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Ma che bel Castello! Il Castello di Gallico e il Borgo di Montecalvoli

Ma che bel Castello! Il Castello di Gallico e il Borgo di Montecalvoli

In questi anni, il nostro magazine, vi ha fatto conoscere il Castello di Valiano di Montepulciano e il Castello di Fighine di San Casciano dei Bagni, da qui l’idea di creare una nuova rubrica ‘Ma che bel castello!’ che vi porterà alla scoperta dei castelli sparsi nel nostro meraviglio territorio. In questo nuovo articolo vi faremo conoscere il Castello di Gallico e il borgo di Montecalvoli – al confine tra Val d’Asso e Valdichiana.

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Un tempo sinonimo di conflitti, scalate al potere, amori contesi e amori segreti, i castelli oggi racchiudono e rappresentano la storia dei territori e delle popolazioni che attraverso secoli e decenni sono nate, cresciute, sviluppate e anche estinte a cause di lotte, battaglie, guerre, pestilenze o crisi economiche. I castelli, imponenti, affascinanti, mistici e strategici, con le loro rocche, torri e antiche mura sono stati eretti soprattutto in età medievale per la difesa dei nobili proprietari terrieri e dei signori feudali, oltre che da ordini religiosi cavallereschi.

In ogni parte del nostro Paese ci sono castelli in grado di raccontare e tramandare gesta, imprese e amori, alcuni più conosciuti e altri un po’ più nascosti, ma allo stesso modo scrigni di storia, arte, cultura e leggenda. La Valdichiana, grazie alla posizione strategica che ha avuto nel corso dei secoli, è custode di molti fortilizi che si possono scoprire e conoscere andando girellando per il territorio, accedendone alle stanze più segrete, oppure ammirandoli solo da lontano, adagiati perfettamente tra le nostre colline che diventano un tutt’uno con il territorio, quasi a difenderne l’appartenenza.

Uno di questi è il Castello di Gallico, un fortilizio che sorge nella campagna delle sorgenti dell’Asso, nei Comuni di Asciano e Trequanda, compreso fra le valli dell’Orcia, della Chiana e dell’Ombrone; una zona delimitata a nord dalla strada Lauretana, mentre a sud e a sud-est da strade che congiungono rispettivamente Trequanda, Asciano, Farnetella e Sinalunga mentre a ovest domina una parte notevole del territorio di Siena. Attualmente il Castello di Gallico è di proprietà dell’Architetto romano Simonpietro Salini, ed è sede di una delle più ricche collezioni d’arte privata d’Europa in cui sono costudite opere dedicate a Siena dal 1200 al 1400 da Duccio Di Buoninsegna a Simone Martini, a Pietro e Ambrogio Lorenzetti. La struttura è visitabile solo dall’esterno, ma grazie a una visita guidata ho avuto modo di visitare i sui interni, le sue corti e le sue stanze più nascoste, conoscendone la storia, ammirandone la sua architettura segnata dal tempo e dagli avvenimenti, delicatamente restaurati grazie a recenti lavori che hanno permesso di preservarne la sua evoluzione.

Ma andiamo a conoscere la storia e le famiglie nobiliari che sono passate per il Castello di Gallico, a pochi metri dal borgo di Montecalvoli. La Toscana è sempre stato un territorio di incontro fra genti del nord e del sud che poi si sono insediate stabilmente nel territorio, specialmente nella parte più a sud della provincia di Siena esercitando attività prevalentemente agricola. Una popolazione che ha costruito la sua storia delle nostre terre è sicuramente la civiltà etrusca che, grazie alle loro conoscenze tecniche per la regimazione delle acque hanno avuto la lungimiranza di far diventare questo territorio fertile, produttivo e ricco. Una zona considerata strategica per la posizione, rispetto alle correnti commerciali che da Volterra arrivavano in Valdichiana, erano i crinali di Montecalvoli, qui si andarono formando diversi villaggi rurali. Il trapasso dal periodo etrusco a quello romano, in questa zona, ebbe un ciclo di tempo piuttosto lungo, ma la tradizione agricola degli etruschi continuò a Montecalvoli. Scorrendo velocemente la storia del territorio, Montecalvoli costituirà un comunello, che fin dal secolo XI faceva parte della contea degli Scialenghi, circoscrizione feudale di Trequanda, ma nel 1211 venne poi concesso ai Cacciaconti, consorti degli Scialenghi.

