Durante la 65° edizione del Palio dei Somari è stato presentato il docufilm “Passione senza Fine” dedicato al Gruppo Sbandieratori e Tamburini di Torrita di Siena. La proiezione è arrivata al termine di quattro anni di lavoro, che ci ha visti impegnati insieme allo staff di Lightning Multimedia Solutions per raccontare la vita, le storie e le emozioni del gruppo torritese.
Il docufilm ripercorre le origini del gruppo, dalla fondazione fino alle uscite pubbliche, con tanti aneddoti legati agli eventi passati, al modo di trattare i tamburi e le bandiere, alla scuola di formazione per le nuove generazioni. Un progetto importante, che ci ha visti seguire il gruppo nelle uscite e durante le edizioni del Palio dei Somari, con interviste e reperimento di materiali d’archivio, in modo da realizzare un documento storico che rendesse giustizia all’importanza che riveste il gruppo nella comunità locale.
Inizialmente previsto per il 2020, l’uscita del docufilm è stata rimandata a causa della pandemia per altri due anni: ma questo ritardo ci ha permesso di raccontare anche la fase dell’emergenza sanitaria, mostrando come il gruppo sia sopravvissuto e abbia svolto un ruolo fondamentale nel recuperare la socialità messa a rischio dai lockdown. Adesso “Passione senza Fine” è a disposizione di tutte le persone che fanno parte del gruppo, ma anche di tutti coloro che sono interessati a entrare in contatto con una parte della loro storia e del loro grande senso di aggregazione.
Il lavoro eccezionale svolto dal gruppo dei Lighting merita ringraziamenti e riconoscimenti: il regista Francesco Paterni e lo staff composto da Luca Farini e Claudia Bellini hanno curato tutta la parte tecnica e artistica del progetto e hanno vissuto in prima persona tante delle emozioni provate dal gruppo torritese. Per questo motivo abbiamo chiesto loro di raccontarci l’esperienza in questa intervista!
Come è nato il progetto e perché avete scelto di raccontare proprio il gruppo di Torrita?
“Il progetto è nato nel 2018, quando insieme al magazine La Valdichiana abbiamo conosciuto Yuri Gigliotti (Presidente del Gruppo Sbandieratori e Tamburini di Torrita di Siena) e abbiamo raccolto un’intervista che doveva servire per il Palio dei Somari di quell’anno. Ci siamo accorti già dalle prime parole che il gruppo, oltre ad avere più di 25 anni, aveva molte storie da raccontare, legate alle uscite in giro per l’Europa e al ricambio generazionale interno. Infatti quelli che erano ragazzi nel ’90 successivamente negli anni sono diventati presidenti di contrade e della sagra, c’è stato più di un ricambio. Inoltre proprio nel 2018 la scuola tamburini e sbandieratori era diventata un punto fermo dell’associazione, si era formato un gruppo di persone che proseguiva e che aveva una vita parallela che non si limitava al Palio dei Somari.”
Che cosa avete trovato di particolare nel gruppo torritese rispetto agli altri?
“Ogni comunità è molto diversa nella Valdichiana, ma quella di Torrita l’abbiamo trovata molto compatta e probabilmente le generazioni più anziane hanno fatto in modo che questa manifestazione diventasse un punto d’incontro durante l’anno. Possiamo considerarla una zona franca dove poter far crescere i propri figli o amici provenienti dall’esterno, per dare non solo svago ma anche un approccio a quella che è la vita di comunità. Torrita è molto forte da questo punto di vista, al di là della competizione per il palio che si limita alla manifestazione, il senso di aggregazione dura per tutto l’anno. Come dicevano alcune persone durante le interviste, persone che mai avrebbero pensato di incontrarsi nella vita comune perché provenienti da gruppi di amicizie diverse, grazie al gruppo sbandieratori e tamburini hanno fatto in modo che diventassero amici. Così si crea la comunità e si allargano le vedute, confrontandosi anche con altre persone.”
Quali sono state le difficoltà da affrontare in questo progetto?
“Difficoltà vere e proprie non ci sono state, man mano che le persone ci raccontavano le loro storie, rimanevamo affascinati da tutti questi aneddoti e questi ricordi, sentivo che ognuno di loro aveva lasciato un pezzo di sé in questa realtà e questa associazione, sia i ragazzi di venti anni che quelli più grandi. Fino ad arrivare ad Avisiano Pellegrini, che è stato uno dei primi accompagnatori delle prime uscite all’estero.”
Come è stato proseguire durante la pandemia?
“In realtà nel 2019 avevamo già finito tutte le interviste, ci siamo resi conto che dovevamo approfondire la ricerca con tante persone, da essere un piccolo reportage sul gruppo abbiamo deciso di realizzare un vero e proprio docufilm e da lì in poi abbiamo raccolto circa 37 interviste divise tra sbandieratori, tamburini, ex portabandiere, componenti del gruppo o persone che hanno comunque partecipato, presidenti e così via. La pandemia ci ha colpiti all’improvviso perché dovevamo presentare il progetto nel 2020 e non essendoci il Palio dei Somari in pochi giorni abbiamo dovuto congelare tutto. Nel 2022 abbiamo preso la decisione insieme al gruppo di fare una piccola coda al docufilm, intervistando i ragazzi che in questo momento fanno parte del consiglio. Grazie alle ultime riprese abbiamo confermato che il gruppo era vivo e vegeto e anzi c’era sempre di più voglia di continuare a portare avanti questo progetto.”
Quali sono stati gli aneddoti che più vi hanno emozionato?
“L’aneddoto forse più bello, un pezzo che ha lasciato tanta emozione è proprio quello di Avisiano Pellegrini, che confermava quanto fosse stata importante per lui quella storia. Non sapeva quali ricordi avessero i ragazzi di lui, ma lui ha tantissimi ricordi di loro e sentiva di aver ricevuto tantissimo da questi ragazzi nel corso degli anni. Questa dichiarazione ha lasciato il segno perché in questa frase c’è tutto quello che dovrebbe fare una comunità, ovvero i più grandi che lasciano qualcosa ai più piccoli in modo che a loro volta possano fare altrettanto in futuro.”