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Oro, statue e serpenti di bronzo: nuovi ritrovamenti a San Casciano

Oro, statue e serpenti di bronzo: nuovi ritrovamenti a San Casciano

I nuovi ritrovamenti archeologici a San Casciano dei Bagni sono stati presentati al pubblico nella giornata del 3 dicembre 2024, alla presenza del Ministro della Cultura Alessandro Giuli e delle tante persone coinvolte negli scavi al Santuario Ritrovato. Da giugno a ottobre l’area di scavo si è ampliata, portando alla luce nuovi contesti ed eccezionali reperti.

L’estensione delle indagini nel santuario del Bagno Grande ha portato al rinvenimento del temenos, il muro di recinzione dello spazio sacro, che racchiudeva più edifici tra i quali il tempio in corso di scavo, costruito attorno alla grande vasca sacra. Un edificio più antico, o forse un grande recinto, costruito in blocchi di travertino, già in età etrusca circondava la sorgente del Bagno Grande, definendo lo spazio sacro del culto, almeno dal III secolo a.C. Lo scavo ha ora messo in luce gran parte della vasca più antica, che fu poi ricostruita tra i regni degli imperatori Tiberio e Claudio, forse a seguito di un prodigio associato alla caduta di un fulmine. Se all’esterno del tempio sono stati portati alla luce gli strati di vita e, soprattutto, i resti di doni e cerimonie che avvennero nel corso dei secoli (con deposizioni di lucerne, unguentari di vetro, bronzetti votivi, ex voto anatomici in terracotta dipinta e perfino foglie d’oro), è all’interno della vasca sacra che la stratificazione dei doni votivi continua a restituire un contesto assolutamente unico, protetto dall’acqua termale e dal fango argilloso. Dopo un complesso lavoro di gestione dell’acqua proveniente dalla sorgente, alla profondità di quasi 5 m, lo scavo ha raggiunto nuove sequenze stratigrafiche.

Ancora una volta sono le offerte in metallo pregiato a costituire l’elemento caratterizzante del deposito votivo. Quattro nuove statue e poi braccia, teste votive e gambe iscritte, assieme a strumenti del rito, come un’elegante lucerna, o un piccolo toro in bronzo, a richiamare quel mondo agro-pastorale così importante in questo contesto e già rappresentato dal bassorilievo all’interno della vasca sacra. E ancora monete di età repubblicana ed imperiale, ormai più di 10000, rinvenute nel santuario del Bagno Grande. Ma accanto al bronzo, il rinvenimento di una corona e di un anello d’oro si associa alla moltiplicazione di aurei romani. Sono metalli preziosi (tra cui gemme, ambra e altri gioielli) che legano il dono per le capacità terapeutiche delle acque calde alle pratiche divinatorie che presso il santuario dovevano certamente trovare il loro fulcro.

Le nuove, eccezionali iscrizioni rinvenute sono in Etrusco e in Latino. Appaiono voti che recano il nome etrusco di Chiusi, Cleusi, accanto a dediche alle Ninfe e alla Fonte calda, Flere Havens in Etrusco, giuramenti sulla Fortuna e sul Genio dell’Imperatore. Un eccezionale corpo nudo maschile è offerto esattamente a metà, come reciso dal collo ai genitali da un taglio chirurgico. Dedicato da un Gaio Roscio alla Fonte Calda, questo mezzo corpo testimonia forse la guarigione della parte immortalata nel bronzo. Un bimbo augure, un piccolo sacerdote della fine del II secolo a.C., con una lunga iscrizione in etrusco sulla gamba destra, reca nella mano sinistra una palla, con i classici pentagoni cuciti, che ancora ruota tra le dita (forse un elemento divinatorio, da far ruotare in un rito). Il gesto dell’offerente è reso da una statua femminile, quasi identica a quella rinvenuta nel 2022, con eleganti trecce che ricadono sul petto e deposta su un lato. Le teste votive sono ritratti eleganti protoimperiali, con la prima dedica in Latino alla fonte, sul collo di una testa, i cui tratti sembrano quasi ricordare Cesare, che menziona anch’essa la Fonte.

