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La villa di Suvignano all’asta

La villa di Suvignano all’asta

Diciannove anni per strappare un bene dalle mani della mafia e una decisione lunghissima giunta nel 2013 per vedere vanificato uno sforzo concreto verso la lotta alla mafia. La splendida villa di Suvignano (SI), sequestrata nel 1994 a Cosa Nostra e ai suoi sedicenti conniventi, verrà messa in vendita, per decisione dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità. Una decisione che lascia basiti ed esterrefatti, se si pensa che questa villa era destinata ad essere nuovamente utilizzata a scopi sociali, dopo la confisca definitiva del 2007: una tenuta di oltre 700 ettari, di cui quasi la totalità coltivata, con allevamenti di ovini, cinte senesi e nella quale sono anche presenti fienili, coloniche, due agriturismi.

Il valore stimato di questa tenuta agricola si aggira attorno ai 22 milioni di euro, ma per quale motivo si reputi prioritario quello che potrebbe venirne in tasca allo Stato, rispetto a un’utilità sociale, progettata e presentata da numerose realtà che si sono schierate in prima fila nella lotta contro la mafia, questo rimane sconosciuto, se non per una dichiarazione dell’Agenzia Nazionale stessa: “il consiglio nazionale dell’Agenzia non ha ritenuto accoglibili le proposte di assegnazione formulate dalla Regione Toscana”. E così, via, si procede con l’asta. Un pieno schiaffo proprio ad associazioni come LiberaArci e Terra Futura, senza contare l’avvallo della stessa Regione Toscana, della Provincia di Siena e del Comune di Monteroni d’Arbia. E’ andato in fumo un progetto che portava con sé molte idee: dall’energia rinnovabile, alla valorizzazione dell’agricoltura, all’educazione e alla sensibilizzazione verso la legalità, e non ultimo, accoglienza verso i disagiati e le donne vittime di violenze. Ora, la domanda circa il perché di questa decisione, arrivata comunque dopo anni dal sequestro e dall’effettiva confisca, è piena di amarezza e di tristezza, così come le prime reazioni dei diretti interessati.

Il primo cittadino di Monteroni d’Arbia, Jacopo ArminiSiamo profondamente rammaricati per la scelta, dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità, di vendere al miglior offerente la tenuta di Suvignano, ben 19 anni dopo il complesso percorso di confisca che era stato concretizzato. Non intendiamo però arrenderci nel portare avanti la nostra battaglia a favore del rispetto della legalità”. Solidale anche Don Ciotti di Libera: “Lo Stato si fermi, è inopportuno metterla in vendita“. E’ inopportuno perché mai come in questo momento, la gente comune e non, da quella che conosce la mafia dai libri, dai mass media e dalle testimonianze di chi ci è passato, a quella che si è messa in prima fila per sconfiggerla, ha bisogno di concretezza. E la tenuta di Suvignano era – e sarebbe stato – un punto fermo e forte nel Centro Italia, per quanto riguarda la sensibilizzazione verso la legalità, sensibilizzazione che non è mai abbastanza, giacché la tentazione di rimanere in silenzio e insensibili verso le ingiustizie compiute da questo ‘stato nello stato’, è sempre forte, e facilmente ci si dimentica di quest’immensa organizzazione, perché sembra più adatta a un romanzo thriller, a un film, complici anche i tempi più turbolenti e meno certi. Ma, per fortuna, ci sono individui che hanno perseguito l’idea di darsi una certezza e di darla agli altri. Ne hanno bisogno tutti, dai cittadini dei dintorni di questa splendida villa, alle persone che si avvicinano per la prima volta a questa vicenda.

Il timore vero e proprio, è che, tramite quest’asta, la criminalità organizzata possa riprendersi la villa di Suvignano. Ma nessuno ci sta, e una manifestazione, la Marcia della Legalità, è prevista per l’8 Settembre, organizzata dalla stessa Regione, dalla Provincia, dal Comune di Monteroni d’Arbia e da quelle associazioni che avevano fortemente voluto e sostenuto il progetto sociale di rendere la villa di Suvignano una realtà e punto di riferimento nella sensibilizzazione alla legalità, e non solo. Sarà aperta a tutti coloro che si riconoscono in questa battaglia, e già Sinistra, Ecologia e Libertà (SEL) ha garantito il proprio appoggio e sostegno, al fine di scongiurare il pericolo che la tenuta agricola possa tornare in mani sbagliate, in attesa che il ricorso al Tar della Regione Toscana possa sortire qualche effetto o qualche poco probabile cambio di rotta.

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