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Luciano Manuel Carriero: l’arte unita alla scienza

Luciano Manuel Carriero: l’arte unita alla scienza

È ancora giovane, ma ha già tanta esperienza e, più importante, tanta voglia di fare. Luciano Manuel Carriero, 25 anni e orgoglioso abitante di Sutri (Vt), si occupa di molte cose: lavora come educatore ambientale, ama perdersi nelle profondità delle grotte del Lazio(per ora) in virtù di aspirante speleologo, guida giovani studenti della Sapienza tra le meraviglie dell’Orto Botanico del Gianicolo, uno dei colli della Città Eterna. Ma la sua particolarità, almeno quella che ha colpito maggiormente la sottoscritta, è la sua occupazione come fotografo naturalista. La sua specializzazione: la fotografia microscospica, basata su una tecnica fotografica che ha dato il via al progetto MicroCrystalProject, l’arte unita alla scienza.

Per dare una preliminare descrizione dei suoi lavori mi rivolgo a quella data dal suo autore: «MicroCrystalProject è una raccolta di esperimenti visuali realizzati grazie all’utilizzo di diverse tecniche microfotografiche. L’obiettivo è di/mostrare la geometria insita nella materia, quella mistica energia che si nasconde dentro gli elementi».

I colori esplosivi e le forme geometriche perfette all’interno delle sue foto meritano un attento sguardo: la pagina Facebook dedicata al MicroCrystalProject è ricca di immagini, dove c’è davvero da perdersi! Ma di questo affascinante universo parlerà lui stesso, grazie alla intervista che ha cortesemente rilasciato alla Valdichiana.

Nell’immagine di copertina vedete uno dei suoi ultimi lavori, che gli è valso il primo premio al concorso “Arte o Scienza? 2014″, organizzato da Immaginario Scientifico, con la collaborazione dell’Università di Trieste, del centro Brain per le neuroscienze e dalla Regione Friuli Venezia Giulia all’interno del salone europeo della ricerca scientifica Next.. Un po’ di dati: precedentemente al primo posto, Luciano era arrivato terzo all’edizione dell’anno 2013 grazie alla foto posta poco più sotto intitolata Micrarte. Attualmente, purtroppo terminata da poco, quattro sue fotografie sono state esposte alla mostra all’interno del Festival di Scienzartambiente di Pordenone.

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Buongiorno. Le fotografie che ci mostri hanno catturato la nostra attenzione: ti andrebbe di parlarci del tuo progetto e delle modalità di realizzazione di questa tecnica fotografica?

Certo. Io mi occupo di microfotografia, una tecnica fotografica effettuata tramite dei microscopi particolari, chiamati polarizzatori, che sfruttano la rifrazione della luce per fotografare delle sostanze e degli oggetti fisici che normalmente ci apparirebbero trasparenti. In particolare mi riferisco ai cristalli: prima di occuparmi di fotografia mi dedico alla estrazione di sostanze capaci di cristallizzarsi, sostanze che posso trovare nelle piante o, anche, in oggetti comunemente tenuti in casa, come i farmaci, il sapone per i piatti e lo zucchero; si tratta di sostanze cristallizzate attraverso un processo chimico su dei vetrini appositi, che, nel momento in cui vengono ri-cristallizzate, sono suscettibili alla rifrazione della luce e capaci, quindi, di mostrare dei colori particolari. Grazie a delle tecniche particolari utilizzate, esse creano varie forme geometriche davvero interessanti. Queste tecniche sono, diciamo l’ingrediente segreto delle mie fotografie.

Quel che posso dire è che mi sono dilettato nel prendere dei microscopi degli anni Settanta provenienti dagli Stati Uniti, più economici, che ho modificato io stesso. Utilizzo un microscopio di una casa tedesca di nome Zeiss, al quale ho applicato dei filtri polarizzatori, avvalendomi così di una tecnologia avanzata che normalmente costerebbe migliaia di euro. In pratica utilizzo un microscopio biologico modificato e riadattato a polarizzatore: un processo economico e accessibile a chiunque.

L’aspetto più particolare di questa tecnica fotografica risulta la capacità di mostrare quella che rappresenta la geometria insita all’interno della Natura stessa. Ogni sistema cristallografico, quindi ogni elemento che io vado a cristallizzare, possiede una sua geometria naturale, e una memoria chimica vera e propria che fornisce alla sua struttura delle forme specifiche. Riguarda l’idea che esiste dietro la materia, e che si nasconde in essa.

Ho tratto ispirazione in parte dai miei studi universitari – per quello che riguarda le procedure – e molto dall’arte psichedelica che mi ha influenzato radicalmente durante il lavoro, in particolar modo nella percezione caotica e allo stesso tempo ordinata delle geometrie e colori che prendo come oggetto.

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Micrarte, di Luciano Manuel Carriero

Come funziona il processo di cristallizzazione?

Realizzo delle soluzioni chimiche attraverso le quali estraggo la sostanza, la posiziono su un vetrino e quando l’acqua, attraverso cui si scioglie, evapora, l’elemento comincia a ri-cristallizzarsi, secondo la sua geometria naturale. A occhio nudo appare sempre trasparente, ma io collego una macchina fotografica al microscopio, ovviamente utilizzando gli obiettivi dello strumento, e scatto la foto con ingrandimenti che aumentano la sostanza dalle 400 alle 600 volte.

Quali sostanze utilizzi maggiormente?

Gli ultimi progetti si sono concentrati particolarmente sulla cristallizzazione di farmaci scaduti, insomma farmaci di recupero, che posseggono al loro interno dei tipi di acido che si trovano nelle piante. Per esempio l’acido acetilsalicilico, che rappresenta il principio attivo dell’aspirina ed è estratto dal salice: la fotografia scattata a questa sostanza mi ha permesso di vincere il concorso Arte o Scienza? 2014. L’ho intitolata Stars, per via dei cristalli “stellati”, chiamati così perché ricordano la forma di una stella. L’anno scorso invece mi sono posizionato al terzo posto con una fotografia, intitolata Micrarte, di acido tartarico, presente nell’uva.

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Luciano Manuel Carriero (primo da destra) – Credits by http://www.arteoscienza.it/

Voglio rifarmi al titolo del concorso che ti ha accolto a Trieste e farti questa domanda: Arte o Scienza, secondo il tuo parere? Particolare, poi, quello che hai detto riguardo alla geometria insita nella natura: puoi approfondire questo aspetto?

Lo scopo delle mie fotografie è quello di fondere due mondi, quello scientifico e quello artistico: a mio parere si compensano a vicenda. Con questa tecnica riesco, attraverso la tecnologia e i processi chimici, a mostrare una sorta di ordine e di bellezza naturale presente all’interno degli elementi, soprattutto quelli microscopici, che comunemente a occhio nudo non sarebbero percepibili nel nostro ambiente. In realtà essi permangono in maniera totalizzante. Penso ad esempio al fatto che la maggior parte di queste sostanze cristalline si trovano non solo all’interno del nostro corpo, ma anche nelle piante e nell’acqua stessa che beviamo. La bellezza delle loro forme va mostrata, ed è quello che mi propongo di fare con le mie fotografie. I miei scatti, secondo me, sono sia scienza che arte: rappresentano l’anello di congiunzione tra due mondi.

Ringraziamo Luciano e, riportando una delle didascalie che solitamente accompagnano le sue fotografie, per allacciarci al discorso della bellezza e dell’ordine insito nella natura che questo giovane artista cerca di portare alla luce, concludiamo con questa citazione di Albert Einstein:

Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata.

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