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L’economia del dono ai tempi delle contrade

L’economia del dono ai tempi delle contrade

Un ringraziamento non è sufficiente, quando si riceve un dono. Perché il dono sfugge alle regole dello scambio commerciale ed entra nel legame sociale e affettivo, il suo valore non può essere misurato con la moneta, poiché è un valore culturale. Quando ci viene donato qualcosa, abbiamo l’obbligo di accettare il dono (la cortese reticenza iniziale non deve essere esagerata, rifiutare un dono è un’offesa!) e abbiamo l’obbligo di ricambiare. Sfuggire alle regole e alle consuetudini dello scambio dei doni ha il significato di abbandonare il legame sociale che si vorrebbe invece celebrare. In maniera simile ai fidanzati che reclamano la restituzioni dei rispettivi regali al momento della rottura.

MdcValdichianaLa dinamica sociale del dono è uno dei temi portanti dell’antropologia economica e vanta una bibliografia e una storia molto lunga. Quel che mi preme sottolineare in questa sede, tuttavia, è la sua differenza dallo scambio economico tradizionale, di tipo commerciale. Quello scambio in cui beni e servizi vengono offerti e acquistati in un mercato in cui entrambi i contraenti devono rimanere liberamente soddisfatti e in cui il rapporto termina al momento della transazione. Acquisto una merce, la pago, e non ho bisogno di intrattenere più alcun rapporto con il venditore: sono libero. Usufruisco di un servizio, pago il professionista, e il rapporto è concluso: sono libero.

Il dono celebra la perdita di questa libertà e il rafforzamento del legame sociale. Il dono celebra uno scambio sociale che è più forte di quello commerciale, perché non ci libera. Noi vogliamo donare, vogliamo ricevere doni, vogliamo ricambiare. Una sorta di indebitamento crescente e continuo a cui aderiamo volontariamente, perché attribuiamo al legame sociale e affettivo un valore economico e culturale che è superiore a quello commerciale.

Questo articolo è un piccolo pensiero, un piccolo modo di ricambiare il dono ricevuto dal Magistrato delle Contrade del Bravìo delle Botti di Montepulciano. La pergamena di ringraziamento che abbiamo ricevuto al Teatro Poliziano era a sua volta un modo per celebrare il legame e per ricambiare il lavoro svolto dalla redazione del nostro giornale nell’occasione del quarantennale della manifestazione: un legame che non poteva esaurirsi in uno scambio commerciale.

Un semplice ringraziamento non sarebbe stato sufficiente, da parte nostra: questo articolo rappresenta invece la nostra gratitudine, nel senso di “Sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare”. Donare, ricevere, ricambiare. La nostra gratitudine è anche il nostro apprezzamento per il lavoro svolto dal Magistrato delle Contrade e tutti coloro che hanno donato il loro tempo e la loro fatica alla buona riuscita del Bravìo 2014, con la speranza che la manifestazione possa crescere ulteriormente.

La nostra gratitudine, quindi, non è il cortese ringraziamento per uno scambio economico che ci rende liberi: è il sincero rafforzamento di un legame sociale e affettivo, la speranza per la crescita di un rapporto che è destinato a durare nel tempo. Donare, ricevere, ricambiare.

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