“La vita è una tempesta, mio giovane amico.
In un momento potrete scaldarvi al sole, in uno successivo
andare a frantumarvi contro gli scogli.
Che cosa vi rende un uomo, è ciò che si fa,
quando arriva quella tempesta”
Il Conte di Montecristo – A. Dumas
Nel corso della nostra attività professionale ci è capitato di incontrare persone affrante e deluse da se stesse per essere cadute nella trappola dell’inganno e della manipolazione affettiva. I segnali ci sono tutti fin dall’inizio, eppure ci si cade lo stesso e quando ci accorgiamo del grande bluff spesso facciamo molta fatica a crederci, si vive un vero e proprio “trauma”.
Quando si intraprende una relazione con un narcisista patologico, è molto comune provare sentimenti di delusione e rabbia verso se stessi, per non aver capito dall’inizio o per essere stati tratti in un inganno che a volte dura anche anni.
Vorremmo prima di tutto far presente che tutti noi, in un momento di fragilità o per provare ad uscire dalla nostra comfort zone – zona di abitudine e sicurezza –possiamo scegliere di correre il rischio di sbagliare, tentando un assalto alla felicità.
Toccare con mano la realtà e comprendere di essere finiti in una relazione disfunzionale, fatta di illusione e menzogne, è il primo fondamentale passo per uscirne, ed è un atto di grande coraggio e lealtà verso la propria persona. Coraggio di capire che mentre il cuore è in balìa di un’illusione amorosa, la mente sta indicando la strada opposta. Coraggio di guardarsi dentro, alla ricerca dei motivi che ci hanno spinto fin là, in una relazione danneggiante e disfunzionale. Coraggio di non smarrire se stessi, la nostra identità, l’empatia al di là del male subìto. Coraggio di perdonarsi e recuperare se stessi. Chi si salva da un narcisista, deve considerarsi prima di tutto coraggioso.
Ma cos’è il narcisismo patologico, e come lo si riconosce?
La parola “narcisismo” proviene dal nome Narciso, personaggio della mitologia greca. Secondo il mito, Narciso era un giovane di bell’aspetto insensibile all’amore il quale rifiutò i sentimenti e la passione travolgente della ninfa Eco. La dea Nemesi così lo punì, destinandolo a innamorarsi della propria immagine riflessa nell’acqua di una fonte. Morì consumato dalla passione per il suo riflesso, diventando così il famoso fiore.
Parlando da un punto di vista clinico è necessario identificare un narcisismo sano da uno patologico. Però questa distinzione non è così facile, in quanto una certa quantità di amor proprio è non solo normale, ma anche auspicabile.
Un soggetto clinico si riconosce a partire da alcune caratteristiche.
Una delle principali caratteristiche del disturbo narcisistico di personalità è l’incapacità di amare. Il narcisista è infatti carente di qualità come l’empatia e la sensibilità, si avvicina agli altri trattandoli come “oggetti-sé” da usare e abbandonare secondo i bisogni personali, incurante dei loro sentimenti. La persona narcisista si percepisce superiore agli altri, passando dalla idealizzazione alla completa svalutazione dell’altro, a seconda della funzione che l’altro ricopre in quel particolare momento. Nega i propri bisogni e i propri difetti, così come non riesce a sperimentare il rimorso e la gratitudine. Il narcisista tende ad esibirsi, parla per convincere gli altri e per ottenere il loro consenso, dal quale dipende la propria autostima.
Il narcisista spesso interrompe una relazione dopo un breve periodo di tempo, normalmente quando l’altro comincia a porre richieste. Per poi ritornare, dopo un periodo di vuoto e assenza, ma solo per la necessità di confermare se stesso. A causa di questi atteggiamenti spesso tende a instaurarsi un circolo vizioso di avvicinamento e allontanamento continuo che può durare anche anni. L’aspetto più importante da tenere in considerazione è che tali relazioni “lavorano” esclusivamente per mantenere alto il suo sentimento di autostima, come sorta di riempimento delle proprie ferite emotive, che spesso hanno a che fare con sentimenti di profonda umiliazione e vergogna.
Il narcisista, infatti, presenta un problema di vuoto emotivo dovuto ad esperienze di traumi o abusi che hanno toccato e ferito le principali aree dell’identità personale: dignità, autorevolezza, autostima, valore. Nel corso del suo sviluppo ha costruito un falso sé per nascondere il sé vero. Questo falso sé è quello che presenta a chiunque: affascinante, carismatico, vincente, generoso e gentile. In privato si mostrano invece egoisti, insensibili, crudeli, bugiardi ed inclini all’infedeltà.
Il narcisista sente il continuo bisogno di nutrire questo falso sé per nascondere il vero sé, per cui cercherà ovunque conferme del suo essere superiore, scegliendo partner che siano “disponibili” a mettere da parte se stessi e a dedicarsi completamente a lui.
Cosa spinge l’individuo a rimanere accanto ad una persona così disfunzionale?
Chi ha vissuto in prima persona una relazione con un narcisista avrà probabilmente sperimentato la stessa sensazione di quando si decide di fare un giro sulle montagne russe.