Nella stratificazione del deposito – che fu rapida, come ci suggerisce la conservazione di migliaia di frammenti di uova in alcuni casi rinvenute intere, o praticamente integre con il tuorlo ancora visibile all’interno, la cui deposizione rimanda ai riti di rinascita e rigenerazione – si alternano strati di offerte, scaglie di travertino e piani d’argilla. E ancora pigne, rametti tagliati e decorati con intrecci vegetali, a ricordare come le acque salutifere debbano essere in qualche modo “nutrite” dalla forza riegenerante della natura. Alla base di grandi tronchi lignei, infissi in verticale nel deposito, in uno dei punti focali della vasca più antica, lo scavo ha portato alla luce una serie di serpenti in bronzo, concentrati nella profondità del deposito. Di forme diverse presentano misure di scale differenti. Dai piccoli serpentelli ad un esemplare di oltre 90 cm (quasi la mensura honorata, la misura perfetta di tre piedi romani), barbuto e cornuto. Si tratta, con ogni probabilità, di un serpente agatodemone, il più grande ad oggi rinvenuto (se ne conoscono in bronzo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al British Museum a Londra), protettore della sorgente detentore di un ruolo fondamentale nelle pratiche di divinazione e predizione del futuro, come si può osservare in  molti altri contesti del Mediterraneo antico. La varietà delle offerte votive, che ricalca quanto già emerso nel 2022 e, allo stesso tempo, lo arricchisce e lo completa, offre uno squarcio ulteriore sul significato e suo ruolo di questo luogo di culto e cura, dove il rapporto col sacro, tra umano e divino, è forse percepito come diretto, quasi affidato allo continuo scorrere delle  acque calde e al genius loci nella forma del serpente agatodemone.

Lo scavo del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni è in concessione di scavo al Comune di San Casciano dei Bagni, da parte della Direzione Generale Archeologia, belle arti e paesaggio e nasce in collaborazione con la Soprintendenza ABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e il coordinamento scientifico dell’Università per Stranieri di Siena. Gli interventi di conservazione e restauro avvengono in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro.

Hanno preso parte alla campagna di scavo 2024, più di 80 studenti e studentesse di archeologia provenienti da università di tutto il mondo. Il gruppo interdisciplinare e internazionale di ricerca e studio coinvolge oltre 90 specialisti di varie discipline. Al progetto stanno inoltre lavorando numerosi professionisti esterni e interni al Ministero della Cultura che si occupano della progettazione e dell’esecuzione degli interventi architettonici e di restauro necessari alla conservazione e alla tutela delle strutture archeologiche e dei reperti.

Lo scavo beneficia del finanziamento economico, oltre che del Comune di San Casciano dei Bagni, del Centro CADMO dell’Università per Stranieri di Siena e della Soprintendenza APAB per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, anche del contributo di Robe Cope per Vaseppi Trust, di Friends of Florence, del Gruppo E, di Iren e di Heureka Ambiente. La locale Associazione Archeologica Eutyche Avidiena assicura un fondamentale contributo alla vita e alla logistica dello scavo, oltre ad aver guidato più di 5000 visitatori nelle passeggiate archeologiche alla scoperta del patrimonio culturale di San Casciano dei Bagni.

Nella giornata è stata anche presentata la progettazione del costituendo Museo Archeologico Nazionale di San Casciano dei Bagni nel Palazzo dell’Arcipretura assieme al Parco Archeologico Termale che nascerà attorno allo scavo del Bagno Grande.


Alessandro Giuli, Ministro della Cultura: “San Casciano è un luogo a me caro. Qui mi è venuta l’idea di un piano Olivetti per la cultura, ossia di stabilire un legame tra borghi, periferie, città. Questo degli scavi di San Casciano dei Bagni è un progetto che nasce in una comunità straordinaria, con ritrovamenti che inducono il MiC a sostenerlo fortemente, affinché l’area archeologica e i beni in essa ritrovati possano essere valorizzati al meglio e la struttura museale prenda forma nel più breve tempo possibile. Quello di San Casciano è un progetto di assoluto rilievo per il MiC

Agnese Carletti, Sindaca del Comune di San Casciano dei Bagni: “La comunità di San Casciano ha investito e sta investendo tantissimo in questo progetto. Oggi, avere qui tutti gli attori è una grande soddisfazione nell’ottica di vedere presto realizzati il museo, il parco e l’hub universitario ai quali ormai stiamo lavorando da anni e che daranno nuova linfa vitale a questo comune. La speranza è che lo spirito buono e profetico della sorgente incarnato nel serpente di bronzo ritrovato quest’estate, possa aiutarci a realizzare tutto il più velocemente possibile”.

Luigi La Rocca, Capo Dipartimento Tutela del MIC: “Ringrazio il Ministro Giuli, la Sindaca Carletti, il Rettore dell’Università per Stranieri di Siena Montanari, il presidente della Regione Toscana Giani e tutti gli intervenuti. La straordinaria partecipazione alla presentazione di oggi è il segno del grande sostegno che l’amministrazione sta dando e darà a questo progetto archeologico. Qui, a San Casciano dei Bagni, si è sviluppata una buona pratica di collaborazione tra tanti soggetti pubblici e privati e questo ha scaturito un progetto che il Ministro della Cultura ha finanziato e sostenuto. Un progetto che si fonda su basi scientifiche, su un gruppo di archeologi coeso e multidisciplinare e su una comunità locale presente e partecipe. La diffusione della conoscenza che sta venendo fuori dalle ricerche archeologiche è un punto fondamentale del progetto, insieme alla valorizzazione degli oggetti. I reperti ci trasmettono un messaggio antico ma attuale, la connessione tra la salute e la necessità di curarsi e la fede, tra il metodo scientifico e le pratiche rituali, il tutto legato l’acqua termominerale del Bagno Grande. I dati ci raccontano di un mondo che sta cambiando, il passaggio dalla cultura etrusca a quella romano, dove il dono, è rappresentato da un materiale prezioso, il bronzo, i gioielli e le monete appunto. Ci sono quindi tutti i presupposti per continuare a finanziare il progetto, che non riguarda solo gli scavi ma anche la realizzazione di un museo e di un parco archeologico presso il Bagno Grande”

