Montepulciano, perla del Rinascimento nel cuore della Valdichiana, celebra quest’anno i 50 anni della Doc del Vino Nobile. Era infatti il 12 luglio del 1966 quando venne disciplinata la produzione di questo vino, un riconoscimento che non si è fermato a questo risultato: in poco meno di vent’anni, nel 1980, il Nobile di Montepulciano fu il primo vino in Italia a fregiarsi della sigla Docg.
Ma il legame tra Montepulciano e il vino è molto più antico di quello che il disciplinare ci racconta. Nel 1868 venne ritrovata una kylix, una tazza da vino a figure rosse di origine etrusca. L’oggetto recava la rappresentazione di Flufluns, il dio Bacco della tradizione etrusca, che insieme ad una menade si dedica al cottabo, un gioco che aveva come protagonista il vino. Viene datato al VII secolo d.C. e si tratta del primo documento che ci dà una testimonianza del vino di Montepulciano.
Nel corso della storia si sono susseguiti diversi estimatori del vino nato dalle colline poliziane. Francesco Redi in un poemetto della fine del XVII secolo, Bacco in Toscana, esalta la bontà della produzione vinicola di Montepulciano. Anche filosofi e presidenti rientrano nella lista degli ammiratori del Nobile. Nel Candido di Voltaire, in una tavola imbandita di cibi e bevande, fa la sua comparsa il vino di Montepulciano.
La New York Public Library ha recentemente digitalizzato alcuni documenti privati di Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti ed uno dei firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza, nei quali possiamo leggere una lista di vini da lui ordinati, tra i quali è presente anche il Nobile.
Il 1873 è un anno nefasto per la produzione vinicola poliziana, che sembrerebbe avere una fine definitiva durante la mostra di Vienna. In quell’occasione, infatti, l’enologo di Sua Maestà Britannica esprime un giudizio negativo sui campioni di vino provenienti dalle terre del Poliziano.
Un oblio che si interrompe negli anni ’30 dello scorso secolo, grazie all’opera di Adamo Fanetti, fondatore dell’omonima cantina ancora attiva. Durante l’Ente Mostra-Mercato Nazionale dei Vini Tipici e Pregiati tenutasi a Siena nel 1933, Fanetti presentò 30 quintali di vino, che ricevettero un diffuso consenso. Lo stesso Tancredi Biondi-Santi, nome di spicco dell’enologia italiana, amico ed estimatore di Fanetti, non poté non apprezzare la bontà e le potenzialità del rosso di Montepulciano. L’esempio fu seguito da altre aziende, tanto che nel 1937 venne creata la cantina sociale, con lo scopo di aumentare la produzione e il raggio per commercializzare il prodotto.
L’origine del nome è di difficile individuazione. L’utilizzo del termine Nobile compare per la prima volta nel 1787, in un documento del Conservatorio di San Girolamo. Nel testo si parla di 28 fiaschi di vino provenienti da Montepulciano, che vengono etichettati con il nome che tutt’oggi conosciamo. Ma è stata ancora una volta l’azione instancabile del Fanetti a veicolare l’uso del nome “Nobile”. Infatti fino agli anni’30 del ‘900 ma anche oltre, quello che oggi conosciamo come Nobile, veniva indicato semplicemente come “vino scelto di Montepulciano”.