Close
Close

Nessun prodotto nel carrello.

Ottavia Piccolo, il teatro come portavoce di verità

Ottavia Piccolo, il teatro come portavoce di verità

In occasione del reading che andrà in scena il 15 marzo al Teatro Verdi di Monte San Savino abbiamo avuto il piacere di parlare con Ottavia Piccolo, attrice italiana. 

Lo spettacolo che la Piccolo porterà in scena si intitola “Lo schifo. Omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione”, un testo di Stefano Massini già portato sui palchi da Isabella Ragonese, una produzione Officine della Cultura.

Sul palco del Teatro Verdi Ottavia Piccolo non sarà sola, la sua lettura vera e sincera del pensiero post mortem di Ilaria Alpi verrà accompagnata da I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.

Un reading che andrà a sviscerare le più sincere memorie di Ilaria Alpi, subito dopo il suo assassinio, tra paura, sconforto e necessità di conoscere ciò che è realmente accaduto, a qualsiasi costo, affinché nessun altro innocente possa morire per la sola e naturale ricerca della verità.

Sono passati trent’anni dalla morte di Ilaria Alpi, un anniversario importante che giustifica in maniera forte il ritorno sul palco di questo spettacolo. Nonostante sia passato così tanto tempo da quel giorno, il tema che porterete sul palco è un tema più attuale che mai , se lo inseriamo all’interno del periodo storico in cui stiamo vivendo. Basti pensare che nell’anno appena passato sono stati uccisi quasi 100 giornalisti, di cui più di 3/4 sono stati uccisi a Gaza dalle forze Israeliane insieme alle loro famiglie.

Le chiedo quindi, cosa si prova, da attivista e attrice, a portare sul palco un reading di questo spessore?

“Guardi, purtroppo, anche se ne sono orgogliosa, è da molti anni che sono complice di portare sul palco spettacoli e reading che hanno al centro i diritti umani, in questo caso il diritto d’espressione. Oltre a questo testo su Ilari e Miran Hrovatin, io porto in scena da diciassette anni uno spettacolo su Anna Stepanovna Politkovskaja “Donna non rieducabile”, questo argomento quindi, questo del diritto alla parola, è un argomento che mi riguarda molto. In primis come essere umano, di seguito come attrice, come qualcuno che ha bisogno della libertà per esprimersi. Per me portare “Lo schifo”, nuovamente sul palco vuol solo dire avere la possibilità di portare un mio piccolo contributo a un argomento di questo spessore.

Quando è successo trent’anni fa ero adulta e ho seguito quello che è successo, quindi tutto quello che poi Massini ha scritto molti anni dopo me lo ricordo tutto. Mi ricordo il processo, le porcherie che sono state dette, le giustificazioni che si sono provate a dare. Tra l’altro noi il 20 marzo saremo insieme ai parenti di Ilaria e ad Articolo 21 per manifestare nuovamente il dissenso nei confronti di ciò che è successo. Il tempo passa ma sicuramente non si deve dimenticare.

È solo facendo così che riesco a sentire che il mio lavoro è una cosa importante, non solo per me, ma anche per chi mi ascolta.”

Affermare la potenza dell’arte e in questo caso il teatro come portavoce di tematiche che spesso creano dissensi tra i poteri forti è qualcosa di necessario, soprattutto al giorno d’oggi, dove spesso qualsiasi gesto di ribellione può sembrare effimero

“Assolutamente sì, se si tratta di tematiche scomode sono sempre presente, diciamo che non mi faccio mancare nulla. Ritengo necessario affermare i diritti delle persone finché avrò voce e forza per farlo. Alcuni a volte mi dicono di mettermi tranquilla, di fare “solo spettacoli”, ma io non lo faccio per esibizionismo. Penso di fare un tipo di teatro che è in un certo senso necessario. D’altronde questo ha sempre fatto il teatro, ha parlato al popolo, portando sul palco sentimenti, desideri, frustrazioni e battaglie di quest’ultimo. Se il teatro è fatto bene questo deve fare.”

Tornando allo spettacolo, al reading, è a mio parere necessario soffermarsi su un particolare. L’Ilaria Alpi a cui le dà voce è morta, lei parla nei panni di un’Ilaria post mortem, quasi come se fosse una rivendicazione della vita che le è stata appena tolta. Una rilettura diversa di questa vicenda, cosa dovremmo quindi aspettarci da questo spettacolo?

Stefano Massini ha studiato da sempre e molto le carte, ciò che era successo e che a noi è stato detto solo molto dopo l’omicidio. All’inizio sono state raccontate solo bugie, che ci hanno fatto pensare di tutto, deviandoci dalla verità, portando in galera innocenti per dare giustificazioni a delle realtà costruite nel tempo che però non avevano alle spalle nulla di reale. Quando Massini ha iniziato a scrivere il testo già era cascato il così detto “velo di Maya”, già avevamo sfatato falsi miti e avevamo conosciuto il vero dolore della realtà. Noi diamo quindi voce a ciò che, per quanto possibile, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin volevano raccontare, a ciò che hanno visto veramente. Esiste una videocassetta di un’intervista che Ilaria aveva fatto a un personaggio in Somalia, dove parlavano di ciò che era successo, spedizioni segrete di rifiuti tossici dall’Italia che hanno ucciso centinaia di persone e animali, signori della guerra, carte contraffatte.

Consideri che il titolo del testo “Lo Schifo” è l’anagramma del nome della ditta che si chiamava “Shifco”, che esportava armi e materiali tossici. Ilaria questo l’aveva capito e per questo doveva tacere, lei insieme alle persone a cui aveva raccontato le sue scoperte. 

Il reading è quindi molto forte, reale, accompagnato da una struttura molto funzionale che gli ha dato Massini per far sì che chi ascolta possa comprendere e entrare in empatia con la storia. Io lo leggo da anni e ogni volta mi sorprendo nuovamente. 

Il caso di Ilaria Alpi è uno scandalo che ancora dopo anni non è venuto fuori abbastanza, che è stato ricoperto di false dichiarazioni, anche da politici italiani che hanno sostenuto il falso. E’ per questo che anche Articolo 21 si è di nuovo rimessa in battaglia, per cercare di raccontare ciò che ancora non è stato portato a galla.

Abbiamo bisogno di verità, abbiamo bisogno di persone che la ricercano, in qualsiasi forma.

Per questo chi fa il giornalista oggi e lo fa portato avanti da un senso etico importante dovrebbe essere tutelato. Raccontare il mondo, sviscerare le verità, parlare del quotidiano è un qualcosa degno di rispetto, soprattutto ora, specialmente adesso.”

Close