione e della comprensione, e quando si parla di musica le nazionalità e gli schieramenti perdono qualsiasi importanza. La musica è uno strumento di collaborazione, che spinge i musicisti a conoscersi tra loro e ad entrare in sintonia, che crea relazioni sociali, che spinge gli individui ad esprimere le proprie emozioni senza alcuna vergogna, che spinge ad assorbire e reinterpretare le emozioni altrui.La musica è empatia.
Una cosa che ho amato moltissimo da subito, quando mi sono trasferita a Montepulciano, è stata questa incredibile importanza che viene data alla musica. Ho vissuto in altre tre città, e in nessuna di queste si respirava un’aria simile a quella che si respira qui, in questa piccola città che non si ferma nemmeno nei mesi più freddi, quando il numero dei visitatori è ridotto al minimo. È una città che non ha paura di accogliere ed è una città che non ha paura di sperimentare.
La cosa forse più bella di sabato sera, per me, è stato il modo in cui musica classica e moderna si sono incontrate e mescolate – lasciando sconvolto un redivivo Beethoven interpretato dal bravissimo Alessandro Zazzaretta – creando qualcosa di coraggioso, un ponte tra due mondi che troppo spesso faticano a comunicare.
È sempre bello assistere all’orgoglio con cui Montepulciano dà sfoggio dei suoi talenti, che sabato sera erano rappresentati dai bravissimi allievi e maestri dell’Istituto di Musica, dalla Banda Poliziana, dalla Corale Poliziana, dall’Orchestra Poliziana e Orchestra Junior e dal Coro delle Voci Bianche. Il teatro era pieno di bambini, l’atmosfera carica di entusiasmo e di passione per quest’arte, di cui Beethoven è stato maestro sopraffino, che rappresenta uno dei pilastri fondamentali di questa Perla del Cinquecento che è Montepulciano.