Massimo Osanna, Direttore generale Musei del MIC: “È stato un lavoro di squadra che ha visto unite tutte le istituzioni. Lavoriamo in perfetta armonia, abbattendo le divisioni tra università, musei sovrintendenze e istituzioni locali a tutti i livelli. È stato di fondamentale importanza il fatto che siano state messe e a disposizione le scoperte di San Casciano dei Bagni alle comunità e ai pubblici: sin da subito sono state rese possibili mostre in tutta Italia, facendo registrare un grande successo. Non possiamo tenere nei depositi i materiali, bisogna farli conoscere con le mostre. In questo caso ci siamo riusciti, dal Quirinale a Napoli e adesso a Reggio Calabria. Ci saranno anche altre tappe, forse il prossimo anno a Berlino, ma saranno tutte mostre temporanee perché poi i reperti torneranno a San Casciano dei Bagni, per sempre, all’interno del museo che stiamo costruendo. Vogliamo fare un museo in sintonia con il territorio condividendo le scelte con la comunità locale.”

Per Tomaso Montanari, Rettore Università per Stranieri di Siena: “L’archeologia, come sappiamo, non si occupa di caccia al tesoro e ai tesori, ma si occupa dello studio e della ricostruzione dei contesti culturali e ‘non è possibile avere comprensione dei contesti passati se non si ha un vivo interesse e un amore per i contesti vivi”’; questo diceva Marc Bloch nel 1944 nell’Apologia della Storia prima che i nazisti lo uccidessero. Quindi impegno dell’Università per Stranieri è quello di costruire un HUB di ricerca che connetta passato e presente, laddove il presente sono le vive persone degli archeologi e delle archeologhe di tutto il mondo che speriamo vengano nella nostra foresteria. In questo edificio in cui le pietre del passato che lo compongono collegate alla cinta muraria medievale di San Casciano sono in rapporto con le pietre vive della comunità scientifica e della comunità civica del paese. Queste cose devono essere in rapporto se vogliamo che ci sia un futuro sostenibile per la comunità di San Casciano dei Bagni e per la comunità scientifica internazionale. Non è comune che la ricerca si ponga questo tipo di problemi ma noi pensiamo invece che non ci sia distinzione fra la prima e la terza missione cosiddetta, fra la ricerca e la condivisione della conoscenza che non deve desertificare e gentrificare, ma deve invece rendere più vivibile e più civile la polis di San Casciano dei Bagni”.

Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana: “San Casciano dei Bagni è l’esempio della forza della cultura. Il tema che qui emerge nitidamente è quello di come la cultura sia capace di rivitalizzare i piccoli centri. San Casciano dei Bagni può diventare un esempio per tutti di prospettiva per il futuro, un vero emblema della Toscana diffusa. Il giorno di oggi è importante per dare concretezza e questo, con la sinergia tra tutte le Istituzioni che verrà fissata a partire dallo statuto della Fondazione che sarà un modello tra Comune, Regione Toscana e Ministero, per valorizzare questo tesoro inestimabile, gestire il nuovo museo e più in generale per dare centralità alla cultura, elemento fondante della nostra identità. Il rilancio della conoscenza della civiltà etrusca con i suoi elementi di modernità, come il ruolo centrale della donna nella società, è un tema cruciale per il nostro futuro culturale”.

Gabriele Nannetti, Soprintendente ABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo: “Con immenso piacere, a conclusione dell’ultima campagna di scavi, condividiamo un altro capitolo della straordinaria storia del Bagno Grande, che ha contribuito a rafforzare l’importanza e la centralità del santuario etrusco-romano. Le recenti scoperte rappresentano anche un ulteriore incentivo per la progettazione, già avviata, del nuovo Museo e del primo lotto del Parco archeologico di San Casciano. In questo scenario la Soprintendenza si sta adoperando per gestire al meglio il cronoprogramma degli interventi da realizzare con le risorse messe a disposizione dal Ministero della Cultura, secondo un modello virtuoso di collaborazione e supporto istituzionale, già ampiamente collaudato, con il Comune, le Direzioni Generali, l’Istituto Centrale per il Restauro e l’Università per Stranieri di Siena”

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