Nel 2024 il Comune di Montepulciano intende celebrare degnamente, nel 570° anniversario della nascita e nel 530° della morte, il Poliziano, poeta, umanista, filologo, nativo della città poliziana (1454) e morto a Firenze nel 1494. Lo fa avviando fin da questo 2022 un percorso di conoscenza e avvicinamento al grande letterato e uomo di cultura, caratterizzato da una serie di eventi e attività che culmineranno appunto nel 2024; il programma ha vissuto il proprio primo atto sabato 3 dicembre, con l’inaugurazione, presso la Sala Blu della Biblioteca Archivio Storico “Piero Calamandrei”, nel Palazzo del Capitano, in Piazza Grande, della mostra bibliografica “Opera et alia quaderna”, che espone opere di Agnolo Poliziano stampate tra il 1500 ed il 1800.
Ad illustrare il progetto triennale dedicato dall’Amministrazione Comunale al Poliziano e a presentare la specifica iniziativa sono stati il Sindaco Michele Angiolini, la Direttrice della biblioteca, Francesca Cenni, e Duccio Pasqui, tra l’altro esperto del Fondo antico della stessa istituzione, alla presenza della Consigliera regionale Elena Rosignoli.
La mostra presenta ventidue opere scelte tra le circa centocinquanta che formano la Collezione Polizianesca, lasciata in eredità da Carlo Minati al Comune di Montepulciano nel 1899. Minati, nato a Montepulciano nel 1824, già protagonista di azioni risorgimentali, fu un insigne medico e docente universitario nonché esponente politico, impegnato nelle istituzioni pubbliche, ma non mancò di coltivare la sua profonda passione per il Poliziano, collezionando opere che lasciò poi appunto alla comunità.
Di particolare interesse i tre opuscoli di Isidoro Del Lungo di fine Ottocento, due dei quali con dedica autografa. Tra le altre opere esposte si evidenzia un prezioso, raro incunabolo (prima forma di stampa a caratteri mobili, sul modello dei manoscritti medievali), realizzato a Firenze nel 1499 contenente le Opere del Poliziano; un’edizione, sempre delle Opere, del 1533 con una pregevole legatura del XVIII secolo.
È presente anche una curiosa copia manoscritta secentesca delle Stanze, due edizioni stampate da illustrissimi tipografi quali Aldo Manuzio (edizione del 1541) e Bodoni (edizione del 1792), una copia della prima biografia del Poliziano scritta da Federico Mencken (1736) e infine un Elogio del Poliziano pronunciato al Liceo di Montepulciano nel 1845.
È inoltre esposto uno dei due volumi del catalogo a schede rilegate, redatto nel 1901 da Carlo Zelli, già bibliotecario della Biblioteca Universitaria di Pisa e professore di materie letterarie al Liceo Ginnasio di Montepulciano. Arricchisce la mostra un ritratto del benefattore Carlo Minati, quadro facente parte della collezione degli uomini illustri custodita dal Comune.
Poliziano e Montepulciano sono legati indissolubilmente: già il giovane Angelo volle farsi chiamare Poliziano dai suoi contemporanei proprio per evidenziare la sua provenienza. Montepulciano ha legati forti con il poeta e tradizioni altrettanto solide: a lui sono intitolati una via del centro, quella della casa natìa, il Teatro, i Licei, a testimoniare quanto il Poliziano sia un elemento culturale riconoscibile a livello nazionale e internazionale; ma gli sono dedicati anche attività imprenditoriali e prodotti, segno di una presenza forte anche nel tessuto sociale e umano.
Il progetto, redatto con il supporto e la collaborazione della Biblioteca Calamandrei e che si avvarrà progressivamente di significative partnership, veri e propri “presidi” culturali, come la Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte – Istituto di Musica “Henze”, punta a far conoscere e a valorizzare la vasta produzione culturale del protagonista attraverso mostre e interventi rivolti anche alla popolazione scolastica. L’obiettivo è avvicinare la cittadinanza, i giovani, i turisti alla figura del Poliziano, enorme risorsa culturale di Montepulciano, come simbolo del territorio quale luogo delle lettere, dell’umanesimo e della cultura.
Angelo Ambrogini, detto il Poliziano, è generalmente considerato il maggiore tra i poeti italiani del XV secolo, membro e fulcro del circolo di intellettuali radunatosi intorno al Signore di Firenze, Lorenzo il Magnifico, autore di opere in latino, in greco e in volgare, capace di raggiungere un’ampia competenza filologica e un’ammirevole perfezione formale dello stile.
Dopo la morte del padre Benedetto, giurista poliziano già legato ai Medici, assassinato dai parenti di un uomo che era stato condannato a causa della sua azione, Poliziano fu costretto a trasferirsi, all’età di appena 15 anni, a Firenze, a causa di serie difficoltà economiche. Ma, dopo essersi presto distinto per le proprie qualità letterarie, grazie alla protezione di Lorenzo il Magnifico, poté dedicare l’intera vita agli studi umanistici, senza doversi occupare di attività politiche o diplomatiche, rivestendo incarichi di alto prestigio quali quello di precettore della famiglia dei Medici, di segretario personale del Magnifico e di professore presso lo studio fiorentino.