All’indomani del via libera, da parte della Regione Toscana, al piano di abbattimento dei caprioli per il territorio della provincia di Siena, l’Unione provinciale agricoltori di Siena ha organizzato una tavola rotonda per fare il punto sugli effetti della Legge Obiettivo dalla sua effettiva applicazione.
All’incontro, che si è svolto a Siena, hanno preso parte il direttore dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena, Gianluca Cavicchioli, il professore dell’Università di Sassari dipartimento di Medicina Veterinaria e membro Cirsemaf, Marco Apollonio, il presidente ATC 3 Siena Nord Roberto Vivarelli, Francesco Rustici presidenza Confederazione Cacciatori Toscani, Silvano Toso vice presidente vicario EPS nazionale e il dottor Paolo Banti dirigente de settore ufficio caccia della Regione Toscana, oltre a molti agricoltori e cacciatori del territorio senese.
Lo scopo della Legge Obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana è quello di ridurre, entro un triennio, i conflitti generati dagli ungulati selvatici rispetto agli habitat che li ospitano. La Legge tende ad aumentare le possibilità di prelievo venatorio anche mediante periodi più ampi nelle aree maggiormente soggette a danni.
Nei 20 mesi di effettiva applicazione della Legge sono stati abbattuti complessivamente 215.575 capi in tutta la Regione Toscana, così suddivisi: 184.774 cinghiali, 27.135 caprioli, 993 cervi, 2456 daini e 217 mufloni. Se da una parte questi dati sembrano confortanti per quanto riguarda gli abbattimenti, dall’altra però aumentano i danni alle colture causati proprio da ungulati e cervidi. La tendenza dei danni ha un andamento molto disomogeneo tra provincia e provincia e infatti quelle che risultano essere maggiormente colpite sono la provincia di Siena e quella di Firenze.
A Siena e provincia, nonostante l’aumento dei piani di prelievo, dei tempi di caccia e l’individuazione, insieme a ISPRA, dei distretti con obiettivi di bassa densità, il numero dei danni è causato maggiormente dai caprioli e nel 2017 i danni, in tutta la Regione, arrivano a sfiorare quasi i 4 milioni di euro.
A farne le spese più grandi sono proprio gli agricoltori che muovono fortissime critiche alla Legge Obiettivo: la popolazione della specie capriolo si sta annualmente incrementando, tantoché nella sola provincia di Siena è arrivata ad oltre 40mila capi. Nelle riserve naturali, ed in generale nelle zone a divieto di caccia, non è stato di fatto effettuata alcuna apprezzabile attività di contenimento e tutto ciò accresce i rischi di incolumità per i cittadini, i danni alle specie vegetali, alle altre specie selvatiche, all’incrementare della presenza della specie lupo e all’utilizzo delle recinzione alle colture agricole.
In base a ciò, gli agricoltori a gran voce chiedono l’applicazione dell’articolo 37 anche per i caprioli, in quanto l’attuale pratica termina il 15 marzo e riprende i 1 di giugno, ma in questo intervallo si concentrano i maggiori danni alle colture. Armonizzare gli interventi su tutto il territorio al fine di ottimizzare e non vanificare i positivi risultati ottenuti; intervenire sulle riserve naturali, ovvero coordinare le azioni da effettuare nel territorio libero, cambiare la legge 157/92 che riguarda la fauna selvatica in modo che l’attività venatoria non sia più in contrasto con la conservazione della fauna. Rivedere il decreto dei minimis, cioè se c’è un danno, gli agricoltori richiedono di essere indennizzati al 100%, invece il decreto stabilisce un tetto massimo di risarcimento in 15mila euro suddiviso in 3 anni comprensivi anche di altre provvidenze come sgravi, contributi e aiuti di credito. Infine gli agricoltori chiedono soluzioni alternative alla recinzione, in quanto contrari perché rovinano il paesaggio.
Dal canto suo la Regione Toscana, nei giorni scorsi, ha dato il via libera al piano di controllo dei caprioli in cinque zone di ripopolamento e cattura della provincia di Siena gestite dall’ATC Siena nord. Il piano di controllo prevede un prelievo complessivo di 206 capi e a seconda dell’esito del risultato verrà valutato se gli interventi potranno essere ripetuti o estesi ad altre zone di ripopolamento e cattura.
Per quanto riguarda gli altri punti messi sul banco, nel report della Regione Toscana emerge che per quanto riguarda il cinghiale, nelle aree non vocate, la caccia di selezione nel 2017 ha portato al prelievo di 8.445 capi, con un incremento dell’84,4% rispetto ai 4.581 capi del 2016. Anche il prelievo del cinghiale in “controllo” nel 2017 è aumentato: sono stati prelevati 13.569 capi, rispetto ai 9.927 capi del periodo giugno-dicembre 2016, mentre nelle aree vocate, invece, si è registrato l’abbattimento di 60.976 cinghiali, con un calo del 19.6% rispetto ai 75.863 capi prelevati nel 2016. Complessivamente i cinghiali prelevati in Toscana nel 2017 sono stati 87.684, contro i 97.090 del 2016 e 79.330 del 2015.
Per il Capriolo, non sembra esserci stato un reale incremento dei prelievi a seguito dell’applicazione delle Legge Obbiettivo: i numeri dei capi abbattuti restano stabili così come la consistenza della specie, che nel 2017 è stata stimata in 182.575 capi, di cui 148.689 nelle aree vocate alla specie e 33.877 capi nelle aree non vocate. Dai dati parziali presentati nel report, i Caprioli abbattuti nelle aree non vocate nell’annata venatoria 2017-18 risultano essere 8.281, rispetto ad un piano complessivo di prelievo pari a 35.693 capi.
Infine la Regione Toscana, alla luce dei fatti, spiega le problematiche causate dagli ungulati sono ancora presenti ed è quindi necessario intervenire ancora in modo più efficace specialmente sulle altre specie come il capriolo e al di là delle norme e dei provvedimenti, l’elemento più importante per cercare di attenuare un fenomeno in atto da oltre 10 anni è che ogni soggetto interessato lavori per una gestione comune e condivisa del territorio.