All’inizio il narcisista farà di tutto per conquistare il proprio partner, è in gioco il suo valore, per cui per lui sarà una sfida. Più farà fatica a conquistare, più si dichiarerà innamorato e inizierà ad amare tutto quello che fa la persona desiderata. Inizierà una sorta di favola, dove apparirà come la persona perfetta per il proprio partner, facendolo sentire unico e speciale, riempendolo di lusinghe e complimenti.
Dopo la conquista inizieranno gli up and down. Ciclicamente si avvicina e si allontana, a volte scomparendo, altre volte svalutando la persona che ha vicino, togliendole le attenzioni iniziali o criticandola. È nel momento in cui il partner decide di allontanarsi definitivamente che il narcisista ritornerà, riattivando i meccanismi di conquista iniziali che gli consentiranno di riaccendere nuovamente la relazione.
Scendendo più in profondità il narcisista riesce a manipolare la propria vittima premendo su due bisogni del partner: inizialmente “tocca” il suo forte bisogno di attenzioni e accudimento, di sentirsi speciale e unico. Riuscirà ad ingannarlo facendogli sperimentare passione e trasporto, che poi, piano piano, toglierà e ridimensionerà. All’inizio è molto difficile accorgersi che si è entrati in relazione con un narcisista, in quanto quest’ultimo mente con abilità. L’abuso narcisistico è sottile, nascosto, chiunque può caderne vittima.
È nel momento in cui il narcisista comincia a “ritirarsi”, dando sempre meno dal punto di vista affettivo, che si attiverà il secondo bisogno che caratterizza la dipendenza affettiva del partner: quest’ultimo sperimenterà la paura della perdita e dell’abbandono e comincerà a dedicarsi sempre più al narcisista, accettando tutte le sue richieste e tollerando critiche e svalutazioni. Arriverà a mettere in discussione se stesso incolpandosi per l’insoddisfazione del partner e facendo qualsiasi cosa pur di soddisfare le sue aspettative, senza tuttavia riuscire mai a saziarlo veramente.
Si attiverà in lui il bisogno di “riuscirci questa volta”, “di andare finalmente bene”, “di essere amata fino in fondo”, bisogni che in realtà hanno a che fare più con vecchi schemi del passato che con il presente. Schemi non superati, rimasti irrisolti e che per questo agiscono inconsciamente sulle scelte affettive, portando molto spesso la vittima di una relazione tossica a vivere un’ambivalenza: da una parte il bisogno di raggiungere un amore completo, dall’altra la scelta di vivere sempre relazioni difficili e mai completamente appaganti.
Come chiudere una relazione con un narcisista?
Non è affatto facile chiudere una relazione con un narcisista; quando quest’ultimo sviluppa una dipendenza dal partner, non accetta facilmente la chiusura, proprio perché per lui la solitudine rappresenta uno stato di forte angoscia.
È fondamentale innanzitutto riconoscere e accettare di essere finiti in una relazione disfunzionale. Quando ci proiettiamo nella vita degli altri, questo può sembrare piuttosto facile, ma quando viviamo in prima persona certe situazioni ci rendiamo conto che non lo è. Non è semplice comprendere che una relazione non sia come l’abbiamo immaginata, innanzitutto perché in quanto umani tendiamo a mettere in dubbio con difficoltà i nostri pensieri e le nostre decisioni, tendiamo a rimanere fedeli a ciò che vediamo e pensiamo. Ma soprattutto perché nell’abuso narcisistico avviene una manipolazione mentale che porta gradualmente a perdere il controllo su se stessi, a modificare le proprie credenze e abitudini, a fare cose che non avremmo mai pensato di fare.
Un altro prezioso elemento è dato dal praticare il distacco completo. Spesso le relazioni si chiudono non in una maniera drastica, ma nel caso di un narcisista questo può rappresentare una trappola, in quanto potrebbe alimentare in modo confusivo e ambivalente il rapporto con il partner, impedendogli di distaccarsi definitivamente o addirittura portandolo in quel circolo vizioso di avvicinamento e allontanamento continuo di cui abbiamo parlato all’inizio. Per quanto doloroso, l’unico modo per chiudere definitivamente è operare un distacco completo.
Ultimo passo che ci sentiamo di suggerire è quello di imparare ad amare per amarsi (Erich Fromm). Non è sempre così naturale essere capaci di amare in modo sano. In realtà questa capacità richiede il saper amare prima di tutto se stessi, rispettarsi ed accettarsi. Richiede di aver lavorato su noi, di aver avuto la forza e il coraggio di volgere lo sguardo sul nostro mondo interiore, di aver compreso la propria storia e di essere in pace con il passato, di aver lasciato andare le parti più difficili, ed imparato a valorizzare quelle più belle.
Non è un lavoro facile, né immediato, richiede energia, investimento, costanza. Disabituarsi ai propri schemi mentali richiede anche tempo, all’inizio potremmo percepirci “strani” nell’abbandonare qualcosa che ci appartiene, “disorientati” nel non sentirsi più all’interno di dinamiche che per quanto scomode, ci sono familiari. All’inizio il sole può accecare, ma piano piano può rendere tutto più bello. E allora, quando sentirete la serenità e la felicità dategli spazio e, soprattutto, fateci caso.
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