Disclaimer: il ruolo di chi scrive, in quest’articolo, è molto delicato, tra tifosa a livello personale e informatrice nella maniera più attendibile e professionale possibile. Ai lettori, si sconsiglia vivamente di dar retta a tutto quello che non è stato detto nelle due conferenze stampa e comunicati diramati dai medici che hanno in cura il tedesco.
Michael Schumacher, 44 anni, ex-pilota e sette volte campione del mondo di F1, rimane in gravi condizioni, a seguito dell’incidente sugli sci occorso a Meribel, Alta Savoia, in Francia, nella mattinata di ieri. Ulteriori chiarimenti, hanno confermato che non stesse sciando fuori pista, ma bensì tra un collegamento tra due piste. Ed è stato confermato che indossava il casco, altrimenti, non sarebbe arrivato vivo all’ospedale.
Ieri, le prime notizie circolanti, parlavano di un normale trauma cranico, con l’ex-pilota cosciente che rispondeva alle domande di rito da post-incidente. Purtroppo, il tentativo di arginare la gravità della situazione è stato vano, poiché nella tarda serata di ieri, per porre fine alle illazioni sul web, l’équipe medica dell’ospedale di Grenoble ha diramato un comunicato stampa, dove affermava che il campione tedesco era giunto all’ospedale in coma, e che era stato sottoposto ad un intervento chirurgico d’emergenza e che al momento dell’incidente, era cosciente ma non rispondeva alle domande di rito, con solamente il resto del corpo ad avere reazioni. Le sue condizioni erano critiche sin da subito, contrariamente a quanto affermato. Al suo fianco, sono sopraggiunti i familiari, la moglie Corinna, e i due figli, Gina Maria e Mick. Da confermare la presenza di alcuni ex-colleghi tra cui Jean Todt, ora Presidente della F.I.A. e direttore generale della Scuderia Ferrari dal 1993 al 2007, e amministratore delegato della Ferrari dal 2006 al 2008, e la presenza di Ross Brawn, direttore tecnico della Ferrari dal 1996 al 2006, e team principal della Mercedes dal 2010 al 2013. Immediate le reazioni d’affetto e di sostegno da parte del mondo del motorsport e non solo, specialmente su Twitter.
Questa mattina, la conferenza stampa tenuta dai medici ha chiarito il quadro della situazione, dato che nella notte era circolata la falsa notizia che Michael Schumacher fosse stato operato una seconda volta: purtroppo, le condizioni restano critiche. I medici non si sbilanciano più di tanto, non vogliono parlare di chance di sopravvivenza – anche se i loro volti scuri e tesi fanno pensare – e non azzardano ipotesi circa i danni effettivi al cervello del campione di F1. Quello che è certo è che lo sportivo ha presentato un grave trauma cranico nel lato destro del cranio e che aveva un esteso edema e soffriva di forte pressione intracranica. In seguito all’operazione di emergenza, però, attenti esami hanno rivelato la presenza di lesioni al cervello. Senza voler allarmare nessuno, esistono svariati tipi di lesioni cerebrali, ma non si saprà nulla di più certo fino a quando non si risveglierà dal coma farmacologico. I medici non hanno programmato una seconda operazione al momento, e questo può far ben sperare, ma rimangono fermi nel non voler fare alcuna previsione circa il futuro dell’ex-pilota. Certo è che bisogna solo aspettare che si risvegli dal coma indotto, e che i suoi stimoli siano regolari. Al momento, Schumacher è tenuto in ipotermia terapeutica per permettere la migliore efficienza metabolica del cervello, e gli stimoli sono ridotti al minimo, per consentire la migliore ossigenazione dell’organo lesionato. Non saranno fornite altre notizie, fino a quando non ci saranno novità significative.
Viene da pensare. Perché Michael Schumacher ha corso per decenni a bordo di una monoposto, oltre ogni velocità e oltre ogni limite. Un solo incidente, una gamba rotta in molti anni di corse, a causa di un guasto ai freni, in un mondo dove campionissimi come Ayrton Senna ci hanno lasciato la vita, a metà degli anni ’90. Non solo Ayrton, ovviamente, ma anche Roland Ratzenberger, ma è per citare due dei piloti con cui Michael ha avuto a che fare direttamente in pista. E poi, fuori dalla F1, Michael rischia la vita per un incidente sugli sci, in un momento di divertimento e svago con la sua famiglia. Ci sarebbe da dire che è ironico, come qualche avvoltoio del web ha cercato di dire per sdrammatizzare malamente – e vi vengono risparmiate le bestie che hanno augurato la morte e hanno espresso soddisfazione nei confronti del grave incidente occorso a Schumi, perché queste bestie meritano indifferenza, per non dire altro – ma no, non è affatto ironico. È triste. E dispiace, nei confronti di una persona che ha contribuito a riportare in auge un marchio italianissimo come la Ferrari, correndoci per dieci lunghi anni.
È un destino, forse, quello di coloro che cercano la vertigine del limite e del brivido, ballare sempre e comunque tra vita e morte in questo modo? Non lo so. È qualcosa che non si può fermare, quello spirito agonistico di sportivi di altissimo livello come lui, anche quando non hai più posto in una categoria come la F1? Non lo so, lo sa Michael, come lo sanno tanti suoi colleghi che si sono ritirati. Io spero solo che si possa svegliare, si possa alzare e possa ritornare a sciare, fare paracadutismo, fare free-climbing, andare in bici e giocare a calcio come ha sempre fatto, con quello spirito sincero di dare il massimo sempre e comunque. Spero che possa tornare ad abbracciare i suoi figli e sua moglie. E spero che questa novantaduesima vittoria arrivi – la vittoria sulla morte che vale più di tutte le altre novantuno e tutti i sette mondiali vinti.
Forza Schumi!