C’è un elemento che si classifica come bene primario per l’uomo, che ha garantito la sua presenza sulla terra e la sua evoluzione fino ai nostri giorni: l’acqua. Conoscendo l’importanza del famoso oro blu e curiosi di sapere da dove arriva l’acqua potabile, che molti di noi bevono direttamente dal rubinetto situato in cucina, ci siamo confrontati con chi con l’acqua ci lavora. Grazie ad AdF (Acquedotto del Fiora) siamo andati alla scoperta del progetto “Le Vie dell’Acqua” andando a visitare due delle tante e famose sorgenti: la Sorgente dell’Ermicciolo, situata al Vivo d’Orcia, e la Sorgente di Santa Fiora, situata nell’omonimo paese.
Ma cosa sono le Vie dell’Acqua?
Le vie dell’acqua sono un modo semplice e affascinante di scoprire il nostro territorio, un progetto dedicato alla risorsa idrica e alla scoperta delle sorgenti naturali del Monte Amiata. Il famoso vulcano ha rappresentato da sempre un piccolo paradiso terrestre per tutte le popolazioni che lo hanno abitato, dotato di una posizione strategica, di un terreno fertile, estesi boschi e soprattutto acqua, è stato da subito il luogo perfetto in cui stabilirsi. All’interno dell’Amiata c’è quella che ad ora è la sua risorsa più importante: la copiosa presenza di sorgenti naturali che sgorgano in notevole quantità.
I percorsi individuati e tracciati da guide esperte permettono di scoprire l’importanza vitale delle acque amiatine e di rimanere affascinati dalla loro impetuosa discesa: dalle polle in vetta fino a raggiungere i rubinetti degli abitanti delle province di Siena e Grosseto.
La Sorgente dell’Ermicciolo
La prima tappa di questo viaggio è per noi iniziata a Vivo d’Orcia, dove, grazie ad AdF e alla Cooperativa di Comunità Parco Vivo, abbiamo vissuto uno splendido pomeriggio immersi tra gli scorci più caratteristici del panorama amiatino.
Il punto di partenza per noi è stato l’inizio del Percorso delle Sorgenti, un sentiero adatto a tutti, che si districa all’interno alle aree boschive che circondano la vetta amiatina vicino a Vivo d’Orcia. Attraverso faggete e castagneti, e grazie ai racconti della nostra guida, abbiamo camminato per una ventina di minuti senza neanche accorgercene, scoprendo le materie prime che ci circondavano e andando a scavare tra i ricordi della nostra storia e delle nostre tradizioni.
Primo stop della visita l’edificio di presa della sorgente dell’Ermicciolo, che prende il nome da un piccolo eremo situato a qualche metro di distanza, dove ancora ad oggi sgorgano naturalmente le acque dalla roccia. Le acque della sorgente entrano poi nell’acquedotto, più precisamente della “Dorsale del Vivo”, una delle arterie principali della rete idrica, e scorrono fino alla Valdichiana e alla città di Siena.
Un momento suggestivo, reso unico dal forte rumore dell’acqua sorgiva.
La Sorgente dell’Ermicciolo vede la sua storia iniziare secoli fa, ma la sua importanza la conquista definitivamente con la costruzione dell’Acquedotto del Vivo e della Dorsale del Vivo poi. Una costruzione necessaria, avvenuta nel 1895, quando il Comune di Siena lamentava una grande mancanza di acqua nella città e nelle zone circostanti. La Sorgente dell’Ermicciolo, grazie alla sua portata di 180 litri al secondo, si rivelò l’unica in grado di soddisfare la richiesta di risorsa idrica.
Solo nel 1915, dopo anni e la costruzione di un percorso di ben 60 km, l’acqua arrivò finalmente a Siena in zona Porta San Marco.
Abbiamo poi continuato il percorso facendo visita ai vecchi seccatori delle castagne, alla chiesina dell’Ermicciolo e ai vecchi opifici, scoprendo, grazie alle preziose parole della guida, i due momenti storici legati all’acqua e al suo uso in queste zone. Il primo momento dell’acqua amiatina e delle sorgenti è quello che riguarda il suo impiego come forza motrice, il secondo è il momento in cui l’acqua, ormai non più necessaria come forza, diventa fondamentale come acqua potabile per tutto il territorio.
La visita alla sorgente è per noi terminata con l’uscita dal bosco e il ritorno al punto di partenza del sentiero, ma, come è possibile vedere anche sul sito della Cooperativa, le visite vengono spesso accompagnate da narratori ed esperienze uniche, come la lettura di poesie, la visione di sculture e momenti dedicati alla parte culinaria.
Il Museo dell’Acqua
Una volta usciti dal bosco la visita è perseguita al Museo dell’Acqua, dove abbiamo potuto conoscere e vedere le origini della sorgente e i suoi protagonisti.
Il museo si pone infatti come dedica a tutte le donne e gli uomini che hanno vissuto, vivono e vivranno questo territorio, contribuendo alla sua crescita e proteggendone la vita, ossia l’acqua. Le sale del museo diventano così uno spazio di incontro e conoscenza per raccontare l’impegno, il lavoro e la determinazione di chi della montagna e dell’acqua ha fatto la propria vita.
Al centro della visita si pone l’attenzione sulla storia e la memoria di quei luoghi, ma si vanno a sottolineare anche alcuni aspetti che guardano al futuro e che stanno a cuore ad AdF e a tutti i suoi collaboratori. Sostenibilità, tutela e uso consapevole della risorsa idrica, rispetto dell’ambiente, innovazione, riuso, economia circolare, transizione energetica ed ecologica, parole chiave ed obiettivi che non riguardano solo l’acquedotto ma la comunità intera.
Mettere al centro di un museo l’acqua, significa infatti, rendere consapevoli, tutti coloro che entreranno al suo interno, dell’importanza della natura tutta e di quanto sia necessario e prezioso costruire un legame di rispetto nei confronti della stessa.
Il museo si articola quindi in quattro diverse sezioni: uno spazio espositivo, dove sono racchiusi vari pannelli descrittivi relativi agli elementi fondamentali dell’ideazione del museo e del contesto dove questo è collocato; una sala cinema, un luogo dedicato all’ascolto e la visione di un documentario che racconta passo passo la storia della sorgente e dell’importanza dell’acqua; uno spazio interattivo, destinato a ospitare dispositivi e strumenti digitali con i quali interagire; una corte interna, luogo adibito alla lettura e al relax dei visitatori.
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