All’ingresso della sala, in via Ricci, il pannello introduttivo recita:
“gli artisti contemporanei qui presenti hanno raccolto la sfida dell’astrattismo e iniziato un percorso di cui non si intravede per ora l’approdo. Un cammino comunque decisivo e consapevole fondato sulla necessità condivisa di trovare e di offrire nel corso di questo epocale cambio sociale, pervaso di incertezze e di aspettative, risposte convincente”.
Ecco che il valore del contemporaneo – e nel caso specifico, dell’astratto – incalza la vita degli uomini di tutti i giorni; l’arte contemporanea si fa portatrice di valori civili. Quello che colpisce all’ingresso dell’esposizione allestita alle Logge della Mercanzia, a Montepulciano, è la totale varietà di riferimenti; la mostra è orientata verso un pubblico vasto, proporzionata secondo criteri di divulgazione ed educazione, senza però apparire mai “manualistica”, in modo completamente sciolto dai preconcetti di cui il mondo dell’arte è sempre più vittima. All’Emilio Vedova più esplosivo e setacciato dal rifiuto totale del figurativo, immergendo lo spettatore nell’astrattismo più libero, quello dello ‘spirituale nell’arte’ di cui Kandinsky fu l’epigono ideale, è affiancato il Mario Tozzi più neoclassico, decisamente più portato alla rappresentazione di forme riconoscibili. La mostra, così come tutte le altre che compongono il programma di Pass Key festival, incide una continua ambivalenza tra avanguardia e ‘rappel a l’ordre’, tra pittorico e performativo, tra tangibile e spirituale; come a coprire la totalità di gesti e significazioni che hanno più o meno investito tutto il novecento.
“Pass Key è un contenitore di arte. – Mi dice Patrizia Cerri, direttrice artistica del festival. – Perché l’arte deve essere fruita da tutti. Questo è il principio. Questa è la mia idea fondante. L’arte in mezzo a noi; abbiamo collocato otto binomi composti da un pittore e uno scultore, stagliati in un percorso che copre cinque comuni della valdichiana senese (Montepulciano, Chianciano Terme, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Cetona). Abbiamo allestito musei sotterranei, in luoghi che normalmente non sono visitabili; ci sono palazzi aperti appositamente per Pass Key, come Palazzo Avignonesi, dove sono esposte le opere del maestro Carmi, noto esponente dell’astratto contemporaneo. C’è stata una cooperazione da parte delle amministrazioni molto importante. Tutte con l’intento di aprirsi alla cultura.”
I percorsi del festival non disegnano solo la storia del novecento artistico italiano, non ricercano solamente dati puramente estetici, ma determinano un valore dell’arte civile e pubblico. Troppo spesso si usa la retorica secondo la quale, essendo le nostre città e i nostri borghi capolavori del rinascimento e del medioevo, non avrebbe senso ‘sperperare’ energie per il contemporaneo ‘a discapito’ della ricchezza del passato. Tale retorica, arida e priva di funzionalità, trova in Pass Key Festival un’ottima ragione per esaurirsi.
“L’arte contemporanea è un espressione del tempo. Ben venga l’informale, il figurativo, l’astratto… l’importante è che tutto questo porti con sé un senso; ben vengano le performance che abbiano una ragion d’essere. Tutto può andare bene se all’arte è dato un senso dentro la città, dentro la società. È anche importante essere open-minded e lasciare aperte più strade. Se accettiamo da un lato l’installazione, come quella dell’accademia De Kooning di Rotterdam che ha portato una bellissima composizione di bottiglie, accettiamo anche l’accademia di Firenze, contrapposta alla precedente, assolutamente solida nell’approccio pittorico tradizionale. Il bello è anche il confronto tra passato e contemporaneo.”
Le mostre di Passkey rimaranno aperte fino al 2 novembre prossimo.