Nei primi anni del ‘400 i Tolomei provvidero ad ampliare una torre di loro proprietà che esisteva nel plano di Gallico, poco distante da Montecalvoli. Da qui parte la nascita del castello di Gallico. La torre era una di quelle che venivano innalzate in maniera isolata e che veniva utilizzata per l’avvistamento e la segnalazione a distanza di eventuali pericoli, quindi per garantire una maggiore sicurezza – una torre forse costruita a suo tempo dagli Scialenghi. In questa zona appartenevano al castello grancia di Gallico (in cui venivano stoccati grano e sementi) prima quattro unità poderali e successivamente un molino e sei poderi: Montecalvoli (appunto), Bellaveduta, Casabianca, Casole, Lavanella, Piazzolini, ciascuno con la rispettiva casa per il locandiere. Le quattro torri presero il sostantivo di fortezza per indicare il complesso delle opere fortificate del castello-grancia di Gallico. Dentro il recinto del castello si trovavano stanze per l’abitazione del signore, le cantine per i vasi vinari, le stalle, il granaio e il magazzino del granaio per riporvi il grano e tutte le biade. Nonostante i tanti proprietari che si sono succeduti, la destinazione dei fabbricati rimase immutata nella storia.

I Tolomei però, intorno al 1450 vissero vicende economiche e politiche burrascose tanto che i suoi possessi furono in parte decimati e Montecalvoli, con la Fortezza di Gallico, per la sua importanza strategica in difesa della repubblica senese, passarono ai Griffoli, famiglia originaria di Montepulciano che occuparono ben presto cariche politiche a Siena. I due fortilizi dovevano servire come guarnigione dei soldati armati a spese dei proprietari e proprio per la sua destinazione, in quegli anni furono effettuati altri lavori di fortificazione: venne costruita la porta di accesso al castello, i parapetti, i piombatoi, i merli e altre opere di difesa.

Gallico rimase della famiglia Griffoli fino al XVIII secolo, quando passò alla famiglia Pieri proveniente da Grosseto. Passato attraverso vari proprietari, verso la fine del 1700 venne donato allo Spedale di Santa Maria della Scala di Siena, per poi essere restituito in seguito alla famiglia Vallesi e, all’inizio del 1800, per eredità passò alla famiglia Terrosi, poi alla famiglia Fei e ai Biagini di Monte San Savino. Nel 1936 la famiglia Biagini fece alcune opere di consolidamento, inserendo una scala a tre archi nel cortile e trasformando una torre d’angolo. Venne poi aperto un portone nelle mura per rendere più agevole il transito delle macchine agricole. Nel 1990 il castello di Gallico è stato oggetto di un importante restauro in quanto la sua struttura era fortemente compromessa dal tempo e dai continui ampliamenti. Il restauro è stato delicato e attento a non cancellare i segni del tempo, mantenendo quei tratti che raccontano la storia di un fabbricato testimone di tanti momenti della storia italica. La struttura è stata salvata dal crollo totale con tecniche moderne ma mantenendo la conoscenza dell’arte del costruire dei maestri che ancora oggi lavorano come i loro avi con lo scopo che possa tornare a esser un punto di incontro di coloro che amano la storia, l’arte e la cultura senese. Questo importante intervento di restauro, nel 2004, è stato premiato dal principe di Danimarca in qualità di presidente Europa Nostra, quale miglior restauro a livello europeo.

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